Perché il DACA mette in crisi i big dell’hi-tech

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La decisione del governo di spingere verso l’abrogazione della legge interessa direttamente Apple, Microsoft e Google, che promettono battaglia

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L’idea della presidenza Trump è questa: abrogare i sogni dei Dreamers realizzati grazie al programma DACA. Di cosa si tratta? Il Deferred Action for Childhood Arrivals è una legge che permette ai bambini introdotti illegalmente negli USA di godere di uno status temporaneo di immigrati con il quale possono vivere in una delle città del paese e lavorare, senza infrangere alcuna norma. Tale possibilità è stata resa concreta da Barack Obama nel 2012 e di fatto ha portato all’interno degli Stati Uniti migliaia di individui che oggi svolgono regolarmente le loro mansioni, hanno messo su famiglia e si sentono decisamente americani. Qual è allora il problema? Secondo i sostenitori dell’abrogazione al governo, il DACA permette un ingresso incontrollato di cittadini esteri nei confini, rendendo così molto difficili i controlli necessari per la sicurezza nazionale.

Hi-tech in subbuglio

Attualmente ci sono circa 800.000 persone che hanno beneficiato del DACA e che, dopo la decisione della Casa Bianca, potrebbero essere accompagnate brutalmente fuori confine. Il problema è che un bel po’ di queste sono assunte dalle aziende hi-tech multinazionali, che non hanno atteso oltre per far sentire il loro dissenso. Tra le più interessate ci sono Apple, Microsoft e Google (insieme a tante altre decine), scese in campo per combattere l’abrogazione della norma, difendendo l’assunto dell’uguaglianza in un paese che dell’uguaglianza ha da sempre fatto un vanto. “Se questa è la strada del Congresso la nostra compagnia farà di tutto per difendere i diritti dei propri dipendenti” – ha scritto Brad Smith, presidente di Microsoft. “I dreamers hanno contribuito alla crescita di Apple, non possiamo farne a meno” – è l’idea di Tim Cook. I big della Silicon Valley e altre centinaia di CEO del panorama avevano firmato e inviato la settimana scorsa una lettera al Presidente Trump per chiedere di proteggere il DACA. Probabilmente carta straccia.

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