Quel testimone di Apple Watch

Lo smartwatch di Cupertino è la prova principale di un caso di omicidio in Australia, dove a raccontare molto dell’accaduto è il sensore del battito cardiaco

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I dati di monitoraggio dell’attività cardiaca a bordo dell’Apple Watch stanno giocando un ruolo importante in un caso di omicidio in Australia. I pubblici ministeri di Adelaide hanno infatti chiamato in causa la cronologia delle attività di Myrna Nilsson, 57 anni, per determinare cosa sia accaduto durante i suoi ultimi momenti di vita. Secondo il Daily Mail, tali informazioni contraddicono quanto raccontato in prima battuta da Caroline Nilsson, figlia della donna, che ora è accusata di omicidio. Il fatto risale al 2016, quando Myrna è deceduta per uno o più colpi mortali e successivamente legata con del nastro adesivo. Due anni fa, Caroline disse alla polizia che un gruppo di uomini aveva attaccato sua madre dopo un incidente stradale.

Cosa succede

Tuttavia, un esperto forense ha controllato i dati dell’Apple Watch della vittima, che mostrano un picco dell’attività, seguito da un calo brusco e dallo stop della registrazione cardiaca, segno dell’assenza di polso. Coerenti con l’ipotesi di un attacco improvviso, la cronologia pone il fattaccio in una finestra temporale tra le 18.38 e le 18.45. Per Caroline però, Myrna continuò a usare il suo telefono fino alle 19:13, quando in realtà la donna era già deceduta. Pe la polizia australiana, che ha arrestato Caroline, la scena del crimine era stata creata ad-hoc, per far credere a un’aggressione esterna. La ragazza sarà in tribunale il 13 giugno e, secondo il suo avvocato, negherà le accuse.

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