Sabbia ed edilizia: perché è un binomio destinato a fallire

Le località balneari sono tra le mete predilette per chi si accinge a programmare le imminenti vacanze estive. Lo scorso anno sono stati ben 90 milioni i turisti che hanno visitato le coste del belpaese, confermando il turismo balneare come una grande risorsa per l’economia nazionale.
L’idea che la spiaggia sia un bene naturale eternamente disponibile è, però, una falsa credenza.

Perché preoccuparsi per le nostre spiagge

C’è un’emergenza sabbia di cui si ha ancora poca consapevolezza e la massiva estrazione che se ne fa a scopo edile è la cause principale di questa crisi. Se si continua ad estrarre sabbia marina al ritmo attuale il bagnasciuga non sarà che un ricordo entro la fine di questo secolo. Un’affermazione che suona alquanto apocalittica ma diventa molto realistica se si considerano diversi fattori. Per primo il fatto che la sabbia del deserto non è adatta alla produzione del calcestruzzo e ciò porta le estrazioni a concentrarsi per lo più lungo le coste (oltre che in cave di montagna e bacini naturali). Va aggiunto l’incremento demografico che si prospetta nelle decadi a venire e la crescente urbanizzazione, che porta i ceti medi a spostarsi verso centri cittadini lasciando le periferie. Questa concentrazione nei poli urbani porta, ovviamente, a una maggiore richiesta di abitazioni e di conseguenza ad un maggior impiego di sabbia a fini edili.

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Un granello di sabbia impiega dai 100 ai mille anni per arrivare dalle rocce erose alle coste: un tempo davvero troppo lungo per tenere il passo con il settore delle costruzioni. Non è una sorpresa che la criminalità organizzata abbia messo le mani su questo business ed i numeri del mercato nero della sabbia sono ancora difficile da stimare.

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Un’alternativa all’uso di sabbia marina

Nonostante i toni negativi e la difficoltà nel trovare una risoluzione c’è comunque uno spiraglio per uscire da questa emergenza. Diversi sono i progetti nati proprio per trovare un’alternativa all’uso di sabbia a scopo edile e tra questi alcuni che includono vetro, argilla o, addirittura, calcestruzzo riciclato come opzioni. Sicuramente c’è molto lavoro ancora da fare e la situazione non sembra delle più rosee (come dimostra anche un recente report), ma è fondamentale che si prenda coscienza di un’emergenza che, per quanto poco percepibile, va affrontata prima che diventi insostenibile.