Quell’accordo tra Google e Mastercard che mette in pericolo gli acquisti offline

Secondo Bloomberg le due aziende avrebbero stretto una partnership per trasferire i dati dei clienti tradizionali sulle piattaforme avanzate di Big G. Il fine? Profilare meglio gli acquisti

Se siete tra quelli che all’acquisto digitale preferiscono il negozio, per motivi di privacy, potreste non essere del tutto protetti dalla profilazione dei brand. Secondo un’indagine di Bloomberg infatti, il gigante per antonomasia della rete, Google, avrebbe stretto con uno dei più grandi player nel settore dei pagamenti, Mastercard, un accordo per ottenere le informazioni dei clienti, con lo scopo di incrociare i dati e creare cluster anche dei consumatori notoriamente offline. In questo modo, la compagnia di Mountain View migliorerebbe la diffusione delle pubblicità anche per quelle persone che non hanno mai lasciato un’impronta di shopping online, convincendole magari a effettuare la prima spesa della loro vita via web.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Big data priceless

Per Bloomberg, i dati sarebbero costati a Google milioni di dollari. Come risposta al report, la multinazionale ha affermato: “Non abbiamo accesso alle informazioni personali dalle carte di credito e di debito dei nostri partner, né condividiamo alcuna informazione personale con loro. Gli utenti di Google possono disattivare il modo con cui viene salvata la cronologia delle varie app e attività web in ogni momento, cliccando qui”.

Nonostante la difesa, pare che lo scambio di dati sia effettivamente avvenuto anche se dagli Usa continuano ad affermare come i contenuti salvati sui server della compagnia siano anonimizzati, dunque poco utili a connettere iscritti ai servizi (Chrome, YouTube, Gmail, semplici navigatori sul motore di ricerca) e clienti di American Mastercard.

Ma sorge un dubbio: se così è, allora perché ipotizzare comunque un incrocio tra le identità tracciate? Il motivo sarebbe questo: Google diffonde un annuncio sponsorizzato e se, nel giro di 30 giorni, qualcuno clicca e finalizza l’acquisto, il gigante può verificare se il compratore ha usato uno strumento Mastercard. Non serve nemmeno conoscere nome e cognome perché con il solo indirizzo IP della macchina realizzerebbe adv mirati, basati sull’operazione immediatamente precedente.

Leggi anche:  Un’azienda su due ha subito una perdita di dati sensibili nell'ultimo anno