Il futuro dell’open banking passa da CBI Globe

Il futuro dell’open banking passa da CBI Globe

Il Consorzio CBI ha lanciato il progetto in partnership con Nexi, per rispondere alle esigenze della PSD2 e di un mercato in continua evoluzione

Il Consorzio CBI, creato nel 2008 sotto l’ala dell’ABI, come think tank di innovazione per le banche italiane, ha lanciato la piattaforma CBI Globe – Global Open Banking Ecosystem con il supporto di Nexi. L’obiettivo? Supportare le imprese bancarie non solo nella corretta implementazione della PSD2, facilitando il colloquio con le fintech e altri player non bancari, ma anche nello sviluppo di futuri servizi innovativi, da inserire nella propria offerta. Abbiamo parlato della novità e dell’importanza di CBI Globe con Liliana Fratini Passi, direttore generale del Consorzio CBI: «CBI Globe consentirà a tutti gli ASPSP (Account Servicing Payment Service Provider) aderenti, anche a livello internazionale, di ottenere una maggiore facilità di adempimento agli obblighi imposti dalla PSD2 in materia di colloquio telematico per lo scambio di informazioni e pagamenti con fintech e altri player non bancari in qualità di TPP (Thirdy Party Provider), garantendo il più elevato livello di protezione dei consumatori e facilitando la creazione di servizi a valore aggiunto di cui potranno usufruire tutti gli attori dell’ecosistema di CBI Globe».

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OPPORTUNITÀ DI BUSINESS

Vale la pena sottolineare come CBI Globe sia stato già scelto da circa 300 banche, con una prospettiva che mira a raggiungere il 70% del mercato. Questo obiettivo si potrà ottenere solo mettendo in circolo una forte collaborazione tra le banche, per la realizzazione di uno scenario altamente competitivo e rispondente alle necessità dei clienti.

«L’esperienza italiana del Consorzio CBI ha dimostrato che la collaborazione è la strada migliore per conseguire il massimo contenimento dei costi di adeguamento e, allo stesso tempo, per contare su un cospicuo numero di banche per promuovere l’innovazione. La realizzazione di una soluzione collaborativa infatti, potrebbe garantire risparmi pari a circa il 40%».

Anche il coinvolgimento delle terze parti risulta fondamentale. Le piattaforme digitali possono essere poliedriche e servire più mercati: CBI Globe in particolare si rivolge sia alle banche che alle terze parti, e in tale ottica è importante quindi interpellare tutti gli stakeholder.

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SERVIZI CONDIVISI

«Il tema del confronto con gli stakeholder è fondamentale e per CBI Globe lo è stato sin dalla nascita» – spiega Liliana Fratini Passi. «A tal riguardo, ricordo che il Consorzio CBI – partendo dall’analisi delle varie realtà di standardizzazione in tema API in Europa e individuando il Berlin Group come più in linea con i propri obiettivi – ha definito le Implementation Guidelines API CBI, compliant con la PSD2, pubblicate già a giugno dello scorso anno sul sito www.gotoapi.com. Le specifiche sono state oggetto di una consultazione pubblica, che ha coinvolto le istituzioni italiane (come per esempio la Banca d’Italia), l’Associazione Bancaria Italiana, le banche a livello europeo, i service provider, le associazioni di imprese e di fintech e chiunque avesse interesse a dare dei feedback. E questo è il modus operandi anche alla base dello sviluppo di CBI Globe e delle sue future evoluzioni».

Come è chiaro, il progetto CBI Globe è una risposta, ben precisa, agli obblighi imposti dalla direttiva PSD2. Questa ha effettivamente accelerato il processo di crescita dei servizi a favore di una maggiore trasparenza e qualità. In che misura? «In un contesto molto eterogeneo, l’esperienza dell’Italia con CBI Globe – basato sulla collaborazione e sul colloquio tra i vari attori che possono contare su specifiche comuni e adottate trasversalmente – fa della piattaforma una di quelle maggiormente rispondenti alle esigenze di armonizzazione e standardizzazione, auspicate dalla stessa EBA, in un ambito che vede il proliferare di molteplici piattaforme aggregative di open banking».