Apre a Milano il Cybersecurity Co-Innovation Center di Cisco

Inaugurato presso il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci con la presenza di autorità e vertici della società e del museo, uno spazio che ha l’obiettivo di portare competenze e idee sulla cybersecurity e la privacy alla cittadinanza. E’ il primo centro ad aprire in Europa. Cisco e il museo hanno stretto un accordo triennale rinnovabile

Apre nel cuore di Milano, presso il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci, il Cybersecurity Co-Innovation Center di Cisco.

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Inaugurato con la presenza dei massimi vertici dell’azienda, da Chuck Robbins, CEO di Cisco, ad Agostino Santoni, Amministratore delegato di Cisco Italia, per poi passare al direttore del museo Fiorenzo Galli, e alle istituzioni: dalla ministra per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione, Paola Pisano, a Roberta Cocco, assessore alla trasformazione digitale e servizi civici del comune di Milano, Attilio Fontana, Presidente della Regione Lombardia. Due sono le parole chiave che stanno dietro a questo centro: sicurezza IT e privacy.

Fiorenzo Galli, direttore Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci

Soddisfatto Galli che ha sottolineato come questo centro, aperto ai cittadini, darà al Museo “la possibilità di fornire competenze ai cittadini e, attraverso le tecnologie di Cisco, porteremo ai cittadini e alle scuole veri e propri progetti educativi”. Il progetto di Cisco nasce tra le pieghe del piano di investimenti che l’azienda ha avviato in Italia dal 2016 e che va sotto il nome di Digitaliani e che partiva da una investimento iniziale di 100 milioni di dollari. Come ha sottolineato Santoni, una parte dell’investimento iniziale per Digitaliani è confluito nell’avvio di questo Co-innovation Center situato all’interno nel museo, grazie a un accordo triennale tra le due realtà, che Santoni si augura possa essere rinnovato al termine del triennio.

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Agostino Santoni, Amministratore delegato di Cisco Italia

Il centro fa parte di una rete mondiale di centri di Co-innovazione di Cisco di cui il primo in Europa ha proprio aperto i battenti a Milano. La struttura ospita spazi dedicati a sviluppatori e ricercatori, laboratori, aree per incontri tematici. Santoni ha ricordato l’impegno che Cisco mise a Milano in occasione di Expo 2015 sottolineando come, in quel periodo, la tecnologia Cisco “abbia gestito 500mila attacchi”. Perchè dunque puntare sulla cybersecurity? Santoni spiega: “Abbiamo formato ragazzi lavorando sulle competenze e sulle idee di un progetto di cybersecurity. L’Italia ha da sempre subito svariati attacchi e non solo perché è terra di molte Pmi ma è forte in intellectual property che oggi non resta più solo nella testa delle persone ma viene riposta in rete”.

Posto dunque che la cybersecurity e la privacy sono temi fondamentali per la trasformazione digitale del Paese, Enrico Mercadante, South specialists and innovation leader di Cisco Italia, spiega: “Oggi lavoriamo in modo aperto e il centro sarà connesso al sistema di innovazione. Poi ci sono gli skill. La cybersecurity è un tema complesso. Pensando anche alle Pmi e alla scarsa copertura di sicurezza, dobbiamo intervenire affinché, in una filiera digitalizzata, possa essere meno vulnerabile e sotto attacco, dato che le Pmi sono il cuore del tessuto economico”. Inoltre il punto caldo sull’IoT e il 5G. “Aumenteremo il grado di conoscenza di tutti gli attacchi”, continua Mercadante. “Con l’arrivo del 5G dovremo essere in grado di fornire soluzioni più robuste. Inoltre, la filiera digitale in 5G e IoT sarà il nuovo mondo che vogliamo sviluppare nell’ecosistema dell’innovazione”.

Enrico Mercadante, South specialists and innovation leader di Cisco Italia

La ministra Pisano mette in guardia il Sistema Paese e auspica maggiore collaborazione con le aziende. “Un paese che vuole crescere digitalmente ma non pensa alla sicurezza è un paese che mette a repentaglio la propria economia e la libertà. Le imprese stanno investendo poco: non è pensabile che una Pmi investa in cybersecurity solo 3 mila euro, così come non lo è che una medio-grande azienda investa dai 20 ai 30 mila euro”, spiega Pisano. “Serve invece maggiore collaborazione tra università, centri di ricerca, pubblica amministrazione e aziende per sensibilizzare questa evoluzione”.

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