Le reti come misura della resilienza

Le reti come misura della resilienza

Non avremmo mai voluto, ma abbiamo dovuto affrontare una situazione senza precedenti, in cui siamo stati chiamati a mettere in campo ogni risorsa disponibile per tutelare la salute pubblica e per gestire l’impatto dei necessari provvedimenti sulle persone, sull’economia e sulla società.

Come in tutti i tempi di crisi, stiamo facendo i conti con i nostri punti di debolezza e allo stesso tempo stiamo facendo leva sui nostri punti di forza, in ogni campo: compresa la tecnologia, che – improvvisamente, per certi versi – è finita al centro dell’attenzione sia come strumento in aiuto alla ricerca di soluzioni sanitarie sia come mezzo per connetterci tra noi e continuare per quanto possibile a lavorare, studiare e mantenere rapporti commerciali.

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L’azienda che guido si occupa da oltre 30 anni di reti: il nostro business è creare, innovare e proteggere le infrastrutture che abilitano applicazioni e servizi digitali che sono la quotidianità di aziende e persone in tutto il mondo. Ci siamo quindi trovati subito al centro del problema, su due fronti. Da un lato, sul fronte del rafforzamento e della tenuta delle reti, sotto pressione per l’enorme incremento di richiesta di connettività; dall’altro sul fronte dell’impegno a offrire, tramite le nostre competenze e tecnologie, strumenti di resistenza – e di resilienza – in uno scenario incerto, per cui nessuno è davvero preparato. Per quanto riguarda l’infrastruttura, abbiamo osservato reti messe sotto sforzo ma capaci di reggere – e abbiamo capito – ritengo una volta per tutte – quanto sia grave che vi siano ancora troppe aree del Paese non raggiunte o raggiunte con qualità insufficiente dalla connessione. Dal punto di vista della cultura (digitale e organizzativa) che è storicamente l’altro capo del problema tecnologico, abbiamo visto un’apertura senza precedenti – a volte entusiasta, a volte forzata – al digitale, nella ricerca di soluzioni solidali e condivise e di nuovi strumenti.

Occupandoci di reti e, allo stesso tempo, avendo scelto di rendere disponibile a livello globale gratuitamente l’applicazione di collaboration Cisco Webex e le nostre competenze, ci siamo trovati anche ad avere una visuale incredibile sul potenziale che la tecnologia esprime. Solo nei primi 11 giorni di marzo abbiamo visto raddoppiare il carico di traffico internet generato dall’uso di Cisco Webex, in tutto il mondo. In un giorno, il 16 marzo, sono avvenuti 3,2 milioni di meeting con tre o più persone sulla piattaforma; è aumentata ancora la richiesta generale di applicazioni avide di banda come il video, che già rappresentano oltre l’80% del traffico internet. Famiglie, aziende e istituzioni si sono rivolte alla rete e la rete sta rispondendo, grazie all’impegno degli operatori e a una infrastruttura che – se non fosse già stata permeata da approcci innovativi basati su software, machine learning, AI – potrebbe essere in grande difficoltà. In parallelo, abbiamo visto nascere intorno alle applicazioni di collaboration una miriade di iniziative e proposte, create insieme ad altri partner o immaginate direttamente dagli utenti: nell’ambito della didattica a distanza, per accelerare l’adozione dello smart working, per servizi di ogni tipo, dai corsi pre-parto alle visite virtuali per parenti ricoverati in case di riposo, dai colloqui nelle carceri ai racconti teatrali per bambini.

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E sempre la rete è al centro di progetti che stanno aiutando ad affrontare la crisi sanitaria, nati da esperienze di piattaforme aperte, makers, start up, intelligenze che si mobilitano insieme. Nell’emergenza – come spesso si dice di noi italiani – ci stiamo mostrando rapidi, bravi e creativi. Molte aziende e istituzioni stanno affrontando e superando resistenze radicate rispetto al digitale; lo sforzo collettivo per portare le competenze essenziali a chi ne è privo è ampio. Viviamo una tempesta perfetta di incertezza, nella quale serve sapere intravedere anche elementi positivi, ed è su questa nota che voglio concludere. Rispetto alla tecnologia, stiamo attivando un patrimonio di sperimentazioni, applicazioni e di esperienze dal quale – a mio avviso – non potremo tornare indietro. Questo in futuro ci darà la capacità di trasformare non solo l’approccio alle sfide, ma anche il modo in cui vivremo, lavoreremo, staremo insieme nei nostri momenti migliori.

Agostino Santoni amministratore delegato di Cisco Italia