Meta ritarda i messaggi crittografati su Facebook e Instagram al 2023

Meta ritarda i messaggi crittografati su Facebook e Instagram al 2023

A seguito del rischio derivato dal proteggere gli abusi sulle piattaforme

Meta, la casa madre di Facebook e Instagram, ritarda i piani per crittografare i messaggi degli utenti al 2023. La mossa pare arrivare come conseguenza a quanto affermato dagli attivisti per la sicurezza dei bambini, circa il rischio di proteggere, con le nuove misure, gli abusi sulle piattaforme. L’impero di Mark Zuckerberg è stato messo sotto pressione da organi di controllo di tutto il mondo, dagli Stati Uniti all’Europa. Tanto che la National Society for the Prevention of Cruelty to Children (NSPCC) ha affermato che la messaggistica privata è la “prima linea degli abusi sessuali su minori online” perché impedisce alle forze dell’ordine e alle piattaforme tecnologiche di controllare i messaggi, se attuata la difesa end-to-end, garantendo che solo il mittente e il destinatario possano visualizzarli.

Il capo della sicurezza di Meta ha annunciato che il processo di crittografia avrà luogo nel 2023. La società aveva precedentemente affermato che il cambiamento sarebbe avvenuto non prima del 2022. “Ci stiamo prendendo il nostro tempo per farlo bene e non prevediamo di completare il lancio globale della crittografia end-to-end per impostazione predefinita su tutti i nostri servizi di messaggistica fino al 2023” ha detto Antigone Davis al Sunday Telegraph. “Come azienda che connette miliardi di persone in tutto il mondo e che ha creato una tecnologia leader del settore, siamo determinati a proteggere le comunicazioni private delle persone e a mantenerle al sicuro online”. 

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Meta utilizza già la crittografia end-to-end su WhatsApp e aveva pianificato di estenderla alle app Messenger e Instagram nel 2022 mentre ha già crittografato le chiamate vocali e video su Messenger. Annunciando l’iniziativa per la privacy nel 2019, Zuckerberg, ha dichiarato: “Le persone si aspettano che le loro comunicazioni private siano sicure e che siano viste solo dagli utenti a cui le hanno inviate, non da hacker, criminali, governi troppo spinti o persino da chi gestisce i servizi che stanno utilizzando”.

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