La joint-production tra Germania e Italia

La joint-production tra Germania e Italia

Italia e Germania sono il motore manifatturiero d’Europa, quasi in un’unica catena del valore. Quest’anno, ricorre l’anniversario dei cento anni dalla fondazione della Camera di Commercio Italo-Germanica. Un rapporto storico, che ha retto la prova della pandemia e caratterizza anche la fase di ripresa. Perno dell’interscambio sono la siderurgia, la chimica, l’automotive, l’alimentare e il settore dei macchinari.

Secondo Jörg Buck, consigliere delegato di AHK Italien e rappresentante dell’Economia Tedesca in Italia – «l’ecosistema italiano delle imprese è un ecosistema solido e apprezzato in Europa e in Germania, con alcune specificità così forti da rendere difficile l’importazione di modelli esteri». Anzi, la forza dei rapporti italo-tedeschi risiede proprio nella valorizzazione delle diversità, pur nel quadro di una situazione comune quale è quella di essere due grandi colossi industriali situati nel cuore dell’Europa. «Pensiamo al tema dei distretti, particolarità italiana che in alcune aree ha creato dei centri di eccellenza e specializzazione apprezzatissimi, o al fatto che le piccole e medie imprese costituiscono l’ossatura strutturale di tanti settori produttivi, grande differenza dal modello tedesco basato sulla grande industria».

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Tuttavia, ci sono caratteristiche peculiari del modello tedesco che possono suggerire confronti e riflessioni. «Sul tema formazione, per esempio – spiega Buck sostenere e aumentare i progetti di formazione duale sul modello tedesco potrebbe essere utilissimo per ridurre lo skill mismatch di cui soffrono alcune realtà italiane. Nel modello duale di collaborazione tra imprese e scuola, le ragazze e i ragazzi ricevono formazione professionale alternando i momenti formativi in azienda a quelli in classe. La cosa potrebbe essere particolarmente utile per coloro che, dopo la maturità, non vogliono intraprendere un percorso universitario, ma desiderano comunque continuare a formarsi e divenire profili altamente qualificati e specializzati». Interessante per l’Italia potrebbero essere anche le partnership attive tra pubblico e privato per la Ricerca & Sviluppo sul modello del Fraunhofer Institut, che riunisce 60 istituti di scienza applicata. «Oggi, è sempre più chiaro che le iniziative di ricerca di alcune imprese possono svolgere un ruolo strategico per le politiche industriali dei diversi Paesi, avendo inoltre sempre più spesso una forte responsabilità a livello sociale. In questo senso, partnership più forti permetterebbero quindi di programmare meglio lo sviluppo del tessuto industriale di un Paese, coniugando sempre più efficacemente la crescita delle singole imprese e del territorio in cui queste operano».

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IL FUTURO DELL’EUROPA

Confronto tra PNRR e la strategia Aufbau und Resilienz. A parte le differenze di dotazione economica, il Piano tedesco si articola su due pilastri: cambiamento climatico e trasformazione digitale. L’Italia ha sei missioni. Sarebbe stato meglio concentrare le risorse per evitare il rischio di disperderle? «Il rischio di dispersione dipende più dall’implementazione che dalla progettazione» – risponde Jörg Buck.

«Tutti i piani di ripresa si muovono infatti all’interno di un quadro chiaro di regole europee, e sono sottoposte all’esame della Commissione Europea, che in qualche modo entra a vagliarne l’opportunità e a garantire la coerenza tra i diversi piani nazionali. È chiaro però che la fase di messa a terra riveste un ruolo centrale e potenzialmente rischioso, e bisogna prestare attenzione. La Germania ha impostato tutto su cambiamento climatico e digitalizzazione perché sono due temi centrali per il futuro e per la Germania, mentre l’Italia sembra voler sfruttare l’occasione per introdurre cambiamenti strutturali anche in altre aree. Si tratta di situazioni diverse, alle quali i due Paesi reagiscono giustamente in maniera differente.

Io credo che l’Italia abbia con il PNRR una chance importantissima per introdurre novità in grado di innovare il Paese, accelerando lo sviluppo di tanti settori». AHK Italien ha sottoposto al Governo un position paper che illustrava le priorità per la ripresa, partendo da digitalizzazione e sostenibilità e arrivando a infrastrutture e politica industriale. «Per noi è importante, infatti, che il PNRR sia l’occasione per iniziare a cogliere le sfide necessarie per potenziare la competitività dell’economia italiana, digitalizzando il Paese, convertendo i processi industriali in senso sostenibile e lavorando di concerto tra imprese e Stato su ricerca e innovazione».

Armonizzazione delle politiche industriali, creazione di centri di innovazione e rafforzamento dei rapporti nelle catene del valore italo-tedesche

MOTORI D’INNOVAZIONE

La storia delle relazioni commerciali e industriali tra Italia e Germania si intreccia con la storia dello sviluppo dei due Paesi. «Le relazioni economiche tra Italia e Germania sono molto buone» – spiega il consigliere delegato di AHK Italien. «Basti pensare che lo scambio tra i due Paesi si attesta su oltre 114 miliardi nel 2020, e ha sostanzialmente superato la prova della pandemia, scendendo meno di quanto sia successo allo scambio con altri Paesi. La Germania è il primo partner per l’Italia, che a sua volta è fondamentale per i tedeschi per le forniture di alto livello. Si tratta degli effetti di una lunga storia di cooperazione e intese, che parte dal 1921 e che vede AHK Italien protagonista come rappresentanza ufficiale dell’economia tedesca in Italia». Dall’interscambio italo-tedesco dipendono migliaia di posti di lavoro in entrambi i Paesi, e spesso le aziende coinvolte hanno prodotto innovazioni utilissime anche al di fuori dei rapporti italo-tedeschi. «I rapporti economici sono stati capaci di produrre scambi e interazioni anche nella sfera sociale e culturale, rinforzando in senso globale le relazioni tra i due popoli» – continua Jörg Buck.

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«Sul fronte economico, però, le relazioni rimangono troppo spesso legate al settore privato, che da parte sua presenta spesso livelli di interconnessione fortissima, rivestendo un ruolo di cui bisognerebbe avere più consapevolezza a livello politico». Come è emerso da uno studio realizzato da Intesa per  AHK – «le aziende italiane in Germania sono inserite benissimo nelle catene del valore, e a volte rappresentano una parte basilare della catena tedesca, si pensi all’automotive. Italia e Germania creano una vera e propria joint-production in cui i due Paesi sono complementari. Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna sono tra gli attori principali. Nei prossimi anni, occorrerà supportare ulteriormente questa partnership, creando un dialogo virtuoso tra imprese e istituzioni per accrescere sempre di più il ruolo strategico, anche nel contesto europeo nelle sfide che abbiamo davanti, prime tra tutte la trasformazione digitale e la sostenibilità». Le aziende sono ormai pienamente consapevoli che la sostenibilità sia un fattore-chiave di crescita e va quindi messa al centro dei piani di sviluppo, ma le difficoltà sono reali. «Serve dunque supporto da parte dello Stato, specialmente per le PMI, sia attraverso linee guida sia in termini di pianificazione e supporto per le riconversioni necessarie e per la formazione di nuove figure professionali». Sul piano bilaterale, come AHK Italien auspichiamo la creazione di nuove sinergie tra Italia e Germania orientate soprattutto all’innovazione e alla cooperazione in ambito R&S, per affermare il ruolo dei due paesi di motori d’innovazione in Europa».