Blockchain, intelligenza artificiale e Internet of Things sempre più convergenti. Il futuro va in questa direzione e l’economia cyber che sta prendendo forma è destinata a rivoluzionare comparti produttivi, processi e qualità complessiva della vita

Blockchain, intelligenza artificiale (AI) e Internet of Things (IoT) sono un volano della rivoluzione digitale. Prese singolarmente queste potenti tecnologie hanno raggiunto, sebbene con intensità e in ambiti diversi, un successo pervasivo. Tuttavia siamo soltanto all’inizio. Un’integrazione fattiva è all’orizzonte, ma questo è il tempo destinato alle valutazioni e alle strategie da mettere in campo. La buona notizia è che sarà un processo inevitabile. Ognuna delle tecnologie in questione possiede un’attitudine naturale all’integrazione e all’interconnessione. Il DNA, per tutte, è collaborativo, ed è nella convergenza che si svilupperà la nuova era dell’innovazione trasformativa. Ma facciamo un passo indietro e zoomiamo sul presente.

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Blockchain, intelligenza artificiale e Internet of Things sono riconosciute come innovazioni che hanno il potenziale per migliorare i processi aziendali, creare nuovi modelli di business e rivoluzionare interi settori. La blockchain può aumentare la fiducia, la trasparenza, la sicurezza e la privacy dei processi aziendali fornendo un registro distribuito condiviso e decentralizzato. Non si tratta di una mera “aggiunta” all’ecosistema tecnologico: funziona infatti come il binario su cui grandi volumi di dati e conoscenze possono fluire in modo sicuro e trasparente. E in termini di tokenizzazione, ossia la rappresentazione digitale delle risorse su una blockchain – o, meglio, la conversione di risorse fisiche o immateriali in token digitali che possono essere scambiati, venduti o investiti in modo decentralizzato – le prospettive di crescita sono sorprendenti: da un rapporto di Boston Consulting Group (BCG) è emerso che la tokenizzazione diventerà un mercato da 16 trilioni di dollari entro il 2030. L’Internet of Things di fatto guida l’automazione delle industrie e la facilità d’uso dei processi aziendali. Attraverso la connessione in rete di oggetti fisici che hanno sensori, software e altre tecnologie integrate – consente di connettere e scambiare dati con altri dispositivi e sistemi. I dispositivi chiamati in causa spaziano dallo smartphone al laptop, dalla fotocamera ad anello ai sensori di un’auto. IDC stima che nel 2025 ci saranno 41,6 miliardi di dispositivi IoT, in grado di generare 79,4 zettabyte di dati. Una quantità di dati incredibile, che necessariamente chiama in causa l’uso dell’intelligenza l’artificiale per vagliare, estrarre, dirigere e organizzare in modo corretto le informazioni.

In pratica l’AI utilizza i big data raccolti tramite dispositivi IoT, rilevando modelli e ottimizzando le decisioni aziendali basate sui dati. Secondo IDC, la spesa per le soluzioni GenAI raggiungerà nel 2027 quota 143 miliardi di dollari e Bloomberg stima che l’intelligenza artificiale generativa diventerà un mercato da 1,3 trilioni di dollari entro il 2032. I sistemi digitali convergenti beneficiano dei dati derivati dai sensori IoT attraverso la migliore capacità computazionale dell’intelligenza artificiale e l’infrastruttura sicura della blockchain. Le tre tecnologie, se utilizzate insieme, possono far crescere moltissimi processi aziendali, introdurre nuovi modelli di business, scalare e semplificare la gestione dei dati e rivoluzionare numerose industrie moderne. L’economia digitale formata dall’integrazione di blockchain, Internet of Things e intelligenza artificiale è in fase di sviluppo graduale e il suo grande potenziale consiste nel rivoluzionare settori industriali, semplificare processi e migliorare la qualità complessiva della vita. Dalle case intelligenti alle auto a guida autonoma, questa confluenza sta modificando il volto di molti settori, consentendo nuovi livelli di sicurezza, produttività e intelligenza.

IL FUTURO È GIÀ QUI

Sulle potenzialità della convergenza non ha dubbi Mauro Maniforti, chief experience officer di EOS Solutions. «Queste tecnologie possono migliorare l’efficienza operativa, ottimizzare la gestione dei dati e garantire la sicurezza e la trasparenza delle transazioni aprendo nuove opportunità di business». Per indicare lo stato dell’arte in Italia Stefano Bosotti, IoT offering manager di smeup, parte dall’analisi delle tre tecnologie. «Intelligenza Artificiale, IoT e blockchain sono tra le tecnologie più cercate sui motori di ricerca di tutto il mondo. Ognuna di loro ha trovato applicazioni più o meno specifiche e, negli ultimi anni, sono state impiegate separatamente per le più disparate esigenze. Nell’immaginario collettivo, per esempio, la blockchain è spesso associata alle criptovalute come i Bitcoin. IoT a strumenti intelligenti in grado di agire in autonomia. Infine, l’intelligenza artificiale ha trovato applicazioni in moltissimi ambiti come la creazione di contenuti, i sistemi di visione, i videogiochi e le analisi dei dati». Se il 2023 è stato un anno di transizione e definizione delle tecnologie e delle soluzioni che guideranno lo sviluppo nei prossimi anni, il 2024 contrassegnerà il proseguimento logico di questa tendenza, facendo emergere AI, IoT/OT e Blockchain come driver tecnologici per lo sviluppo futuro – spiega Emilio Turani, managing director per Italia, South Eastern Europe, Turchia e Grecia di Qualys. «A queste tre voci si aggiunge quella del Metaverso che rappresenta un palcoscenico su cui questi tre attori saliranno per ridefinire le possibilità creative, consentendo agli ambienti di essere modellati con il pensiero e permettendo dei legami tra chi sviluppa e modella, da un lato, e chi usufruisce delle risorse digitali, dall’altro. L’armonizzazione tra queste tecnologie aumenterà in ogni geografia».

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Per Oracle siamo agli albori di una sesta rivoluzione tecnologica, caratterizzata dalla convergenza di AI, IoT, robotics e blockchain. «Grazie a queste tecnologie non solo produrremo robot autonomi, ma anche vere e proprie aziende autonome, entrando in un’epoca in cui non ci sarà più bisogno di persone come intermediari o facilitatori di molte attività transazionali e ripetitive» – spiega Andrea Cravero, direttore Solution Engineering (pre-sales, prevendita tecnica) per le Cloud Applications di Oracle. «Immaginiamo un’azienda agricola autonoma. I sensori IoT potrebbero rilevare il livello d’acqua necessario per la crescita delle colture. L’intelligenza artificiale – sulla base di questi dati (e delle previsioni meteorologiche) – potrebbe programmare e calibrare i processi di semina e di irrigazione e istruire i robot su compiti specifici. Accedendo a dati relativi al fabbisogno della domanda e alle tendenze del mercato, sarebbe possibile inoltre stabilire il momento e il prezzo più vantaggiosi per vendere. E la tecnologia blockchain potrebbe infine registrare ed autenticare ogni azione, per esempio quali trattamenti sono stati effettuati per garantire le diverse certificazioni biologiche».

I SETTORI IN PRIMA FILA

La convergenza tra IoT, intelligenza artificiale e blockchain ha un potenziale trasformativo in diversi settori industriali, ma Emilio Turani di Qualys si focalizza sui requisiti trasversali necessari a cavalcare la nuova sfida tecnologica. «La trasformazione reale la intravediamo, più che in settori specifici, in un modo differente di affrontare queste tecnologie rispetto al passato, anche recente. Solo da una loro interpretazione e adozione consapevole si potrà creare quella fiducia necessaria per la diffusione di nuovi modelli operativi in cui alle persone si richiederà l’unico onere di esser connesse».

Secondo Mauro Maniforti di EOS Solutions, alcuni comparti sono particolarmente suscettibili a cambiamenti significativi. «Innanzitutto, l’industria manifatturiera è uno dei settori dove l’impatto può diventare particolarmente rilevante. La capacità di monitorare in tempo reale le attrezzature e i processi di produzione attraverso dispositivi IoT, combinata con l’analisi predittiva dell’AI e la tracciabilità della blockchain, può ottimizzare l’efficienza operativa, ridurre i tempi di fermo e migliorare la qualità del prodotto. Un altro esempio è il settore della logistica e della supply chain, dove l’IoT consente la tracciabilità in tempo reale dei beni lungo l’intera catena di approvvigionamento. L’AI, inoltre, può ottimizzare le rotte di consegna e prevedere la domanda dei clienti, mentre la blockchain può garantire la trasparenza e la sicurezza delle transazioni lungo la catena di approvvigionamento, riducendo i rischi di frodi e ritardi. L’impatto non è trascurabile neanche nei settori dell’automotive e dei trasporti, dove l’IoT consente il monitoraggio delle prestazioni dei veicoli e la raccolta di dati sull’utilizzo. In questo contesto, l’AI può ottimizzare i percorsi e migliorare la sicurezza stradale. Infine, settori come l’energia, la sanità e l’agricoltura, ma anche la finanza e l’industria alimentare, sono anch’essi suscettibili a una trasformazione significativa grazie all’intersezione di IoT, intelligenza artificiale e blockchain».

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Anche Stefano Bosotti di smeup chiama in causa il comparto manufacturing: «La fabbrica, fresca del concetto di 4.0, presenta una grande quantità di asset ormai collegati a software in grado di estrarre valore dai dati generati. In questo contesto, l’unione di IoT, AI e blockchain trova applicazione in diversi settori. Dalla produzione alla qualità. Pensiamo, infatti, alle apparecchiature che eseguono controlli specifici sui prodotti finiti. Uno strumento IoT, quindi connesso, può fornire le informazioni rilevate a un sistema di intelligenza artificiale che, oltre a determinarne la conformità, o la non conformità, basandosi su modelli trainati sulla base di dati storici, sarebbe in grado di inserire questi risultati sulla blockchain rendendoli disponibili e non più modificabili». La stessa cosa potrebbe accadere in ambito tracciabilità – continua Bosotti. «Le componenti in arrivo da un determinato fornitore possono essere identificate con l’AI e ne possono essere recuperate le informazioni di provenienza tramite la blockchain. Blockchain sulla quale possono essere inserite nuove informazioni relative alle lavorazioni eseguite». Stefano Bosotti riflette anche sui vantaggi che l’unione delle tre tecnologie potrebbe portare all’utilizzatore finale di un prodotto o servizio. «Pensiamo ad una caldaia IoT, quindi connessa.

L’intelligenza artificiale “impara” il modo in cui utilizziamo la caldaia, capisce in che momenti della giornata è più attiva, quanta acqua calda usiamo e “impara” a prevedere i nostri comportamenti». Ma come entra in gioco la blockchain e la parte IoT? «Una caldaia che conosce il nostro modo di utilizzarla, sarebbe in grado di cercare su Internet il miglior prezzo disponibile per le fasce orarie nelle quali è presente il maggior consumo e firmare smart contracts (o contratti digitali) su blockchain per cambiare “al volo” il contratto di fornitura in modo che il nostro costo sia sempre il più vantaggioso possibile» – risponde Bosotti. «Sfruttando invece il concetto di microtransazioni con criptomonete come IOTA, per esempio, potremmo realizzare un sistema di rifornimento automatico per il nostro veicolo, dal punto di vista del pagamento. Il nostro veicolo arriva alla stazione di servizio e si posiziona vicino alla pompa di benzina o alla colonnina di ricarica. Una telecamera IoT, dotata di intelligenza artificiale, riconosce la targa della vettura, o addirittura il nostro volto, e, una volta completato il rifornimento, addebita il corrispettivo sul nostro wallet».

LE SFIDE SUL TAVOLO

Per quanto riguarda le sfide che la convergenza tra blockchain, intelligenza artificiale e IoT mette sul tavolo, Qualys, intravede tra le challenge principali l’impegno ad armonizzare e a far comunicare tra loro le diverse applicazioni. «Lo scopo ultimo è snellire le attività “time consuming”, per potersi focalizzare su attività a valore aggiunto in cui l’intelligenza artificiale non riesce ancora a “eguagliare” la mente umana» – sottolinea Emilio Turani. In gioco, secondo smeup, c’è anche una questione di strategia. Come dire, oltre al contenuto deve funzionare anche il contenitore. «La convergenza di queste discipline ci pone davanti a grandi sfide tanto tecnologiche quanto concettuali. Da una parte la necessità di nuove figure professionali, formate verticalmente su questi temi, dall’altra la capacità di pensare a modelli che possano essere scalabili e replicabili in grado di fornire una nuova generazione di servizi» – commenta Stefano Bosotti. La maggiore connettività e condivisione dei dati, caratteristiche dell’economia cybernetica, solleva interrogativi sulla privacy, la sicurezza e la proprietà dei dati, nonché sull’adeguatezza dei sistemi normativi e sulle questioni etiche relative alla protezione da potenziali abusi. Turani di Qualys solleva questioni non ancora dipanate. «Ogni nuova tecnologia comporta la necessità di giungere alla definizione di normative e standard che tengano conto di aspetti deontologici e delle ripercussioni correlate al loro impiego. Tra le criticità ancora irrisolte vi sono la sicurezza delle comunicazioni e la protezione da abusi di eventuali falle nel sistema».

COME TENERE IL PASSO

L’ondata innovativa non si attende, la si precede, con l’approccio giusto, per cogliere l’occasione: un concetto che per Emilio Turani di Qualys suona come un mantra. E più che di impatto parla di opportunità da cogliere e saper mettere a sistema in chiave tecnica, ma anche valoriale. «In Qualys, continueremo a perseguire l’obiettivo di dare ai nostri clienti una soluzione in grado di aiutarli a svincolarsi da attività ripetitive e a basso valore aggiunto per focalizzarsi invece sul miglioramento continuo nella gestione dei rischi associati alle vulnerabilità e al miglioramento dei processi aziendali e di business. Se ben integrate e orientate, tutte queste tecnologie possono trasformarsi in un contributo utile allo sviluppo di strumenti di protezione ancora più affinati». Per aiutare le aziende a sfruttare al massimo il potenziale delle tecnologie emergenti, abbattendo l’eventuale gap tecnologico, Oracle punta su una strategia precisa. «Consiste nell’offrire la tecnologia AI, IoT, blockchain non solo come possibilità tecnica della propria piattaforma infrastrutturale, ma di inserirle nell’ambito del proprio portafoglio applicativo, come funzionalità all’uso preconfigurate e immediatamente usufruibili da utenti senza competenze specifiche» – spiega Andrea Cravero. «Inoltre, recentemente Oracle ha lanciato la sua Enterprise Communications Platform che mira a collegare le nostre applicazioni verticali SaaS per i vari settori industriali a reti e dispositivi IoT e che permette di orchestrare, connettere e gestire una nuova generazione di servizi di comunicazione Edge e IoT basati su cloud, con la sicurezza e le elevate prestazioni della Cloud Infrastructure di Oracle».

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Qualys mette l’accento sulla necessità di osservare il mondo esterno e di confrontarsi con i clienti, partner e prospect in modo proattivo e bidirezionale. Inoltre si concentra particolarmente sul tema della sicurezza. «Poiché le tattiche degli aggressori diventano sempre più sofisticate e persistenti, le strategie di cybersecurity devono crescere più rapidamente per essere scalabili» – spiega Emilio Turani. «Un modo per favorire la scalabilità della cybersecurity è incorporare tecnologie come per l’appunto l’intelligenza artificiale per rispondere efficacemente alle minacce». Qualys rientra tra le società leader nell’applicazione pratica dell’AI attraverso la piattaforma Enterprise TruRisk. «Con TruRisk AI – continua Turani – i leader della cybersecurity possono classificare meglio le risorse critiche, rilevare attività sospette precedentemente trascurate e agire preventivamente per bloccare gli attacchi prima che si traducano in una violazione dannosa. I nostri clienti stanno apprezzando i benefici che Qualys è in grado di apportare all’interno delle loro organizzazioni. Il nostro approccio e il posizionamento sono propedeutici nel contestualizzare meglio la cybersecurity per abilitare processi di business e interoperare con le terze parti. I diversi stakeholder sono coinvolti nelle varie fasi progettuali, dalla stesura al deployment. Questo è importante poiché vi è un riconoscimento della soluzione che è realmente in grado di ridurre il rischio, eliminare i costi nascosti, rendere predicibile il budget nel medio e lungo termine apportando infine una drastica riduzione del costo di amministrazione complessivo».

WORKING IN PROGRESS

All’orizzonte della convergenza tra IoT, AI e blockchain, si auspicano processi più efficienti, una comunicazione ancora più fluida e protetta, città più green. Stefano Bosotti di smeup proietta una visione ottimistica per i prossimi anni: «In senso generale queste tecnologie favoriranno lo sviluppo di servizi che avranno, come obiettivo primario, quello dell’ottimizzazione, del risparmio energetico ed economico, e della velocità di esecuzione. Naturalmente sono solo esempi, ma i campi di applicazione sono davvero moltissimi. Come è successo per molte altre tecnologie, più servizi nasceranno e maggiore sarà la velocità con la quale le tecnologie stesse evolveranno». Più cauto, ma sempre ottimista, Emilio Turani di Qualys che torna sul concetto di interazioni virtuose: «Servirà percorrere una via che conduca a una maggiore armonizzazione tra queste diverse tecnologie e il loro potenziale per farne evolvere in modo naturale e sostenibile l’adozione e il quotidiano utilizzo. Confidiamo che in questo modo le conseguenze saranno positive e abilitanti».


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