Il CFO alla guida della rivoluzione sostenibile

Il CFO alla guida della rivoluzione sostenibile

Andrés Diez, CFO di Minsait in Italia, pone l’accento sul ruolo sempre più centrale del Chief Financial Officer nel guidare le aziende nella principale sfida del nostro tempo: la sostenibilità

Il Chief Financial Officer deve avere un ruolo centrale per guidare le aziende nella principale sfida del nostro tempo: la sostenibilità. Perseguire obiettivi sostenibili è, infatti, non solo fondamentale per il pianeta, ma anche conveniente per ogni azienda. Le tematiche ESG (Environmental, Social, Governance) rivestono una parte sempre più importante non solo come parametro che certifica il rispetto dell’azienda di determinati modelli sostenibili, ma anche come volano di crescita del business. All’interno delle organizzazioni il CFO è tra le figure chiave che dovranno guidare questo cambio di paradigma. Il Chief Financial Officer ha una visione complessiva del business e di tutte le strutture interne, ed è colui che ha le competenze per guidare l’azienda verso questa transizione sostenibile.

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In particolare ci sono almeno tre vantaggi di business per i quali alle aziende conviene perseguire obiettivi sostenibili nel breve termine: il miglioramento della propria performance economica; la crescita di valore in borsa, in quanto più appetibile per analisti e fondi d’investimento; l’ottenimento di requisiti sempre più importanti per accedere al credito e, nel caso delle imprese B2B, per aggiudicarsi gare pubbliche e private.

Il primo punto, relativo alla sostenibilità come volano di crescita per il business, è comprovato da dati condivisi da Bain & Company, secondo i quali le aziende che si posizionano nel primo quartile per rating ESG vedono incrementare del 10-15% il loro valore sull’EBIDTA. Inoltre, molti indicatori evidenziano come le aziende con rating più elevati sulle tematiche ESG tendano ad avere anche un minor costo di capitale in termini di debito e di equity. Tutte queste informazioni certificano come, oggi, il valore economico e il valore sostenibile rappresentino per le aziende due facce della stessa medaglia.

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Il secondo tema riguarda l’apprezzamento del valore dell’azienda in borsa grazie al crescente interesse di fondi d’investimento e analisti per le aziende sostenibili. Come ha sottolineato Larry Flink, cofondatore e presidente di Blackrock, nella sua ultima lettera annuale ai CEO, la sostenibilità non è solo una sfida sociale e ambientale, ma anche un imperativo di business. “Le prossime 1.000 imprese “unicorno” – ha scritto Flink – non saranno motori di ricerca o social media, bensì innovatori sostenibili e scalabili; startup che aiutano il mondo a decarbonizzarsi e rendono la transizione energetica accessibile a tutti i consumatori”.

Secondo il gestore di fondi PwC Luxembourg, gli asset ESG del mercato privato europeo, che nel 2020 rappresentavano il 14,8% del mercato, potranno raggiungere entro il 2025 la cifra di 1.200 miliardi di euro, arrivando a rappresentare oltre il 42% dell’intera base di asset del settore dei mercati privati. Gli investimenti in sostenibilità sono sempre più diffusi: come ha dichiarato Fabio Panetta, membro del board della Banca Centrale Europea, dal 2015 al 2021 le attività gestite dai fondi d’investimento ESG sono aumentate nel monto di oltre il 170%.

Il terzo punto riguarda l’accesso al credito e agli appalti pubblici e privati. Infatti già numerose banche, che arrivano a rappresentare il 40% delle attività bancarie globali, hanno aderito al programma delle Nazioni Unite “Net-Zero Banking Alliance” che mira a raggiungere emissioni zero entro il 2050 per quanto riguarda i portafogli di prestiti e investimenti di questi istituti creditizi. Per rispettare questi parametri molto stringenti le banche devono considerare lo score ESG all’interno delle loro valutazioni analitiche per concedere il credito alle imprese. Quindi aziende più sostenibili sono soggetti che possono accedere con maggiore facilità a finanziamenti da parte di banche.

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Lo stesso tema riguarda l’accesso e l’aggiudicazione delle gare di appalto per le imprese Business to Business (B2B). Secondo la nostra esperienza, infatti, sempre più enti sia pubblici che privati stanno considerando lo score ESG dei propri fornitori come fattore determinante per l’assegnazione di appalti.

Dal punto di vista istituzionale, l’UE ha introdotto nel 2020 la propria tassonomia e il Piano di Finanza Sostenibile come quadro normativo che mira a promuovere la sostenibilità e a dirigere i flussi di capitale privati verso attività più sostenibili. Inoltre, nel febbraio 2022 la Commissione europea ha avviato un percorso di consultazioni sulle valutazioni ESG e sull’impatto che queste metriche hanno sul rating di un’azienda, al fine di migliorare e uniformare la qualità delle informazioni sulle quali si basano gli investitori, le imprese e gli altri stakeholder nel processo decisionale che porti verso un’economia più sostenibile.

Su questo fronte, dobbiamo ancora migliorare. Secondo i dati di ConsumerLab, solo il 28,2% delle 1.915 principali imprese italiane (classifica Mediobanca) presenta un bilancio di sostenibilità.

Migliorare la presentazione degli obiettivi e dei risultati di sostenibilità è una condizione sempre più importante in termini di business e una responsabilità civica delle nostre aziende, non solo verso i nostri clienti, ma verso tutti i cittadini. Come ha scritto Larry Flink, “ogni impresa e ogni settore ne usciranno trasformati a causa dalla transizione verso un mondo a zero emissioni. La domanda ora è: voi sarete tra coloro che guideranno il cambiamento o tra chi sarà guidato?”.