Usa e Regno Unito hanno un accordo sullo scambio dati

Usa e Regno Unito hanno un accordo sullo scambio dati

I paesi affermano che il patto aiuterà a combattere i crimini ma i difensori della privacy sollevano preoccupazioni

Formalizzato in settimana, entra in vigore un patto di condivisione dei dati tra Stati Uniti e Regno Unito, cinque anni dopo la sua prima introduzione. Le due parti affermano che l’accordo sull’accesso ai dati, che è stato autorizzato dal Clarifying Lawful Overseas Use of Data (CLOUD) Act negli Stati Uniti, aiuterà le forze dell’ordine a combattere i crimini gravi in ​​entrambi i paesi. Il Dipartimento di Giustizia ha definito l’iniziativa la prima del suo genere, aggiungendo che consentirà agli investigatori “di ottenere un migliore accesso ai dati vitali” per combattere crimini gravi in ​​un modo “coerente con gli standard della privacy e delle libertà civili”. In base all’accordo, le autorità di un paese possono richiedere dati agli ISP nell’altro paese, purché siano correlati alla prevenzione, all’individuazione, all’indagine e al perseguimento di reati gravi, tra cui il terrorismo, la criminalità organizzata transnazionale e lo sfruttamento dei minori. 

I funzionari statunitensi non possono inviare richieste di dati rivolte a persone nel Regno Unito e viceversa, nemmeno per assistere le indagini nazionali o su cittadini stranieri. Le autorità devono inoltre rispettare determinati requisiti, limitazioni e condizioni quando accedono e utilizzano i dati. L’ufficio dell’Investigatory Powers Unit britannico supervisionerà l’accordo da una parte, mentre l’Office of International Affairs (OIA) del Dipartimento di Giustizia americano starà dall’altro. Quest’ultimo ha messo insieme un team che esaminerà e certificherà gli ordini per conto delle autorità federali, statali, locali e territoriali e invierà direttamente gli ordini agli ISP nel Regno Unito, assicurando che i dati vengano trasferiti alle autorità che lo hanno richiesto.

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I difensori della privacy hanno bocciato l’iniziativa e il CLOUD Act. Nel 2018, subito dopo l’introduzione del disegno di legge, la Electronic Frontier Foundation ha affermato che questo “crea un pericoloso precedente per altri paesi che potrebbero voler accedere alle informazioni archiviate al di fuori dei propri confini, compresi i dati archiviati negli Stati Uniti”.