Il cloud di Oracle: open e IA-oriented

Il settore della Sanità è in ritardo nell’adozione del multicloud ibrido ma si prevede una crescita esponenziale nel breve termine

Sono già quasi 200 le grandi organizzazioni che in Italia utilizzano servizi cloud di Oracle, un numero destinato sicuramente a crescere, se solo si considera che i clienti della società sono circa 14mila

Un numero destinato a salire anche perché Oracle sta investendo molto su questo fronte, analogamente a quanto viene fatto a livello di casa madre: nel cloud Oracle ha speso negli ultimi sette anni più di 20 miliardi di dollari. Per intanto nel nostro Paese la crescita media si aggira intorno al 50% l’anno. Queste indicazioni sono state fornite da Andrea Sinopoli, VP e Cloud Tech Country Leader in occasione dell’Oracle Technology Summit del 10 maggio a Milano. “Ci sono almeno tre fattori che depongono a favore di una accelerazione del cloud, ha detto Sinopoli. Innanzitutto il costo dell’energia, in Italia particolarmente critico; il debito tecnologico, ovvero l’obsolescenza tecnologica che spinge a nuove forme di innovazione; e le risorse del Pnrr, che non mancheranno di imprimere una accelerazione alla digitalizzazione e quindi alla cloudizzazione. In pari tempo si vanno delineando anche almeno quattro tendenze che daranno peso sempre maggiore alla evoluzione del cloud. Innanzitutto questo sarà sempre più distribuito, cioè andare dove serve al cliente; quello del multicloud pertanto si prospetta come uno dei temi forti e alla base si nuove forme di partnership dopo quella che Oracle ha stretto con Microsoft per Azure; un altro fenomeno destinato ad emergere è quello dell’Hyperscaling cloud, ossia di infrastrutture pensate per essere complete e performanti. Non da ultimo vorrei segnalare la crescita di rilevanza dell’intelligenza artificiale anche in ambito cloud, ad esempio per rendere più facili e intuitivi certi utilizzi, ovviamente in ambito business”.

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Per quanto riguarda il cloud distribuito, ha aggiunto ancora Sinopoli, sono già disponibili diverse opzioni di deployment a seconda dei vincoli tecnici e commerciali dei dati. Presto Oracle disporrà di due cloud region (Francoforte e Madrid), in aggiunta alle attuali 41, particolarmente dedicate ai temi della sovranità dei dati. Inoltre in futuro si interverrà anche sul modello di costo, perché come ha rilevato uno studio di Flexera, il 30% del cloud acquisito non viene utilizzato. Elementi di assoluta distintività sono attesi sul fronte della sicurezza. “Ma un altro aspetto che mi preme sottolineare, ha detto ancora Sinipoli, riguarda l’open source: già ora il cloud è più aperto di quanto di possa pensare e partnership come quella firmata con Vmware, peraltro sponsor del summit, daranno ancora più forza a questa tendenza”.

Il cloud è stato anche un argomento toccato da Alessandro Ippolito, VP Technology e Country Manager, Oracle. “Siamo consapevoli, ha spiegato, che abbiamo una grande responsabilità nell’accompagnare i clienti nella trasformazione digitale, di cui il cloud è un elemento importante. Sono sempre più necessari altri strumenti appropriati, tra cui l’IA legata al business in quanto tool per migliorare un processo decisionale sempre più complesso. Va integrata nelle soluzioni e usata. Oracle, una società oggi tra le più aperte, anche in chiave culturale e votate all’innovazione, mira a uno sviluppo open e sostenibile. Donde la scelta di essere un punto di richiamo per i giovani, che spiega il nostro attivismo nelle Università. Vorrei ricordare altresì che Oracle è stata indicata da LinkedIn tra le società dove è bello lavorare: è stata classificata al dodicesimo posto in Italia. Un riconoscimento premiante, per noi e i nostri clienti”.

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Le opinioni di alcuni clienti

Al summit era presenti anche alcuni clienti. E’ il caso di Aria, società di Regione Lombardia dedicata ai servizi, tra cui quelli in ambito sanitario. “L’adozione del multicloud (Oracle è uno dei quattro fornitori), ha detto Lorenzo Gubian, Direttore Generale di Aria, ci ha permesso tra l’altro di migliorare le performance, riducendo da 4 a 2 i nostri data center, nonché di imprimere slancio alla sostenibilità”. Per Alberto Clemente, Responsabile Architetture e Ingegneria di Sisal, “Il cloud ha reso il ‘gioco più responsabile’ (il gioco deve restare un gioco e non assumere altre valenze), ha aiutato a comprimere i costi energetici e migliorare la gestione dei dati. Inoltre, grazie all’IA incorporata nelle soluzioni di Oracle è stato possibile fare un uso migliore delle analisi predittive e delle metriche”.

Dal canto suo Federico Perrero, Quality and Process Digitalization Director Bitron (multinazionale della meccatronica con 7 stabilimenti, 50 miliardi di componenti assemblati all’anno e 134 milioni di prodotti venduti annualmente, circa 10mila dipendenti) l’adozione dei servizi cloud di Oracle ha permesso di migliorare l’approccio al dato, di rendere più produttivi e interconnessi i gruppi di lavoro, di aumentare il supporto alla decisioni, di trarre vantaggio dalla maggiore integrazione e anche di dare una grossa accelerazione all’utilizzo dell’IA embedded”.

L’IA va usata perché utile

Sullo specifico tema dell’Intelligenza artificiale lo speech di Luigi Saetta, Data Scientist Technical Specialist, Oracle, ha fornito una serie di utili indicazioni di come utilizzarla per creare valore nelle organizzazioni. “Nonostante i persistenti dubbi degli utenti, sono dell’avviso che la IA può dare un apporto fondamentale, grazie alla possibilità di aggiungere facilmente tool IA ai processi di business. La realtà ci dice che in questo modo è stato possibile per esempio migliorare l’estrazione di informazioni dai forms, semplificare la lettura dei contatori non smart e anche ottimizzare la gestione delle foreste come dimostra il caso della Nibio in Norvegia a cui abbiamo preso parte anche noi. Come procedere? Innanzitutto va individuato un bisogno reale, va declinato in ottica data driven, si realizza un oggetto minimale capace di rispondere a detta esigenza, va messo in produzione e poi si deve fare di tutto per a renderlo migliore”.

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