Incentivare una nuova cultura del dato nelle aziende di produzione

Incentivare una nuova cultura del dato nelle aziende di produzione

Come coniugare due mondi apparentemente distinti, come quello di chi promuove digitalizzazione e la realtà delle industrie?

Da una parte system integrator come Altea, che fa del proprio polimorfismo digitale una bandiera, esprimendo valore nell’abbracciare ambiti e tematiche molto vaste e diversificate. Dall’altra, il mondo produttivo, da sempre inno al pragmatismo operativo. Un atteggiamento spesso legato a logiche di pura efficienza, che privilegiano intervento e reattività immediata, rispetto a valore del dato, prevenzione e analisi. Ciò ha portato a guardare al concetto di efficienza e produttività in modo spesso fuorviante, in quanto riferito a dati talvolta molto contestuali e tecnici, non adatti a dare una visione d’insieme della complessa tematica analizzata.

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«La spinta fornita dal “movimento” Industry 4.0 (mi piace definirlo così vista la valenza universale) ha certamente riportato un forte focus sull’opportunità della raccolta digitalizzata dei dati ma, troppo frequentemente, ci si è limitati a spostarli dalla periferia delle macchine verso un qualcosa di minimamente più centralizzato e strutturato, senza goderne a pieno dell’enorme potenziale». A sostenerlo è Paolo Barbatelli, ex top manager industriale, ora corporate vice president business di Altea Federation, per il quale, la sfida principale è far percepire al management manifatturiero quanto il dato, correttamente organizzato, navigato e analizzato possa costituire un booster tutt’altro che teorico.

«Nella mia precedente esperienza professionale, evolvere verso una Data-Driven Enterprise ci ha fatto fare un notevole salto di livello e posizionamento. Sia in consapevolezza e robustezza assoluta, laddove i dati sono uno “scudo” imprescindibile alle “business & operation storm”, sia in ambito di performance e reputation» – spiega Barbatelli.

La combinazione di real time con analisi e potenziale predittivo, infatti, genera una notevole capacità di aumento, adattamento e mantenimento della performance. «Lo abbiamo misurato sul campo, con incrementi di OEE vicini alle 2 cifre (Overall Equipment Effectiveness, classico indice di performance “globale” del manifatturiero). Pensare di aver già raggiunto il massimo della performance dovrebbe invece spronarci ancora di più a lavorare sul “miglioramento marginale”, che si traduce poi in un payback immediato» – commenta il VP di Altea.

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I benefici sono tangibili e verificabili anche in termini di reputation indiretta: affermare e dimostrare di essere un’azienda Data-Driven genera nel mercato e nei clienti un effetto “fiducia” basato sulle evidenze.

«Ora che mi trovo dall’altra parte della scrivania, sono convinto che ci siano però delle condizioni determinanti per la buona riuscita di un progetto di Smart Factory e Data-Driven Enterprise» – conclude Barbatelli. «Le company Altea hanno messo a punto un approccio end-to-end che porta alla realizzazione di una soluzione “tailor-made” pragmatica e immediatamente fruibile. Un servizio completo e strutturato che parte dalla consulenza, per individuare fonti e processi, procede con l’organizzazione e la strutturazione del dato stesso, presentandolo nel modo più ergonomico ed efficace possibile, e arriva fino all’analisi reattiva e predittiva supportata dall’intelligenza artificiale, svelandone l’enorme potenziale. Il tutto in un continuo confronto collaborativo fra aziende manifatturiere e chi, come noi, si occupa di abilitare l’innovazione tecnologica».