Presentato lo studio che esamina il ruolo delle tecnologie nelle filiere della carne, realizzato dalla Fondazione per la Sostenibilità Digitale con il contributo scientifico del centro studi di Carni Sostenibili
In Europa, oggi, ci sono 9,1 milioni di aziende agricole, di cui 3,2 milioni sono zootecniche e miste. In Italia, nello specifico, ci sono 166.460 aziende zootecniche, per 513mila addetti. Dal punto di vista dell’innovazione e della digitalizzazione, però, gli ultimi dati Istat mostrano una situazione di luci e ombre: in totale, poco più del 15% delle aziende zootecniche è digitalizzata, percentuale che sale al 71,6% per quelle più grandi.
È questa la fotografia scattata dal Rapporto “La transizione digitale delle filiere italiane della carne”, realizzato dalla Fondazione per la Sostenibilità Digitale con il contributo scientifico del centro studi di Carni Sostenibili. Lo studio analizza il ruolo dell’agricoltura digitale nel migliorare l’equità e la sostenibilità ambientale dei sistemi alimentari, evidenziando le sfide che potrebbero emergere. Inoltre, rappresenta uno strumento di riflessione per facilitare la transizione verso una nuova realtà produttiva per gli attori coinvolti nella produzione della carne.
La ricerca sottolinea che oggi le filiere della carne, anche a valle degli investimenti fatti nell’ambito di Industria 4.0 e di quelli affrontabili del PNRR, sono tra quelle che potrebbero trarre i maggiori benefici da un approccio orientato alla sostenibilità digitale, ma spesso ne stanno cogliendo solamente gli impatti più marginali.
Tra gli ostacoli ci sono la mancanza di infrastrutture, la scarsa diffusione di una cultura digitale nel settore e la difficoltà di gestire un processo di cambiamento che, per essere efficace, deve toccare tutti gli anelli della catena del valore. Nonostante ciò, non sono poche le esperienze e i casi eccellenti che dimostrano quanto queste filiere possano essere del tutto rivoluzionate dalla trasformazione digitale, in un’ottica di sempre maggiore sostenibilità. In questa direzione, il rapporto esamina la sostenibilità digitale nell’allevamento in termini di ottimizzazione dell’uso delle risorse, miglioramento del benessere animale e riduzione dell’impronta ecologica dell’intera filiera. Per esempio, sistemi IoT avanzati possono monitorare in tempo reale le condizioni degli animali e l’ambiente in cui vivono, permettendo interventi tempestivi che migliorano la salute e il benessere degli animali e riducono la necessità di trattamenti farmacologici.
Inoltre, tecnologie come la telemetria avanzata per la raccolta delle informazioni e l’analisi predittiva sono usate per monitorare la salute e il comportamento degli animali, con sensori che raccolgono dati su parametri vitali e attività, contribuendo a prevenire malattie.
«È di fondamentale importanza che si comprenda il ruolo profondamente trasformativo della digitalizzazione in una filiera complessa come quella della carne» – spiega Stefano Epifani, presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale. «Ragionare in termini di sostenibilità vuol dire ragionare in termini sistemici: ciò comporta da una parte la possibilità di ottimizzare il rapporto di efficienza/efficacia degli allevamenti, dall’altra il fatto che all’aumento dell’efficienza aumenta anche la complessità per gli attori della filiera. Per gestire questo aumento di complessità servono strumenti digitali. E cultura diffusa per utilizzarli. Ma utilizzandoli ci si rende conto che rappresentano non solo una grande opportunità per la sostenibilità economica e sociale degli allevamenti, ma anche uno strumento imprescindibile per migliorarne la sostenibilità ambientale. Senza contare gli impatti di tecnologie come l’AI, i Big Data, l’IoT sul benessere animale, che deve essere una delle priorità nella costruzione di un ecosistema digitale di filiera realmente sostenibile».
A cura di Fondazione per la Sostenibilità Digitale