Un’indagine della software house ha rivelato come l’adozione e l’utilizzo di agenti AI stia aumentando esponenzialmente nelle aziende IT di tutto il mondo, nonostante i timori legati a privacy e sicurezza dei dati
Oltre il 96% delle aziende punta a incrementare l’uso degli agenti AI nel corso dei prossimi 12 mesi. È questo il dato chiave che emerge dal “Future of Enterprise AI Agents”, la ricerca svolta da Cloudera che ha coinvolto un campione di circa 1500 leader di settore. Numeri che confermano quanto quella dell’AI agentica sia a tutti gli effetti la prossima frontiera dell’innovazione.
«Attualmente ci troviamo ancora in una prima fase», ha commentato Fabio Pascali, Regional Vice President Italy, Greece & Cyprus di Cloudera, «in cui gli agenti vengono perlopiù utilizzati in modo limitato e confinato a specifici processi, ma quasi la totalità degli intervistati – dopo averne intravisto le potenzialità – ci ha confermato l’intenzione di espanderne l’uso già nel breve termine. Quello degli investimenti in materia AI è ormai un trend in crescita in tutte le realtà, e ci sono già molti use cases attivi tanto in Italia quanto a livello globale, ma l’entità di questo dato per noi è stata comunque una grande sorpresa in senso positivo».
Chiaramente non si tratta di un percorso esente da ostacoli: in primis i dubbi legati alla privacy dei dati (53% dei casi), seguiti dalle problematiche di integrazione con i sistemi legacy (40%) e dagli elevati costi di adozione (39%). «Lato nostro», continua Pascali, «cerchiamo un giusto approccio che risponda a tutte queste esigenze e che al tempo stesso eviti che si creino problemi di scalabilità».
Lavorare i dati con attenzione a privacy e sicurezza
Per quanto riguarda il territorio italiano, i settori più interessati dal fenomeno sono quello manufatturiero, quello della finanza – dove l’AI gioca un ruolo sempre più imprescindibile in fatto di analisi di frodi e rischi – e della sanità. Soprattutto nelle realtà molto regolate, le principali richieste dei clienti riguardano soluzioni idonee alla compliance e che prevengano potenziali data leaks. «Nel rispondere a queste esigenze», spiega Pascali, «Cloudera è avvantaggiata dall’ecosistema complesso su cui si basa. Siamo in grado di fornire soluzioni adatte a progetti con esigenze diverse, grazie all’ambiente di sviluppo AI Workbench e al tool AI Inference per l’esecuzione dei modelli.
Tutto questo avviene all’interno di un apposito perimetro, per garantire la massima privacy e sicurezza dei dati utilizzati, con flessibilità tanto nell’infrastruttura, cloud o on premise, quanto nella precisa delimitazione dei dati stessi, che possono essere sfruttati in modo più mirato. Un altro tema, poi, è quello del data lineage: sempre più clienti richiedono di poter tracciare le origini delle informazioni, da dove provengono, chi le ha utilizzate e come, quali trasformazioni hanno subito. Per far fronte a questo, grazie all’acquisizione di Octopai, possiamo mettere a disposizione una soluzione cross-platform completamente indipendente dalla tipologia di front-end, che permette di analizzare in dettaglio anche il singolo dato».
Open source, indipendenza, innovazione
Oggi, a livello globale, Cloudera vanta un fatturato in crescita e superiore al miliardo di dollari. «Sicuramente», conclude Pascali, «uno degli elementi che più fa la differenza è il fatto di essere “agnostici” rispetto alle piattaforme, il che restituisce un enorme vantaggio in termini di mobilità. In EMEA siamo tra i più rapidi per quanto concerne la cloud consumption e spesso il nostro meccanismo di cashing ci consente una velocità ancor maggiore rispetto alle soluzioni native.
E poi c’è l’aspetto della flessibilità: possiamo sia contribuire alla trasformazione di sistemi legacy senza bisogno di una totale riscrittura, sia a operazioni di repatriation, per le quali però a dir la verità al momento la richiesta non è altissima. Quello che per noi è fondamentale è mantenere ben saldi i nostri pilastri: l’avere una base open source, essere indipendenti dalle infrastrutture e continuare a innovare. Gli hyperscaler cambiano e si evolvono, noi dobbiamo cercare di garantire continuità di servizio con la stessa qualità: non vogliamo competere su tutti i fronti contemporaneamente, ma concentrarci sui segmenti di mercato dove sentiamo di poter fare la differenza. È un percorso che in Italia seguiamo da ormai 10 anni al fianco dei nostri partner, insieme ai quali cerchiamo di generare un impatto positivo».