Dalla gestione operativa alla leadership strategica, il CIO come orchestratore di un ecosistema digitale sempre più interconnesso e regolamentato
Il ruolo del chief information officer (CIO) attraversa una profonda evoluzione. Ma c’è una differenza sostanziale e anche esistenziale tra un CIO moderno, che adotta buone pratiche consolidate e un CIO d’avanguardia, che le reinventa o le anticipa. Secondo Gartner, i “digital vanguards” guidano le iniziative digitali, condividendo responsabilità e leadership nell’esecuzione dei progetti. Sotto questa denominazione rientrano i leader IT più innovativi che si distinguono per la capacità di creare team “fusion” multidisciplinari, composti da CIO e CXO, che collaborano fianco a fianco per raggiungere obiettivi comuni e concreti, abbandonando il tradizionale approccio operativo a silos per assumere un ruolo sempre più strategico e trasversale all’interno dell’organizzazione.
Questa contaminazione di ruoli e competenze diventa determinante nell’affrontare le nuove normative europee come il Digital Operational Resilience Act (DORA) e la Network and Information Security Directive 2 (NIS2), che impongono requisiti stringenti in materia di sicurezza informatica, gestione del rischio digitale e resilienza operativa, in quanto la crescente interconnessione tra i dipartimenti IT, legali e di compliance rappresenta non solo un requisito normativo, ma la base per costruire un ecosistema integrato.
Uno degli aspetti più importanti evidenziati da Gartner è la necessità di una sinergia con i dipartimenti legali e di compliance, che non si limita alla semplice condivisione delle informazioni, ma implica lo sviluppo di un linguaggio comune, la definizione di processi condivisi e la creazione di team interfunzionali capaci di affrontare le sfide normative con un approccio integrato, superando le tradizionali barriere organizzative e le differenze culturali. Il CIO deve trasformarsi in un vero e proprio orchestratore di un ecosistema digitale sempre più regolamentato. Questa evoluzione richiede una nuova consapevolezza e competenze trasversali, che superano la dimensione tecnica.
Il nuovo CIO deve infatti acquisire una solida comprensione delle implicazioni legali legate alle scelte tecnologiche. Non si tratta di sostituirsi ai giuristi, ma di saper dialogare con loro in modo efficace, traducendo il linguaggio dell’IT in termini comprensibili a chi si occupa di normative e compliance – e viceversa. Questa funzione di “interprete” tra mondi diversi è fondamentale per allineare gli obiettivi tecnologici con le esigenze regolatorie e integrare la compliance nella strategia fin dalle prime fasi, adottando un approccio “compliance by design”, in modo da prevenire le criticità, invece di gestirle a posteriori. In questo scenario, la gestione del rischio deve ampliarsi: non basta più occuparsi della sicurezza informatica in senso stretto, è necessario abbracciare una visione olistica che tenga conto anche delle vulnerabilità legali, reputazionali e di business.
Infine, questa nuova postura richiede una leadership capace di guidare team interfunzionali, dove IT, legale e compliance lavorano insieme in modo integrato. Solo così sarà possibile affrontare la complessità normativa che caratterizza la trasformazione digitale, trasformandola da freno a leva strategica. Secondo Gartner, questa evoluzione non è soltanto una risposta necessaria alle crescenti esigenze di conformità normativa, ma rappresenta anche un’opportunità strategica per il CIO di ridefinire il proprio ruolo, affermandosi come attore centrale nella governance aziendale.
Se tecnologia, regolamentazione e business sono sempre più interconnessi, il CIO ha la possibilità di uscire dall’area operativa per assumere una posizione di leadership nel disegno delle scelte strategiche dell’organizzazione.
Luca Seravalli CIO di Duferco Energia Spa