A cura di Marco Bubani, Direttore Innovazione VEM sistemi
Il 2026 si preannuncia un anno di trasformazioni significative per le imprese italiane, spinte dall’adozione sempre più diffusa dell’intelligenza artificiale, dalla modernizzazione delle infrastrutture e dalla ricerca di un equilibrio sostenibile tra tecnologia, sicurezza e benessere dei dipendenti. In questo contesto, VEM sistemi condivide le proprie predictions per il 2026, individuando i trend chiave che guideranno lo sviluppo IT, l’innovazione, la gestione dei dati e la governance aziendale, delineando uno scenario in cui tecnologia, processi e persone si intrecciano, offrendo alle aziende nuove opportunità di efficienza, sicurezza e crescita sostenibile.
Governance dell’AI
Nel 2026 l’adozione dell’AI da parte delle aziende sarà sempre più diffusa, sebbene spesso ancora non pienamente governata. È un passaggio naturale: l’AI sta entrando rapidamente nei processi, negli strumenti e nelle decisioni quotidiane delle aziende. Di conseguenza, cresce la necessità di supportare le imprese nel definire una governance efficace, che garantisca un utilizzo consapevole, sicuro e allineato alle loro priorità di business.
In questo ambito, osserviamo due esigenze sempre più evidenti. La prima riguarda la regolamentazione dell’uso dell’AI: molte aziende chiedono un accompagnamento consulenziale per stabilire policy interne, linee guida e processi che permettano ai collaboratori di utilizzare l’AI in modo controllato, evitando rischi legati alla condivisione involontaria di informazioni sensibili o strategiche verso piattaforme pubbliche. Il tema della sicurezza, infatti, è trasversale: dietro alle opportunità di efficientamento portate dall’AI si nascondono nuove superfici d’attacco e nuove forme di esposizione dei dati.
La seconda esigenza riguarda il “da dove cominciare”. Molte aziende usano l’AI già integrata nei prodotti che utilizzano quotidianamente, ma non hanno ancora una visione chiara di come sfruttarla in modo mirato e vantaggioso. Qui entra in gioco la consulenza strategica che prevede il supporto ai clienti nell’analisi dei loro processi per individuare le aree dove l’AI può generare valore reale. L’approccio è simile a quello della digitalizzazione: senza un’analisi preliminare, si rischia di “automatizzare le inefficienze”. Per questo il primo passo è comprendere se il processo è ottimizzato; solo allora l’AI può portare benefici concreti, soprattutto nelle attività ripetitive, dove permette di ridurre errori, velocizzare le operazioni e migliorare la qualità complessiva del lavoro.
L’evoluzione dei Data Center verso Data Center AI ready
Nel 2026 assisteremo a un’accelerazione decisa verso data center progettati nativamente per sostenere i carichi computazionali dell’AI. L’evoluzione dell’intelligenza artificiale, infatti, non riguarda solo gli algoritmi ma anche – e soprattutto – le infrastrutture che devono alimentarli. I data center diventeranno sempre più AI-ready, cioè architetture pensate fin dall’inizio per supportare workload ad altissima intensità, garantire prestazioni elevate e mantenere stabilità, efficienza e continuità operativa.
Se l’AI rappresenta il “cervello”, i data center ne sono i “muscoli”: strutture in grado di generare, sostenere e scalare la potenza necessaria. Questo implica investimenti su GPU, sistemi di raffreddamento avanzati e capacità energetiche di nuova generazione.
Proprio il tema energetico sarà uno dei punti più critici e discussi nel 2026. L’AI è notoriamente energivora e richiede infrastrutture che sappiano garantire potenza elettrica, efficienza e sostenibilità. Vedremo quindi una crescente attenzione a modelli di alimentazione innovativi, ottimizzazione dei consumi, recupero del calore e utilizzo responsabile delle risorse idriche. I data center saranno chiamati a trovare un equilibrio tra crescita della capacità computazionale e sostenibilità ambientale, riducendo l’impatto energetico senza limitare la possibilità di scalare i servizi AI.
Cloud e AI e la geopatriation dei dati
L’anno prossimo il rapporto tra cloud e AI sarà ancora più stretto: la maggior parte dei modelli continua infatti a funzionare su infrastrutture degli hyperscaler, erogate in modalità as-a-service e quindi profondamente legate alle piattaforme cloud globali. Tuttavia, proprio questa interdipendenza sta accelerando un nuovo trend ormai evidente: non più solo repatriation, ma geopatriation. Le aziende stanno diventando sempre più sensibili al dove i propri dati vengono realmente elaborati, trasformati e utilizzati per alimentare applicazioni e servizi strategici.
Questa attenzione sta alimentando un crescente interesse verso provider regionali e regional data center, capaci di offrire servizi cloud e AI con maggiori garanzie di localizzazione e sovranità dei dati. Anche se gli hyperscaler assicurano la residenza dei dati in Europa, restano comunque realtà americane o cinesi soggette alla governance dei propri Paesi d’origine — un elemento che molte aziende europee valutano con crescente cautela.
Parallelamente, vediamo un aumento dei progetti orientati alla costruzione di isole di data center per l’AI on-prem, così da allenare i modelli direttamente all’interno dell’azienda. Una scelta che risponde all’esigenza di controllo totale su dati.
Il trend chiave del 2026 sarà quindi proprio la geopatriation: riportare “a casa”, in senso geografico, normativo e strategico, la gestione dei dati e dei modelli AI. Una direzione che ridefinisce il rapporto tra cloud, AI e sovranità digitale, aprendo nuove opportunità per i provider regionali e per chi saprà offrire infrastrutture affidabili, trasparenti e pienamente allineate agli standard europei.
Observability
Nel 2026 la observability diventerà sempre più centrale per le aziende e per chi eroga servizi IT. Non si tratta più solo di monitorare lo stato di salute di infrastrutture o applicazioni: l’obiettivo è comprendere le cause e i motivi alla base di eventuali anomalie o problemi. Con infrastrutture sempre più distribuite, complesse e articolate, diventa fondamentale disporre di strumenti che consentano di avere una visione completa, puntuale e predittiva dello stato dei sistemi, riducendo rischi operativi e ottimizzando le performance dei servizi erogati.
In questo contesto, VEM sistemi sta investendo significativamente: la piattaforma storica MyVem è stata completamente rinnovata e, attraverso il progetto Glass – annunciato al VemLive 2025 – offre agli operatori strumenti avanzati per comprendere e tenere sotto controllo lo stato di salute delle infrastrutture. Glass rappresenta un passo avanti verso una gestione proattiva e intelligente, dove osservare significa anche anticipare e prevenire criticità, garantendo maggiore efficienza e sicurezza alle aziende clienti.
Modernizzazione applicativa: infrastrutture e applicazioni sempre più distribuite
Nel 2026 la modernizzazione applicativa continuerà a trasformare il modo in cui le aziende progettano e gestiscono i propri sistemi IT. Le applicazioni non saranno più un unico blocco monolitico, ma diventeranno sempre più composte da componenti distribuite, ognuna ottimizzata per funzionare nel contesto più efficiente.
Ad esempio, alcune parti di un’applicazione possono essere eseguite internamente, on-prem, mentre altre componenti che richiedono capacità di AI vengono eseguite su hyperscaler, dove la disponibilità e la scalabilità della tecnologia sono maggiori. Questa modularità consente alle aziende di integrare più facilmente funzionalità avanzate come l’AI, combinando prestazioni elevate, flessibilità e costi ottimizzati.
La conseguenza naturale è una infrastruttura più distribuita e applicazioni più frammentate, che richiedono strumenti avanzati per essere governate efficacemente.
Cybersecurity
Nel 2026 la cybersecurity rimarrà un trend trasversale, strettamente collegato a ogni evoluzione applicativa e infrastrutturale. Ogni cambiamento digitale apre infatti nuovi scenari di minaccia: l’AI non è più solo uno strumento di innovazione, ma anche un acceleratore di sofisticazione per gli attacchi informatici. Le minacce stanno diventando più economiche, accessibili e personalizzabili grazie all’AI, aumentando la loro velocità, capacità e potenziale impatto sulle aziende.
Di fronte a questo scenario, chi deve proteggere le infrastrutture digitali ricorre all’AI per difendersi dall’AI. Stanno emergendo soluzioni che aiutano le aziende a comprendere e governare l’uso interno dell’AI, prevenendo rischi derivanti da comportamenti non controllati, come il prompting di dati sensibili.
Allo stesso tempo, le piattaforme di detection & response evolvono: grazie all’AI, è possibile supportare gli analisti nella selezione e correlazione degli eventi critici, filtrando e individuando solo le situazioni di reale pericolo. L’AI gioca un ruolo fondamentale anche nell’incident response, permettendo di reagire più rapidamente alle minacce e allineandosi a requisiti normativi come quelli della NIS2, che richiedono piani di risposta efficaci e tempestivi.
Per VEM sistemi e per la sua controllata Certego, il 2026 sarà quindi un anno in cui la cybersecurity continuerà a intrecciarsi con l’AI, offrendo nuove opportunità di protezione, automazione e governance, trasformando la difesa digitale in un processo più proattivo e intelligente.
Multi-agent AI
Il 2026 segnerà l’inizio della diffusione della Multi-agent AI. Il prossimo anno sarà possibile iniziare a vedere i primi agenti AI in grado di dialogare tra loro, scambiarsi informazioni e collaborare per svolgere compiti più complessi di quelli gestibili da un singolo agente.
Questi agenti sono addestrati su modelli di linguaggio ampi, ma con un focus verticale sulle funzioni specifiche che devono assolvere, rendendoli altamente specializzati e capaci di interagire sia con gli esseri umani sia tra di loro. La cooperazione tra agenti permette di affrontare processi articolati, generando risultati più sofisticati e integrati rispetto a quanto possibile fino a oggi.
Guardando oltre, si intravede anche il potenziale passaggio dell’AI nel mondo fisico, sebbene questo trend sarà più graduale a causa di questioni etiche e normative. Nel 2026, quindi, la Multi-agent AI rappresenterà il primo passo verso un ecosistema in cui agenti collaborativi e intelligenti potranno gestire attività complesse, aprendo nuove possibilità applicative e strategiche per le aziende.
Work-life balance e collaboration
Anche per il prossimo anno le aziende continueranno a mettere al centro il work-life balance, cercando soluzioni tecnologiche che consentano ai dipendenti di conciliare vita lavorativa e privata senza compromettere produttività e collaborazione. I sistemi di collaboration – quelli che oggi permettono di dialogare, condividere e coordinare il lavoro in modo fluido – continueranno a evolversi, arricchiti da funzionalità di AI e interfacce sempre più intuitive.
Dopo l’esperienza del lavoro da remoto post-Covid, le aziende hanno compreso che né il lavoro totalmente a distanza né il ritorno esclusivo in ufficio rappresentano il modello ideale. Ciò che emerge è un equilibrio dinamico, dove spazi fisici condivisi e strumenti digitali avanzati convivono, permettendo alle persone di collaborare e gestire il proprio tempo in maniera più equilibrata.
Nel 2026, quindi, le tecnologie di collaboration non saranno solo strumenti operativi, ma leve strategiche per costruire ambienti di lavoro più flessibili, inclusivi e orientati al benessere dei dipendenti.


































