La natura si ribella e l’uomo se ne approfitta

Finalmente! Era ora che qualcuno si prodigasse con solerzia e celerità a difendere i diritti lesi degli impotenti consumatori.

Qualcuno, infatti, sta muovendo i primi passi per risarcire il danno subito da tutti quegli sfortunati passeggeri che hanno assistito alla cancellazione del proprio volo dovuta all’inibizione dello spazio aereo di buona parte d’Europa a seguito della gigantesca nuvola di ceneri sprigionata dall’oramai noto vulcano islandese.

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Nel Regno Unito il dipartimento di tutela dei consumatori in seno alla “Civil Aviation Authority” – omologo organo del nostrano ENAC – nella persona del direttore Frank Adam sta cercando di contattare attraverso la posta elettronica tutti i soggetti incappati nella sventurata vicenda.

I presupposti per cui sarebbe riconosciuta una cifra forfettaria di 2.000 sterline procapite a titolo di indennizzo si fonderebbero sulla normativa europea che prevederebbe la responsabilità solidale delle compagnie aeree nei confronti di tutte quelle persone alle quali viene impedito di fruire dei servizi aerei a causa della chiusura degli aeroporti.

L’Ente ha stanziato un fondo pari a 25.000.000 di sterline per anticipare i rimborsi perché le linee aeree, a quanto pare, non sarebbero disposte a sborsare neanche il becco di un quattrino avvalendosi della presunta clausola “evento naturale imprevisto determinato dalla volontà divina”.

Una volta soddisfatti tutti i danneggiati, comunque, l’Autorità, sicura di vincere la causa, si rivarrà sulle società aeree davanti alla Corte Europea.

Stavolta, contrariamente a quanto si è abituati ad assistere per questo genere di procedure, le incombenze che ricadono in capo ai mancati viaggiatori sono davvero di agevole adempimento.

E’ sufficiente replicare alla mail ricevuta e fornire i propri dati anagrafici, l’indirizzo di residenza, un riferimento telefonico per essere eventualmente contattati e copia di un documento valido per l’espatrio.

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Un procedimento talmente snello che non viene neanche richiesta la copia del titolo di viaggio per dimostrare l’esistenza del requisito; saranno gli uffici dell’istituzione che provvederanno a verificarne la sussistenza.

Potrebbe, però, essere pretesa una quota a parziale copertura dei costi amministrativi sostenuti dall’organizzazione attraverso l’invio di una somma con bonifico bancario.

Non sarà, per caso, un’altra trovata di qualche furbacchione, che, anche se probabilmente non si arricchirà, di certo entrerà in possesso di parecchie identità?

Lo si potrebbe domandare direttamente a mister Frank Adam… se esistesse davvero…