IBM, il cloud diventa Smart

IBM Smart Cloud – la suite di prodotti, soluzioni e servizi dedicati al cloud – si estende e si arricchisce di nuove componenti per aiutare le aziende a tradurre l’IT in un effettivo vantaggio competitivo. Obiettivo, semplificare l’adozione del cloud, in tutte le sue possibili declinazioni, trasformando i modelli di business e dando vita a una diversa strategia di sourcing

“Mobile, social, business analytics sono i fattori che costituiscono i driver del cloud”, afferma Eva D’Onofrio, vice president Global Technoloy Services di IBM. “Esiste oggi un’opportunità per ripensare i processi in un’ottica del tutto diversa dal passato, dice Mauro Bonfanti, director industry solution software. I vantaggi sono evidenti: riduzione dei costi, in termini di acquisizione di tecnologia; scalabilità, e quindi flessibilità nel consumo di potenza elaborativa; time to market, ovvero velocità nella messa a punto dei servizi”.

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Quale cloud per le aziende?

 

 

Quale tipo di approccio al cloud si sta configurando da parte delle aziende? Quale trasformazione si sta attuando in merito alle strategie di approvvigionamento delle risorse? “Non esiste un univoco orientamento, afferma Alessandra Brasca, responsabile dello sviluppo e della vendita di soluzioni cloud per IBM Italia. Le organizzazioni valutano di volta in volta la migliore implementazione rispetto al servizio che si vuole erogare. Ciò significa poter mettere in gioco cloud eterogenee, pubbliche e private, in una dimensione che avrà connotazioni sempre più ibride”.

Secondo Brasca “continuerà a esistere un apparato informatico di tipo tradizionale, a supporto delle applicazioni core, ma attorno a queste si moltiplicheranno blocchi di tecnologia in riferimento a nuove applicazioni e servizi. Singole nuvole verranno create in una logica privata, a potenziamento delle infrastrutture oggi in essere, mentre si assisterà a un progressivo affiancamento di cloud pubbliche. Sarà sempre più difficile distinguere tra infrastruttura pubblica e privata, aggiunge Brasca. Per una serie di servizi, il cloud interesserà trasversalmente infrastrutture interne ed esterne alle aziende. Saremo in presenza di un deployment ibrido e avrà sempre più valore la capacità di gestire-orchestrare un agglomerato composito di infrastrutture, piattaforme e applicazioni”. Cruciale, in questo senso, è tutta la componente di middleware di derivazione Tivoli, ovvero tuto il software che abilita la sincronizzazione delle diverse risorse abilitanti l’interazione-integrazione delle diverse nuvole.

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Vi sono, dunque, aziende che ritengono vantaggioso introdurre una logica OPEX, riducendo le spese in conto capitale e sfruttando la modalità software as a service, altre che considerano più opportuno creare tutto al proprio interno, sviluppando singole cloud dedicate. Insomma da una parte si attua un disaccoppiamento perfetto tra tecnologia e servizio, dall’altra, invece, si mantiene un controllo completo dell’infrastruttura, della piattaforma e dell’erogazione.

“L’impegno di IBM – conclude Brasca – è mettere le organizzazioni nella condizione di potere adottare una strategia differenziata di sourcing dell’IT fornendo tutte le componenti che servono per attuarla e gestirla nelle diverse declinazioni. Significa, in definitiva, dare modo alle aziende di espandere il proprio business tramite criteri innovativi di approvvigionamento della tecnologia e delivery delle applicazioni”.