La Cina è invivibile, meglio un viaggio di non ritorno su Marte

10mila cinesi hanno aderito alla missione Mars One che vuole colonizzare Marte per il 2023. La stampa di regime si scaglia contro il progetto mentre il web sottolinea come la larga adesione derivi dalle pessime condizioni di vita nel Paese

Sono oltre 10mila i cinesi che hanno deciso di aderire alla progetto Mars One, un viaggio verso Marte previsto per il 2023 al fine di realizzare la prima colonia umana sul Pianeta. Iscrivendosi all’indirizzo apply.mars-one.com, i futuri astronauti parteciperanno a un social contest in cui sarà una votazione web a decidere chi saranno i 20 fortunati a partire verso Marte. La risposta dei cinesi è stata sorprendente. Il numero di adesioni provenienti dal Paese orientale è secondo solo agli Stati Uniti, che contano 17mila volontari. La stampa di regime si è detta contraria al progetto mentre il web sostiene la libertà di scegliere se partecipare o meno.

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Un viaggio di non ritorno

La stampa del Partito, come l’agenzia Xinhua e la China Central Television, hanno fortemente criticato il progetto affermando che si tratta solo di una trovata pubblicitaria e che se anche ci fosse davvero la possibilità di raggiungere Marte, sarebbe comunque un viaggio di non ritorno, visto che i tecnici di Mars One non hanno ancora risolto il problema del rientro sulla Terra. Sono state mosse accuse anche sul fatto che la società no-profit olandese richieda una quota d’iscrizione per lucrare su quello che è “un sogno irrealizzabile”.

Marte è meglio della Cina inquinata

Sul web si è invece mosso il partito pro viaggio su Marte. I netizen cinesi sottolineano come i loro concittadini che hanno scelto di partecipare intendono fuggire da un Paese dove l’inquinamento ambientale e cittadino è tale che non è più possibile viverci. Recentemente infatti la Cina ha confermato l’esistenza di veri e propri villaggi del cancro. “Gli americani sono spinti dalla sete di avventura, i cinesi dalla voglia di scappare da qui”, scrive in un editoriale il China Business Journal.

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