Inizia l’era della machine-to-machine communication

Al convegno annuale di Ericsson Italia emerge il ritratto di una realtà resa più intelligente da 50 miliardi di dispositivi connessi

Come sarà fatto un mondo in cui attraverso le reti di telecomunicazione diversi miliardi di individui, ma soprattutto decine di miliardi di sensori, oggetti, macchine, saranno in grado di comunicare in tempo reale e continuativamente tra loro? La connettività estesa e quella che viene ormai chiamata “Internet delle cose” è stato il tema dell’evento annuale che Ericsson organizza ogni anno a Roma, chiamando a discutere i protagonisti dell’imprenditoria privata e della Pubblica Amministrazione e i rappresentanti di tutte le istituzioni.

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La stima più attendibile, ha esordito Cesare Avenia, storico amministratore delegato di Ericsson Italia, nominato recentemente chief brand officer del gruppo a livello internazionale, è di 50 miliardi di dispositivi connessi entro la fine del decennio che si sta per aprire. Un periodo che, dopo la prima fase di “attacco” della curva di penetrazione della mobilità, con il traguardo dei 5 miliardi di telefonini ormai consolidato e ampi margini di espansione per il nuovo fenomeno del mobile Web, vedrà la grande esplosione della cosiddetta machine-to-machine (M2M) communication.

Siamo di fronte a una potenziale “Ict Revolution”, «un momento cruciale nel quale l’evoluzione dell’Ict sarà un elemento cruciale di competitività e avrà un impatto sempre più determinante sull’economia e sulla società, generando uno sviluppo sostenibile e migliorando la qualità della vita», ha dichiarato Cesare Avenia. Solo in termini economici e occupazionali una ricerca condotta da Ericsson dimostra come ogni 10% di incremento di penetrazione di banda larga genera un aumento dell’1% del Pil; così come, per ogni 1.000 nuovi utenti di banda larga, si creano 80 nuovi posti di lavoro.

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Per raccontare i possibili scenari che nasceranno da una realtà fertilizzata dalla smart dust, la polvere intelligente, Ericsson ha chiamato Carlo Ratti, ricercatore del Senseable City Lab del Mit a Boston, che ha distillato per il pubblico riunito in uno dei più suggestivi monumenti storici del centro di Roma, l’edificio ottocentesco ricavato tra le vestigia del millenario Tempio di Adriano, la visione delle città del futuro, dove i trasporti, le infrastrutture, persino i monumenti e gli arredi urbani saranno in grado di autogestirsi e interagire con utenti e visitatori.

«La moltiplicazione delle connessioni digitali, soprattutto in ottica M2M, consente di ridurre le inefficienze del sistema cittadino, ottimizzando, per esempio, la mappatura e la mobilità urbana attraverso una gestione sostenibile», ha spiegato Ratti.

Tra i testimonial del mondo dell’impresa e dei servizi il racconto più “impattante” viene dal caso dell’ospedale pediatrico romano del Bambin Gesù che, grazie alle infrastrutture wireless all’interno dell’ospedale e con l’aiuto della remotizzazione, punta a trasformare radicalmente il concetto di cura delle malattie infantili, introducendo concetti come il “letto connesso” che offrirà ai giovani degenti l’inedita possibilità di essere sempre in contatto con il mondo esterno, con le famiglie e la scuola, usufruendo al contempo di una tavolozza praticamente infinita di contenuti o occasioni di svago.

Se aziende di grandi dimensioni come Acea (distribuzione di energia e servizi alla città) o Electrolux, si sono soffermati su aspetti noti come le smart grid – le reti elettriche intelligenti in grado di incidere profondamente sull’ottimizzazione dell’erogazione di energia da fonti diverse e la riduzione di costi e sprechi – o la domotica e il telecontrollo di elettrodomestici altrettanto furbi, le implicazioni più inedite scaturiscono dall’intervento di Luca Orsini, titolare di uno dei vitigni più prestigiosi del Chianti.

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La possibilità di sfruttare in tempo reale informazioni meteorologiche e ambientali raccolte dai sensori, ha sottolineato Orsini, può rendere molto più efficiente e produttiva una attività come la viticoltura e la vinificazione, che la tenuta della famiglia Orsini, Le Cinciole, gestisce continuando comunque a rispettare i rigorosi canoni dell’agricoltura biologica.

Nella seconda parte, il convegno romano ha offerto anche la possibilità di confrontarsi con gli attori istituzionali chiamati a dare una grossa mano affinché le visioni illustrate da Ratti e dagli imprenditori e service provider possano diventare una realtà concreta in una nazione che alla soglia della rivoluzione pronosticata da Avenia sconta parecchi ritardi sul piano infrastrutturale e regolamentare.

Il presidente di Agcom, Corrado Calabrò ha animato un discorso vibrante e non scevro di polemiche a proposito della necessità di sfruttare a vantaggio delle infrastrutture wireless il cosiddetto “dividendo digitale”, il patrimonio di risorse spettrali generato dalla imminente conclusione del passaggio dalla televisione analogica a quella digitale.

L’esortazione di Calabrò è stata subito raccolta dal panel finale che ha chiamato sulla pedana del tempio adrianeo i rappresentati delle principali telco nazionali e la loro rappresentante in Confindustria Asstel. Il settore ha invitato in modo esplicito l’esecutivo ad agire in favore di una equa ripartizione del dividendo digitale, senza far pesare sugli operatori tutti gli oneri finanziari dell’infrastruttura a banda larga senza-fili su cui dovrà poggiare il Web delle cose.

Con l’intervento conclusivo del ministro Paolo Romani sono arrivati, in tempo reale, una prima risposta e un impegno in tal senso. Purtroppo – ma questo Ericsson non poteva prevederlo – sull’esecutivo italiano si stavano già addensando i venti di una crisi che rischia di vanificarlo.

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