Chi ha paura del Cloud?

Uno dei freni maggiori allo sviluppo del Cloud è rappresentato dai rischi inerenti la sicurezza. Le aziende hanno paura di perdere i loro preziosi dati. È ora di sfatare il tabù

Il Cloud non è più solo un trend, un argomento discusso in tutti i convegni ma è diventato un fatto. È proprio di qualche giorno fa la pubblicazione di un nuovo studio di Microsoft realizzato da IDC dal titolo ‘L’impatto del Cloud Computing sull’occupazione‘. Il documento spiega che, a livello globale, gli investimenti in servizi Cloud pubblici e privati creeranno circa 14 milioni di posti di lavoro in tutto il mondo tra il 2011 e il 2015 e saranno in grado di generare nuovi profitti aziendali per un valore di 1,1 miliardi di dollari l’anno.

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Anche per l’Italia le prospettive sembrano essere interessanti e rosee. Sempre secondo l’IDC, il Cloud computing genererà in Italia oltre 80mila nuovi posti di lavoro entro il 2015, passando da 67.500 a circa 152.000 figure legate alla Cloud pubblica e privata all’interno delle aziende e più in generale nell’intero sistema IT.

Quindi tutto bene. In realtà è ancora diffusa la paura all’interno delle aziende a causa spesso di una cattiva informazione. Quasi tutte le organizzazioni, sia private, sia pubbliche, quando pensano al Cloud computing, sono preoccupate dalla sicurezza delle Informazioni che spesso risulta essere un fattore inibitore.

A mantenere questa situazione di incertezza sono alcuni esperti di sicurezza che indicano come la visibilità ed il controllo siano ancora elementi mancanti nel Cloud. “L’avvento del Cloud computing, e i nuovi interessi dei cyber criminali rendono necessario lo sviluppo di nuove tecnologie”. Eugene Kaspersky, Ceo e cofondatore di Kaspersky Lab

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In risposta a questa visione negativa vi è un nutrito numero di esperti che afferma esattamente il contrario. Ossia, in molti casi, i dati nel Cloud sono più al sicuro rispetto a quelli in un’installazione on-premise, specialmente per quelle piccole organizzazioni che non abbiano le risorse da dedicare a tecnologie di sicurezza e che non possono permettersi uno staff esperto.

Nel momento in cui le società o le persone utilizzano i servizi in Cloud e affidano i propri servizi IT a terze parti, consegnano a tutti gli effetti la riservatezza, l’integrità e la disponibilità dei loro dati e sottomettono tutte queste informazioni alla legislazione del territorio sul quale depositano i dati.

La fiducia è un elemento essenziale per la sicurezza informatica. L’utente normale già deve fidarsi dell’hardware, del sistema operativo, del software, dell’Internet provider. Un crash del sistema, un baco nel software, sono elementi che possono minare la sicurezza dei dati. Il Cloud computing aggiunge un ulteriore elemento di preoccupazione. Finché il computer è all’interno della propria rete, si hanno tutti i mezzi per proteggerlo. In un modello come quello del Cloud computing, non vi è altra possibilità che fidarsi di chi offre il servizio.

Tuttavia non si possono negare i vantaggi legati all’utilizzo del Cloud: le applicazioni aziendali tradizionali sono da sempre molto complicate e costose. La quantità e la varietà di hardware e software necessari per la loro esecuzione, a volte sono in numero elevato. È necessario, quindi, disporre di un team di esperti per installarle, configurarle, testarle, eseguirle, proteggerle e aggiornarle.

Il Cloud computing elimina tutti questi problemi perché non richiede al cliente di gestire l’hardware e il software, in quanto, a occuparsene è un fornitore esperto. L’infrastruttura condivisa offre un funzionamento simile a quello dei servizi pubblici: l’utente paga solo le funzionalità necessarie, gli aggiornamenti sono automatici e diventa semplice anche la scalabilità verso l’alto o verso il basso. Con un’applicazione Cloud, è sufficiente aprire un browser, accedere, personalizzare l’applicazione e iniziare a usarla.

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Ovviamente i benefici maggiori sono per quelle aziende che hanno decine o centinaia di applicazioni.

Bisogna in sintesi avere il coraggio di rischiare vincendo la paura di non dominare completamente i sistemi, altrimenti il rischio è di perdere opportunità di business e di rinchiudere la propria azienda in una torre d’avorio solo apparentemente più sicura.