Vincos dà i numeri

Vincenzo Cosenza è un esperto di comunicazione digitale, un blogger, un’analista che per passione e per lavoro studia la Rete e le connessioni che lì si creano e si trasformano. Ha appena pubblicato “Social Media ROI” per Apogeo.

Negli ultimi anni in Italia molti hanno scritto dei social network ma pochi hanno utilizzato un approccio analitico e basato su numeri e fatti come Vincenzo. Non è un caso che alcune sue analisi siano state riprese anche fuori dal nostro Paese. Con lui abbiamo discusso a 360° sull’evoluzione della comunicazione digitale e capito qualcosa in più sulle dinamiche della Rete.

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Sono convinto che nei social network che si stanno diffondendo molto rapidamente in Italia ci sia molto valore, che ne pensi? Se è vera questa affermazione, le aziende se ne sono rese conto?

Il primo valore che non va sottovalutato ne dimenticato è quello di dare alle persone la possibilità di entrare in connessione, quindi di far sentire la propria voce, questo è di per sé un valore aldilà del fatto che poi queste persone condividano le foto dei gattini o portino avanti delle lotte di tipo sociale e politico.

Di questo le aziende se ne stanno accorgendo; hanno capito che spesso quello che le persone dicono in una rete sociale si diffonde in modo molto rapido e quindi può creare dei problemi alle aziende. Oggi succede che solo nel momento in cui arriva la crisi, questa rappresenta un campanello d’allarme per le aziende che capiscono che devono impegnarsi un po’ di più in Rete e utilizzare i social network, magari farlo alla maniera delle persone, quindi non in maniera smaccatamente promozionale ma entrando in una sorta di connessione vera ed emozionale con gli altri.

Bisogna costruire una relazione seppur mediata dalla Rete che ha bisogno di tempo per svilupparsi.

Dal punto di vista tecnico quali devono essere gli strumenti e le metodologie per gestire questa mole sempre crescente di dati?

C’è sicuramente un enorme problema di filtri, le piattaforme attuali infatti non aiutano in quanto sono pensate per gestire il flusso in tempo reale e di fatto non consentono una ricerca delle cose precedenti ed una conservazione delle stesse. Un’azienda deve perciò cercare e testare sul mercato quelle soluzioni che permettono un monitoraggio delle conversazioni in Rete che sia sicuramente in tempo reale ma che permetta anche di avere uno storico delle conversazioni e che permetta di fare delle analisi approfondite. Io diffido sempre di quei software che sono automatizzati completamente perché credo che il software sia importante per raccogliere e filtrare i dati ma poi c’è bisogno di un’analista che s’intenda di comunicazione e che capisca il vero valore dei dati e li sappia mettere a sistema ed estrapolare da lì degli insights interessanti per le aziende.

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Una delle tue attività recenti è l’osservatorio sull’uso dei Social Networks da parte della aziende, quali sono i risultati?

Devo dire che quello che si nota purtroppo è la morte dei corporate blog; le aziende italiane non sono riuscite a cavalcare l’onda ed utilizzare al meglio questo strumento fondamentale come il blog per avere credibilità in rete e stabilire una connessione con i propri utenti e consumatori.

Questo è avvenuto perché hanno avuto molta paura di questo strumento, paura di un eccesso di esposizione e di ciò che non potevano controllare. Quindi, quasi inconsapevolmente, spinti dal successo di Facebook hanno deciso di aprire una pagina sul social network più grande del mondo. Questo ha stimolato le aziende a iniziare una comunicazione meno convenzionale, con un pubblico attivo, che è pronto a ricevere informazioni ma anche a criticare, quando qualcosa non va. Ciò sta portando le aziende a capire che non possono parlare senza ascoltare e dialogare. Che la pagina Facebook non va gestita come un canale di comunciazione unidirezionale, ma come uno spazio di dialogo.

 Qual è l’azienda che meglio si muove sui SN?

La nostra analisi ha coinvolto circa 100 aziende italiane in cinque settori. I primi ambiti analizzati, sono stati l’automotive e il consumer electronics. Per quanto riguarda il settore dell’elettronica di consumo è emerso evidente lo strapotere ed il grande successo di Nokia Italia. La filiale italiana ha raggiunto questo risultato grazie ad una gestione oculata della loro pagina Fb del canale su youtube piuttosto che dell’account twitter. accumulando perciò un punteggio, basato su varie metriche, molto maggior rispetto ai suoi competitor.

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In ambito automotive Fiat Italia è riuscita bene nel suo intento di costruire una connessione con i consumatori forse valorizzando anche la sua tradizione e storia ma anche perché ha iniziato ad approcciare questi nuovi mezzi molto tempo fa.

In futuro continuerà l’esplosione di nuovi social networks o ci sarà un fenomeno di consolidamento guidato dai principali leader?

Dalle mie ricerche emerge che sempre più nel mondo si va verso una concentrazione di pochi soggetti che aggregano la massa delle persone, chiaramente ci sarà sempre posto per qualche social network di nicchia. Linkedin ha sicuramente costruito una nicchia di interesse (conta quasi 3 milioni di utenti italiani) e pur non avendo i numeri di Facebook continuerà ad essere attraente per i professionisti. Tendenzialmente vedo quindi una concentrazione con Facebook a farla da padrone con forse unico competitor l’astro nascente G+.

Su G+ ti provoco, è possibile che Google abbia scelto di arrivare dopo in un settore quello dei social network che non conosceva per sfruttare poi in un secondo momento appieno la sua forza d’urto?

Non penso che l’abbia fatto apposta, credo sia dovuto a una sottovalutazione del fenomeno dei social network come strumento di connessione tra le persone. La cultura Google è orientata al mondo ingegneristico in cui i protagonisti sono le macchine e non le persone come motore primo per estrapolare estrarre e produrre del informazione/valore. Forse la grande innovazione di Zuckerberg è stata quella di capire che il valore poteva essere estratto dalle persone se gli si dava uno strumento che le aiutasse.

G+ è arrivata dopo per una questione culturale ciò non toglie che ha le carte in regola e i pezzi del puzzle necessari per competere con FB.

Un’altra tua analisi famosa è quella della blogosfera italiana da cui emerge un quadro in cui molti contenuti sono appannaggio di poche persone che sono connesse tra loro e che fungono da Hub , si può parlare di monopolio dell’informazione?

Si può parlare di coda lunga e di testa del fenomeno, cioè ci sono pochi attori che producono molti contenuti e ci sono tanti piccolissimi attori che producono contenuti di valore anche se per pochi lettori, interessati ad uno specifico argomento. Ciò produce varietà nell’ecosistema informativo. Quello che emerge dall’analisi è che si è passati da un nucleo originario di blog amatoriali in cui ognuno condivideva pensieri, foto, video a una situazione in cui si sono affiancati blog di gruppo, aziende di nanopublishing ma anche blog dei giornalisti ospitati dalla testata di riferimento o anche dei magazine online che sono un po’ a cavallo tra il fenomeno blog e i giornali come ad es. come Il Post di Luca Sofri, che prendono alcune cose dai blog come la freschezza e lo stile dei contenuti ma hanno una redazione vera e propria.

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Molti blogger inneggiano alla libertà della Rete, ma le informazioni in Rete spesso sono filtrate dai grandi gruppi, qual è la verità?

C’è questo rischio sicuramente, ma il bello della Rete è che richiede un’attività da parte dell’utente finale che non deve essere pigro nell’assorbimento delle informazioni. La Rete se da un lato potrebbe produrre dei fenomeni di monopolio dell’informazione al tempo stesso con i suoi meccanismi stimola l’utente a fare in modo che sia lui a cercarsi l’informazione o a comparare più fonti tra loro. L’utente della rete sviluppa una sorta di sistema immunitario.

 

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Vincenzo Cosenza è nato a Lauria il 18/12/1973. Ha una laurea in Economia e Commercio e un Master in Management dell’Innovazione alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Ho iniziato a lavorare in Microsoft Italia nel marketing competitivo e nelle pubbliche relazioni. Da fine agosto 2007 è responsabile della sede romana di Digital PR (società del gruppo Hill&Knowlton).

L’attività di ricerca, complementare alla pratica quotidiana nel campo della comunicazione sui social media, lo ha condotto all’apertura del primo Osservatorio Facebook italiano e alla creazione della Mappa Mondiale dei Social Network.

Occasionalmente scrive per Nòva (Il Sole 24 Ore) e fa formazione. In passato ha tradotto “La Bibbia del Marketing su Facebook” di Justin Smith.

Il suo primo libro è “Social Media ROI” (Apogeo), uscito il 17 gennaio in ebook (nelle librerie il 22 febbraio).

Ha anche un blog fotografico: Vincos Images, perchè ama la fotografia e si diletta a praticarla con discreti risultati.