YouTube come Spotify, musica in streaming a pagamento

Aumentano le voci su un’app freemium per ascoltare musica in abbonamento

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Nonostante sia arrivato da poco in Italia Spotify deve già guardarsi alle spalle. Sembrerebbe infatti che la piattaforma di Google YouTube sia pronta ad offrire un servizio di musica a pagamento. Legato a Google Music, anch’esso arrivato in Italia da meno di un anno, il motore di ricerca video punterebbe ad essere una piattaforma di fruizione video musicale in abbonamento, almeno secondo Fortune. Il lancio non sarebbe nemmeno tanto lontano nel tempo: si parla del 2013 per un lancio worldwide. Sebbene il servizio avrà una vita a sé, sarà strettamente correlato alle altre piattaforme del gruppo come Google Play e Music, con una certa sovrapposizione di funzionalità e caratteristiche (pensiamo magari al rimando all’acquisto di un brano su Music mentre lo si ascolta sul nuovo YouTube).

Le voci

Fortune è stato informato sui fatti da fonti interne che hanno la necessità di rimanere anonime. Attraverso un suo portavoce, YouTube ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Anche se non rilasciamo commenti sulle speculazioni e i rumor su un possibile YouTube a pagamento, ci sono alcune persone, creatori di contenuti, che pensano di poter trarre vantaggio da una modalità di fruizione in abbonamento in aggiunta agli annunci. È quello su cui stiamo ragionando”.

Quale futuro per la musica digitale?

La spesa di musica in streaming e in abbonamento è il conteso che si sta affermando nell’ultimo periodo. Anche in Italia cominciano a prendere piede piattaforme come Spotify e Deezer che permettono di sottoscrivere un abbonamento periodico per fruire di servizi in streaming. YouTube per ora è fuori dal giro e la mossa, se confermata, servirebbe proprio ad aprire una nuova spirale di entrate economiche. La Warner Music Group, che ha stretto un accordo di partnership con YouTube e Google su nuove iniziative, riceve circa il 25% del suo fatturato da musica digitale in streaming. Da un lato YouTube vorrebbe sfruttare il trend, ma c’è il rischio che la piattaforma possa essere abbandonata nel caso diventasse “freemium”, cioè popolata da alcuni contenuti a pagamento.

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