Social Innovation

IFM Academy è la rubrica ideata da IFM Group, in collaborazione con studiosi specializzati, esperti di settore e ricercatori in ambito ICT, con l’obiettivo di riflettere, con un approccio super partes, su tutto ciò che oggi è considerato innovazione nel mondo tecnologico. IFM Academy è uno spazio dove si intrecciano i pensieri e il confronto fra i diversi punti di vista la fa da padrone. Come in una sorta di scuola peripatetica della tecnologia, si affrontano di volta in volta i temi ritenuti più interessanti dal mercato per fornire approfondimenti e spunti di analisi a chi, come noi, opera nel settore delle comunicazioni avanzate. In questo numero parliamo di Social Innovation e di come innovazione e tecnologia insieme possano offrire sempre più una soluzione olistica ai problemi sociali, ambientali e culturali delle nostre città.

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LO SCENARIO

«Le Smart City saranno l’infrastruttura immateriale – un nuovo genere di bene comune – su cui andranno a confluire tutte le azioni in grado di realizzare la Social Innovation». Così il nostro ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Francesco Profumo ha aperto il convegno inaugurale di Forum PA 2012, puntando l’attenzione su questo fenomeno che sta catalizzando sempre più gli interessi del mondo politico.

Secondo Profumo è imprescindibile che la rivoluzione del Sistema Paese passi per la Social Innovation. Con questo termine si fa riferimento alla capacità di una comunità di fondare la sua esistenza sulla condivisione di valori etici, una democrazia partecipata, l’attitudine al cambiamento delle regole e alla creazione e utilizzo di innovazioni scientifiche e tecnologiche. L’analisi di come si svilupperà il mondo nei prossimi decenni e della complessa crisi economica che si sta attraversando, indica che le comunità, qualunque sia la loro connotazione (cittadine, nazionali, ecc), per affrontare le nuove sfide per lo sviluppo devono avere una grande capacità di vivere i cambiamenti più diversi. Cambiamenti derivanti dall’evoluzione scientifica e tecnologica; dal confronto culturale, sociale ed economico con le altre comunità con cui bisogna cooperare e competere; dalle incertezze e i rischi presenti nei piani per l’assicurazione di un benessere minimo o di una cittadinanza inclusiva. Tutto questo può essere gestito al meglio solo attraverso la bussola della Social Innovation, che implica una strategia per la formazione di smart-people che devono vivere secondo i principi dello smart-living in smart-communities o smart-cities.

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«L’innovazione – come ha spiegato il ministro Profumo – va infatti declinata in senso sociale, secondo i principi della condivisione delle buone pratiche e della coesione sociale. In altre parole è necessario ripensare l’offerta dei servizi pubblici in un’ottica di utilità sociale: ogni euro investito in nuove tecnologie deve essere reinvestito anche nel sociale con il duplice obiettivo di migliorare la qualità della vita dei cittadini e contribuire alla crescita economica».

L’INNOVAZIONE TECNOLOGICA

L’evoluzione di Internet ha creato un cambiamento radicale nel modo in cui questa rete, nata per rendere le comunicazioni indipendenti dai canali tradizionali, si propone come il nuovo tessuto connettivo su cui evolve la frontiera dell’innovazione. Internet si trasforma da Internet delle informazioni a Internet delle cose e poi dei sistemi e quindi delle persone.

Internet delle persone perché smartphone, tablet multitouch e altri mezzi di comunicazione hanno liberato gli utenti dai vincoli tecnologici, rendendoli partecipanti attivi e reattivi del fenomeno.

Internet dei sistemi perché le possibili interconnessioni e l’evoluzione dei protocolli aprono all’interazione con applicazioni complesse.

Internet delle cose perché i produttori di Pc e di elettronica di consumo incorporano funzioni intelligenti e di comunicazione nei nuovi dispositivi e in quelli in via di sviluppo. Assistiamo quindi alla nascita di “Internet del tutto” dove si riafferma l’indispensabile ruolo del fattore umano, perché la sfida non sarà più comunicare, ma saper gestire i processi che derivano dalla conoscenza. E’ la frontiera del M2M2P (Machine to Machine to People) dove le macchine e le persone interagiscono secondo i ruoli e i compiti stabiliti dai processi che definiscono gli obiettivi e le possibili inferenze. Solo prestando attenzione alla capacità di inserire nella rete elementi in grado di definire e gestire i processi potremo realizzare una vera comunità intelligente.

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L’intelligenza non risiede, pertanto, nella capacità delle macchine di reagire agli stimoli con algoritmi che, per quanto complessi e sofisticati, sono solo automi e, per ora, non sono in grado di percepire “eventi” più complessi, pertinenti la sfera della socialità e dell’etica.

I PROGETTI

Secondo l’economista americano Jeremy Rifkin sta nascendo un sogno europeo contrapposto a quello americano che si basa sulla costruzione di un futuro nuovo per le città del Vecchio Continente, in cui ogni comune, ogni edificio diventerà intelligente e sarà connesso in rete con gli altri, diventando attivo produttore di energia e altre informazioni. Si tratta di un sogno che di americano ha davvero ben poco, perché è basato sulla famiglia, sulle città, sulle comunità, non sul singolo. Tanti sono i progetti che, in questa fase, si stanno diffondendo in Europa e in particolar modo in Italia con l’obiettivo di trasformare le nostre città in entità intelligenti. La maggior parte dei Comuni italiani si sta attivando per abbracciare lo smart pensiero. Milano, Bologna, Pisa sono già a metà del cammino. Cagliari, ad esempio, ha lanciato il progetto “Muovetevi” con l’obiettivo di migliorare sensibilmente la mobilità in una città che vede, a fronte di circa 350.000 abitanti, il transito di oltre 180.000 veicoli al giorno. L’iniziativa ha portato alla creazione di una sala per la gestione e il controllo del trasporto pubblico e una per il controllo della mobilità privata, fortemente integrate tra loro. Molto interessante è il progetto pilota di Ambient Assisted Living (AAL) che è stato ufficialmente lanciato il 23 maggio a Klagenfurt dalla Regione Carinzia. Si tratta di un’iniziativa che si propone di dotare 14 appartamenti nei pressi di Klagenfurt di sistemi multimediali di remote care – nello specifico Angel Pad, per offrire assistenza, protezione e sicurezza a un gruppo selezionato di soggetti fragili. L’obiettivo è affrontare il tema della “aged population”, migliorando il livello qualitativo della vita degli anziani, attraverso una combinazione di tecnologie di comunicazione, videosorveglianza attiva e multisensorialità. Grazie all’interconnessione di Angel Pad con una centrale operativa, è possibile rispondere alle esigenze degli assistiti, gestire i loro appuntamenti, segnalare scadenze importanti, fornire assistenza per i trasporti e in più, grazie al collegamento con una rete di sensori wireless, è possibile rilevare eventuali situazioni di pericolo quali fughe di gas, allagamenti o addirittura l’assenza di movimento all’interno dell’abitazione per un periodo troppo lungo, garantendo così un intervento immediato. Fra gli altri progetti mirati alla costruzione di una reale smart life, merita particolare attenzione quello di Intesa San Paolo sul monitoraggio dei consumi energetici delle proprie filiali che ha portato nel 2007 all’inserimento di tale dotazione nei capitolati per le ristrutturazioni e le nuove filiali.

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L’OPINIONE

Una nuova politica per la Social Innovation

 

“No taxation without representation”, invocavano a gran voce i padri della democrazia americana. Sarà inevitabile che l’innovazione tecnologica che è alla base del rinnovamento e della crescita sociale auspicata non solo dal ministro Profumo, dopo aver impattato sui metodi della produzione, dei servizi e dei consumi, investa prima o poi tutto il sistema di rappresentanza politica. Non si può pensare che cittadini delle smart cities, gli e-studenti, i knowledge worker, gli imprenditori delle startup e delle aziende dinamiche si affidino a parlamenti e governi costruiti con regole ottocentesche e basati su meccanismi di creazione del consenso fermi alle modalità e ai media dell’era pre-Web.

Dopo la burocrazia digitale, che deve essere uno degli obiettivi principali sul breve termine, il processo di Social Innovation non potrà dirsi concluso se non riusciremo a introdurre nuove piattaforme tecnologiche per la scelta e l’elezione dei candidati. Ma anche a supporto delle decisioni da prendere e delle leggi che gli eletti formuleranno. Un percorso complicato, che richiederà una discussione approfondita, estesa, coinvolgente e impegnerà – come è avvenuto per le tecnologie – le forze più illuminate e visionarie della comunità umana.

  Andrea Lawendel

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