DONNE AL TOP?


Solo il 6,9% secondo la ricerca gea

 

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L’Istat, a gennaio di quest’anno, ha calcolato, in Italia, una popolazione di 60,4 milioni di abitanti. Il 51% sono donne. La fotografia non trova, però, uguale corrispondenza nel mondo aziendale. Nei Paesi avanzati la presenza femminile nelle posizioni manageriali si colloca intorno al 30-35%. L’Italia, che è da considerarsi un Paese avanzato, mostra invece una percentuale di gran lunga inferiore (6,9%). Il dato è messo in evidenza anche dalla ricerca GEA “Le donne: motore per lo sviluppo e la competitività” a favore della Fondazione Marisa Bellisario, che ha censito l’incidenza di donne in posizioni di vertice e manageriali e ne ha analizzato i fattori condizionanti. La ricerca ha interessato un campione di circa 1.800 aziende medio/grandi del nostro Paese, appartenenti a 24 diversi comparti dell’industria e dei servizi, per un totale di 11.730 posizioni manageriali (una media di 6,5 per azienda). Secondo i dati, più del 93% delle posizioni manageriali sono, ancora oggi, ricoperte da uomini. Punti di forza delle donne in carriera: creatività, intelligenza emotiva e capacità di ascolto. Talloni di Achille: competenze negoziali e gestione dello stress. Invece, secondo il giudizio degli uomini, rilevato dalla ricerca, mancanza di leadership e visione strategica sarebbero i punti di debolezza delle colleghe. Alcuni settori risulterebbero più “aperti” alle donne: tra i primi tre, per livello di penetrazione delle donne troviamo il tessile (15,1%), i beni durevoli per la casa (13,7%) e il farmaceutico (12,1%). Sotto la media, invece, numerosi comparti rappresentativi dell’industria italiana, come l’alimentare, il metalmeccanico, l’energia e la chimica. Decisamente sotto soglia: petrolifero (2,9%), bancario (4,1%) ed elettrotecnico (5,3%).

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