Il futuro è di Casa. Bertallot

Un artista del palcoscenico e del microfono parla del suo innovativo approccio alla creazione e al consumo di contenuti musicali online

Difficile immaginare un settore importante di attività umana più trasformato dalle tecnologie digitali. La piattaforma Apple iPod è stata introdotta nel 2001 e da allora la musica digitale è stata attraversata da un vento di cambiamento che ha trascinato con sé ogni fatto acquisito. I supporti fisici che costituivano un caposaldo dell’industria si sono sgretolati e le modalità di consumo online hanno preso il sopravvento, mettendo in forse la sostenibilità di un intero mercato. E una vittima collaterale di un trambusto da cui ancora non siamo usciti è lo storico connubio tra la musica e il primo mobile electronic medium della storia: la radio. Combinati con la contrazione che ha investito i canali di finanziamento dei media tradizionali, l’armata di iPod, Pandora, Spotify, Deezer fa apparire lo storico connubio radio-musica come il classico matrimonio in crisi.

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In Italia, c’è un personaggio che non solo conosce profondamente – da musicista e uomo di radio – entrambi i territori, ma sembra anche dotato della passione e delle idee necessarie per mapparne il futuro. Questo personaggio è Alessio Bertallot, origini aostane, voce del gruppo anni 90 Aeroplanitaliani, a lungo ai microfoni di emittenti come il network commerciale Deejay e Radio Rai. Proprio da una rottura piuttosto netta con l’emittente radiofonica pubblica, nasce il progetto di Casa Bertallot, una web radio musicale in diretta che “trasmette”, online attraverso la piattaforma (italiana) di radiofonia condivisa Spreaker, dall’appartamento dello stesso conduttore, attrezzato come studio e utilizzato per ospitare, come amici, i musicisti. Praticamente tutto di questo progetto può essere considerato innovativo, anche lo strumento del crowdfunding utilizzato grazie a un’altra piattaforma italiana, Musicraiser, per raccogliere, in circa tre mesi, oltre 20mila euro su 17mila richiesti. Quando chiedo a Bertallot se il suo eclettismo musicale, il gusto nel rimescolare generi e altre forme artistiche abbia anche un’impronta tecnologica, lui risponde che sì, «la tecnologia ha sempre acceso la miccia». Ma aveva ragione il più tradizionale Enpals (il vecchio Ente previdenziale dei lavoratori dello spettacolo, NdR). «Come un dio medievale, aveva ordinato il mondo dei lavoratori dello spettacolo in specie: alcuni sono Vedette/Soubrette, io, Artista/Fantasista».

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LA FORZA DI CAMBIARE

Che cosa spinge un artista così affermato e autorevole verso un modello che con la tradizione ha in comune molti linguaggi, ma che comunica cose diversissime? «La presunzione di credere che sia giunto il momento di trasferire quella, sempre presunta, autorevolezza, nel nuovo mondo» – risponde Bertallot. «Quello vecchio è stato inaridito dalle solite logiche di mercato, dal poco coraggio, dalla poca capacità visionaria e dai cliché dell’intrattenimento. La radio è stagnante, non è più quel territorio di libertà e sperimentazione che fu negli anni 80. Quelle aperture ora sono nel web, che presto si mangerà tutto, radio, tv, stampa e imporrà nuove regole che forse irrigidiranno tutto di nuovo. Ma intanto, per qualche anno, come erbacce, possiamo provare a crescere».

La scelta di Spreaker e Musicraiser come partner tecnologici e promozionali dell’iniziativa si spiega secondo Bertallot con l’entusiasmo personale nutrito nei confronti di questi nuovi strumenti, ma anche con la conoscenza dei creatori di entrambi i servizi. «Li ho incontrati, o mi hanno cercato prima che avessi bisogno di loro e sono, come me, dei visionari sensibili che spostano in là la linea dell’orizzonte. Se non ci fossero dei sognatori, saremmo allegri e protocollati come nei paesi del blocco sovietico degli anni 70». Il crowdfunding è efficace, riconosce Bertallot, ma non bisogna abusarne. «C’è una componente di mobilitazione emotiva che deve essere molto fondata per suscitare energia e coinvolgimento: non si può fare crowdfunding sempre e per qualsiasi cosa». È un primo passo verso l’emancipazione dall’idea che web equivalga a contenuti gratis.

UNA VISIONE NUOVA

Anche per questo motivo, Casa Bertallot (e forse i progetti che seguiranno) rimane aperto ad altre modalità di finanziamento. Alcuni inserzionisti hanno dato un supporto al progetto e l’artista si dice convinto che «gli investimenti delle aziende che vogliono promuoversi nel web andranno sempre di più nella direzione del branded content e l’idea di una “casa” che è anche una radio, di un intimo che è anche pubblico, è perfetta per questa nuova visione della comunicazione e del marketing».

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Bertallot ha la sua opinione anche sul futuro della musica liquida e sul clima di incertezza provocato dall’azione disintermediatrice del web per quanto attiene alla sostenibilità dei classici modelli di vendita della musica commerciale. La funzione disintermediatrice del web consentirà a cantanti e complessi di tessere relazioni più dirette, e al tempo stesso remunerative con il loro pubblico? Diventerete musicisti-imprenditori? «Bisognerà diventarlo, perché se speri che i musicisti siano salvati dalle industrie, stai fresco. I musicisti per le industrie sono mucche da allevare finché servono».

Nessuno, compresi i vari jukebox in abbonamento della musica in streaming – avverte il padrone di Casa Bertallot – «agisce per amore dei musicisti, ma per amore del business. Quindi, o i musicisti riescono a spuntare con le case discografiche condizioni contrattuali migliori per i proventi dall’attività sul web, oppure non cambierà nulla. Tutto rimarrà in mano a pochi: nuovi, ma sempre pochi. D’altra parte, riconosce Bertallot, non si può dar contro solo all’industria della musica. «Di tutti i musicisti di cui avete scaricato gratis i brani dalla rete, a quanti avete dato in cambio amore»? Nel loro piccolo, i cantanti sono un po’ “bastardi”, come le case discografiche.

NEW DISCOVERY

Un’altra funzione che la musica ha sempre svolto efficacemente – almeno a partire dagli anni 50 negli Stati Uniti e in Europa con Radio Caroline o Radio Luxembourg – è la “discovery”, la capacità di far scoprire al pubblico nuovi brani e artisti. Oggi, con Pandora e Spotify e gli algoritmi di “recommendation” sembra che per il mestiere del DJ e il settore della radiofonia musicale la strada sia in salita. Gli ascoltatori sono tendenzialmente pigri, poco disposti a fare fatica, ammette Bertallot, che ha pensato anche di sviluppare, con il sito Web Wejay, una tecnologia per il “curated content” condiviso, un aggregatore di link a brani in Rete che consente di non disperdere il crowdsearching dei fan di Casa. «Ma se li porti fuori dalle loro abitudini, in un mondo nuovo, si scoprono leggermente affascinati dalle novità. I milanesi non alzano mai gli occhi al cielo, di notte. Anche perché a Milano, il cielo di notte non c’è più. Poi, quando li trovi in Salento sulla terrazza del bar, applaudono il tramonto. La funzione del divulgatore musicale moderno è questa: metterli in un posto diverso e dargli dei telefonini per fotografare il bel tramonto. Nessun algoritmo può sostituirsi a questa funzione culturale, umanistica e artistica. Datemi Pandora che ci invento qualcosa di bello da farci».

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