Marlene Kuntz, celebrazione di una carriera

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«Internet ha distrutto un mondo, ma nonostante questo ci piace»

Il 16 settembre verrà pubblicato “Pansonica”, nuovo album dei Marlene Kuntz che celebra il ventennale di “Catartica”, il loro primo disco che ha lanciato la carriera della band.

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“Pansonica” celebra in sette brani “Catartica”, il disco del 1994 che ha fatto decollare la carriera dei Marlene Kuntz. Con che spirito è stato fatto un disco di questo tipo? Si potrà sentire dal vivo? Lo abbiamo chiesto a Cristiano Godano, Riccardo Tesio e Luca Bergia.

Data Manager: Con quale spirito avete realizzato la celebrazione di questo ‘compleanno’?

Marlene Kuntz: Siamo andati a ri-appropriarci con eccitazione del mood che avevamo all’epoca, ripescando pezzi che componemmo senza mai dar loro la possibilità di farsi conoscere dal grande pubblico. A tutti gli effetti, tranne “Donna L”, sono pezzi inediti, e così ve li proponiamo: questo è un disco che sa di anni ’90, ha un suono tipico di quegli anni ma è suonato da una band degli anni 2000, con alle spalle tutta una carriera che ci ha fatto esperti e anche smaliziati.

Dal punto di vista emotivo come vi siete rapportati a questo lavoro?

Emotivamente ci siamo molto divertiti. Abbiamo scartato una serie di pezzi per scegliere quelli da inserire, ascoltando tutto quello che facemmo all’epoca. Abbiamo cercato di suonare meglio i brani di 20 anni fa. Si tratta di un dono che facciamo al nostro fan affezionato a quel mondo lì.

La vostra reazione di fronte ai ‘voi stessi’ di allora?

Cristiano Godano: Alcuni testi mi avrebbero messo in difficoltà a ricantarli perché contengono cose che non sento più particolarmente mie. Per l’interpretazione nessun problema, sono tornato a urlare dove c’era da urlare. Se siete curiosi di sentire la differenza tra ora e allora, “Sig. Niente” in internet si trova – sul ‘tubo’ credo. All’epoca era suonata in maniera più morbida.

COVER DIGITALE

Come lo avete registrato questo disco?

Sono sette pezzi suonati tutti insieme, in presa diretta (solo il cantato e due o tre sovraincisioni di chitarra sono state fatte a parte). Li abbiamo registrati con un registratore analogico su nastri magnetici, e il senso della celebrazione di quel periodo acquista ancor più fascino. È vintage la faccenda, non ci sono ‘trucchi da Photoshop’. Non siamo nostalgici ma volevamo essere filologici da questo punto di vista.

Cosa pensate dell’operazione fatta da U2 e Apple? Le canzoni del loro nuovo disco si possono scaricare gratuitamente da iTunes – ma Apple ha pagato la band per farlo.

Ne parlavamo poco fa in taxi e anche in un negozio di dischi dove abbiamo fatto un’intervista. Il negoziante era inviperito. Il disco degli U2 non è gratis, ma quella viene percepita lo stesso come musica gratuita. Dobbiamo smetterla con gli idealismi, internet ha distrutto un mondo perché tutto quello che si trova in rete è gratis. Il problema è che internet intacca anche i lavori tradizionali. Noi amiamo la rete e le sue possibilità ma bisogna ammettere che tutti possono buttarci dentro la musica che fanno, creando un eccesso di offerta che supera qualsiasi domanda. Però ripetiamo, noi amiamo internet.

Vantaggi che vengono dalla rete?

Devi fare i conti con la sua esistenza: sei costretto a essere sempre sul pezzo, a non invecchiare e a rinnovarti. Se non avessimo ripensato la nostra attività forse non avremmo avuto la spudoratezza di andare in territori che non sono nostri. Però internet ha tolto il mistero e la favola attorno agli artisti. Dopo l’uscita di un disco prima non c’era più gossip, sparivano articoli e foto, perciò il pubblico aspettava le novità con trepidazione. Questa era la favola. Oggi se tu scomparissi dalla rete, con ogni probabilità saresti fuori dai giochi.

Concludiamo con qualche dettaglio sui prossimi live?

Il tour partirà il 4 ottobre da Livorno. Suoneremo “Catartica” e “Pansonica”, sarà un’occasione – pensiamo – quasi unica per sentire questi brani. All’inizio del 2015 torneremo in tour nei teatri con “Il vestito di Marlene”, progetto iniziato mesi fa a cui temiamo molto, che unisce musica e danza (ci accompagna sul palco un corpo di ballo), e che sviluppa un concept intorno alla figura femminile.

Photo credits: Alex Astegiano