Auto connesse? Manderanno in tilt il traffico

Non quello di incroci e statali, ma delle reti degli operatori internet che potrebbero andare in black-out nelle ore di punta

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Anche gli ingorghi si evolvono. Oltre a quelli a cui siamo abituati oggi, tra corsie di sorpasso intasate, semafori che scattano troppo in fretta e pedoni dell’ultimo secondo, presto dovremo fronteggiarne un altro: quello delle connessioni mobili. Si perché secondo gli analisti della Machina Research, quando tra le strade cominceranno a sfrecciare molte più auto connesse allora le reti telematiche che utilizzano, quelle classiche degli operatori mobili, potrebbero subire rallentamenti fino a possibili black-out nelle ore di punta.

Congestione infrastrutturale

I ricercatori pensano che le auto connesse siano un punto di svolta vitale per il futuro dell’umanità ma anche un rischio se non supportate da infrastrutture idonee. Le nuove automobili possono infatti “parlare” con le altre per avvisare di pericoli sul percorso, code, condizioni atmosferiche critiche, con l’obiettivo di prevenire incidenti e appunto code, suggerendo percorsi alternativi per far defluire il traffico in maniera più omogenea. Il problema è che tali macchine non usano i dati alla stessa maniera degli smartphone, richiedendo una connessione costante alla rete, magari anche da spente. Ciò causerà un piccolo di utilizzo rilevante, capace di giungere al 97% dell’uso totale delle connessioni disponibili in momenti particolari in cui il traffico on the road è più intenso.

Il problema è glocal

“In termini di volume le auto connesse non rappresentano un grosso problema. Il punto è che la gestione delle risorse di rete non si basa sul totale di traffico ma sulla disponibilità di specifiche celle presenti sul territorio che potrebbero essere sature durante i picchi di utilizzo”. Secondo gli esperti i dispositivi machine-to-machine (M2M) aumenteranno dai 250 milioni attuali ai circa 2,3 miliardi nel 2024, un numero davvero elevato rispetto alle odierne capacità messe in campo dagli operatori che non sembrano molto attivi nel volersi preparare ad affrontare le congestioni localizzate visti i continui progetti su come aumentare la velocità della rete invece che la capienza.

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