Apple lancia la ricerca in-app: è scontro diretto con Google

La battaglia IOS contro Android non sarà ricordata, probabilmente, come il capitolo finale dell’antagonismo tra i due giganti del digitale. L’ennesimo episodio della lotta che contrappone Apple e Google sarà combattuto sul terreno che finora è stato la chiave del successo di Montain View: la ricerca online.

Nel corso dell’incontro annuale dedicato allo sviluppo informatico (l’Apple Worldwide Developers Conference), da anni scenario consueto per la presentazione di nuovi prodotti, Apple ha introdotto le nuove funzionalità avanzate di Spotlight, lo strumento di ricerca dei files. Spotlight, lanciato nel 2005, è stato ulteriormente potenziato e nella versione di IOS9 consentirà ai developers di accedere alle informazioni in esso contenute. Allo stesso tempo, gli sviluppatori potranno rendere i dati contenuti nelle app accessibili allo strumento di ricerca. In pratica, aprendo il proprio protocollo agli sviluppatori esterni, Apple farà di Spotlight un cavallo di Troia per la conquista di una fetta di mercato della ricerca online.

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La mossa di Cupertino rappresenta una sfida a viso aperto e non si può dire che costituisca una vera sorpresa. La pubblicità online, che si tratti di annunci a pagamento o di banner pubblicitari, è guidata in larga parte dalle scelte di navigazione effettuate dagli utenti. La possibilità di raccogliere e sfruttare i dati di ricerca renderebbe quindi più appetibile agli inserzionisti online e rafforzerebbe il modello aziendale aprendo a nuove possibilità di profitto. Per la gioia degli azionisti.

L’enorme successo incassato da smartphone e tablet ha dirottato il traffico e la spesa pubblicitaria dai PC ai dispositivi mobili. Nel 2015, infatti, le aziende hanno destinato a campagne pubblicitarie per cellulari ben 28 miliardi di dollari. La proiezione di spesa per il 2019 è di oltre 65 miliardi. Se a queste informazioni si associa il dato che circa il 48% delle navigazioni online comincia con una ricerca in un motore di ricerca, risulta facile comprendere l’interesse di Apple per il settore.

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I prossimi anni potrebbero rivoluzionare il panorama digitale e sono tante le incognite che complicano la vita degli sviluppatori e delle aziende, ma anche di pubblicitari e professionisti del marketing. Il quesito più grande riguarda la struttura stessa dell’esperienza digitale: il futuro del web sarà basato sulle app o sull’evoluzione del protocollo html? Se la prima ipotesi dovesse risultare vincente, Google vedrebbe il proprio business model messo a dura prova. Il famoso algoritmo sviluppato durante gli anni universitari dai fondatori Page e Brin sfrutta le caratteristiche tipiche delle pagine web, principalmente l’ipertestualità. Se il protocollo dovesse cadere in disuso, insomma, Google perderebbe l’enorme vantaggio competitivo costruito finora. Nella speranza che geografia virtuale non cambi i suoi riferimenti troppo radicalmente, anche Google si rivolge direttamente al popolo degli sviluppatori. Il colosso della ricerca online ha infatti progettato e pubblicato la versione beta di un programma (simile nel formato a Photoshop) che semplifica lo sviluppo web, ma salvaguarda la sintassi usata finora.

Francesco Fucà, Financial Writer