L’Fbi risponde ad Apple: “E’ una questione di giustizia”

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Il direttore dell’Fbi, James Comey, ritiene che l’accesso all’iPhone del terrorista di San Bernardino sia una questione di “giustizia”

Continua lo scontro fra Apple e il governo statunitense. Un giudice federale ha inviato alla Mela un’ingiunzione in cui le impone di supportare l’Fbi nelle indagini sulla strage di San Bernardino. L’azienda di Cupertino avrebbe dovuto fornire al bureau la chiave d’accesso all’iPhone 5C di uno degli attentatori ma si è subito dichiarata contraria. La scelta di Apple di proteggere a tutti i costi la privacy dei suoi utenti, concetto espresso in più occasioni dal CEO dell’azienda Tim Cook, ha ottenuto il sostegno di molti colossi della Silicon Valley come Google, Facebook e Twitter, John McAfee ha addirittura proposto di togliere la patata bollente dalle mani della Mela per affidare al suo team di esperti il compito di decriptare lo smartphone dell’attentatore.

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Oggi il direttore dell’Fbi, James Comey, ha voluto spiegare meglio la situazione. “Il contenzioso su San Bernardino non riguarda il tentativo di creare un precedente o inviare qualsiasi tipo di messaggio, – ha affermato il numero uno del bureau – Si tratta di vittime e di giustizia”. L’obiettivo dell’Fbi è quello di continuare le indagini sui terroristi “senza l’autodistruzione del telefono e senza che serva un decennio per farlo”, “Noi non vogliamo rompere la cifratura di chiunque o impostare una chiave universale”, ha continuato Comey. La decrittazione dell’iPhone del terrorista, anche se non porterà a inizi rilevanti, è comunque necessaria per “guardare i sopravvissuti negli occhi o noi stessi allo specchio”.

Il direttore dell’Fbi ha infine sottolineato che la questione se la sicurezza di tutti è in alcuni casi più importante della privacy di un singolo non dovrebbe essere risolta dalle parti in causa: “Queste tensioni non devono essere risolte dalle aziende che vendono oggetti di consumo e nemmeno dall’Fbi, Dovrebbero essere risolte dal popolo americano che deve decidere come vogliamo governare noi stessi in un mondo che non abbiamo mai visto prima”.

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