L’Ue multa Facebook di 110 mln per la condivisione dati con WhatsApp

WhatsApp limiterà gli account per chi non accetta i nuovi termini entro il 15 maggio

La Commissione Ue ha multato Facebook per non aver chiarito la questione della condivisione dati con WhatsApp al momento dell’acquisizione della chat

La condivisione dati tra Facebook e WhatsApp costa ancora cara al social network. L’Unione Europea ha inflitto alla società di Menlo Park una multa da 110 milioni di euro per non aver chiarito immediatamente la questione dello scambio di informazioni tra le due piattaforme al momento dell’acquisizione della chat avvenuta nel 2014 per 19 miliardi di dollari. In realtà Facebook all’epoca aveva confermato che l’operazione non era nei programmi prima nella notifica dell’acquisto dell’app e successivamente nella riposta a una richiesta formale della Commissione Ue per avere chiarimenti sulla questione. Nel 2016 però il social network ha annunciato che i dati di WhatsApp sarebbero stati immagazzinati nei suoi server per un futuro utilizzo.

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La sanzione è “un chiaro segnale alle società che devono rispettare le regole Ue, incluso l’obbligo di fornire informazioni corrette”, ha dichiarato su Twitter il commissario alla Concorrenza, Margrethe Vestager. Bruxelles ha sottolineato che l’entità della multa è stata anche generosa solo per l’atteggiamento collaborativo di Facebook. Teoricamente la sanzione avrebbe potuto essere pari all’1% del fatturato globale dell’azienda (oltre 250 milioni di euro basandosi sul bilancio del 2016). “Abbiamo agito in buona fede sin dalle nostre prime interazioni con la Commissione Ue e abbiamo cercato di fornire informazioni accurate ogni volta. – ha commentato un portavoce di Facebook – Gli errori che abbiamo fatto nel 2014 non erano intenzionali e la Commissione ha confermato che non avevano impatto sull’esito dell’analisi della fusione”.

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Pochi giorni fa l’Agcm ha inflitto una multa di 3 milioni di euro a WhatsApp proprio per la condivisione dati con Facebook. L’Antitrust italiano ritiene che la chat abbia imposto agli utenti di accettare l’operazione pena la sospensione del servizio e ha sottolineato che la piattaforma di messaggistica ha reso difficoltoso la negazione del consenso alla condivisione dei dati.