Instagram contro i fake influencer

Instagram Creators

Il social che più di altri ha contribuito a creare una nuova categoria sociale ha chiuso un paio di servizi che automatizzavano post e like

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Amati e odiati, il mondo guarda sempre di più agli influencer. Le compagnie che rivolgono i loro prodotti ai consumatori finali hanno imparato a ingaggiare le popolarità della rete per guadagnare un certo vantaggio sulla concorrenza, puntando sul buzz social e sulla cassa di risonanza rappresentata da post e tweet. Il punto è: le piattaforme 2.0 sono diventate una sorta di rullo pubblicitario senza sosta oppure ospitano ancora qualcosa di vero e genuino? La domanda è ancora più complicata se l’oggetto dell’analisi è Instagram, da sempre considerato il trampolino di lancio per le star digitali. Zuckerberg, che ha comprato il client agli albori della sua esplosione, ha deciso di puntare maggiormente sulla trasparenza, per bilanciare meglio le attività degli influencer con le reali opinioni degli iscritti.

Come farà

Il primo passo è stato chiudere l’integrazione con servizi quali Instagress, InstaPlus e PeerBoost, che violano di fatto le policy di utilizzo. Le app venivano infatti usate da aspiranti influencer per creare commenti e like automatici ai loro post, grazie al lavoro di bot pagati secondo tariffari ben precisi. A differenza di Twitter e YouTube, dove è florido il mercato del compra-followers, su Instagram la questione è più complessa, perché le persone non guardano solo al numero di cuoricini ma anche alle risposte lasciate in fondo a un’immagine o un video. Il social network delle foto ha deciso anche di fare piazza pulita degli account fake, riconoscibili da una descrizione del profilo generica e da un continuo upload di contenuti con hashtag inutili e con il solo scopo di aumentare la visibilità, a scopo spam. Il risultato sarà una certa perdita nella media delle interazioni giornaliere e mensili, con numeri al ribasso ma decisamente più proporzionati e reali.

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