Nel mondo del futuro non ci sarà spazio per gli insegnanti

Entro 10 anni la maggior parte dei professori potrebbe essere sostituita dai computer. La scioccante verità del Wellington College

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Anthony Sheldon è un insegnante del Wellington College, istituto che potrebbe dare il via all’avanzata delle macchine dietro le cattedre. Stando al professore, tra circa 10 anni sarà normale vedere in classe automi o robot al posto degli esseri umani durante i normali orari di lezione. Esagerato? Forse ma il potenziale dell’Intelligenza Artificiale è tale da porre in dubbio molte delle critiche che oggi circondano il mondo dell’istruzione. Non per ultimo i costi da sostenere per individui specializzate in materie singole che, con il senno di poi, potrebbero essere sostituiti da un solo computer, depositario di tutto il sapere dell’umanità. E cosa accadrebbe allora in una stanza piena di 15 o 20 alunni nel pieno dello sviluppo ormonale? Come potrebbe un oggetto poco più che statico mantenere l’ordine? Semplice, proprio con il supporto dei maestri attuali.

Cosa succede

Nell’ottica di Sheldon, i professori perderanno il loro ruolo primario, diventando una sorta di assistenti delle AI, adibiti al controllo della classe. Una mansione decisamente inferiore di quanto ci si aspetterebbe da persone laureate e formate per fare dell’altro ma questa è una faccia della medaglia dell’innovazione scolastica più estrema. Del resto già oggi sempre più istituti delegano a dispositivi elettronici il compito di correggere gli esercizi a casa, limitando di fatto il potere interpretativo degli insegnanti. Antohny non la vede nemmeno così male: “Un panorama del genere cambierà di certo la vita dell’uomo, almeno per come la intendiamo oggi.

Aprirà a possibilità educative per tutti visto che ogni ragazzo potrà avere l’istruzione che si merita con un tutor personale e un percorso su misura. Oggi un professore deve seguire un andamento che tenga conto delle velocità di apprendimento di ognuno mentre un software potrà muoversi in maniera indipendente da alunno ad alunno, viaggiando a ritmi diversi e non per forza costanti”. Il vantaggio? Dare a tutti l’opportunità di arrivare alla fine del programma, magari col fiatone, ma senza più argomenti lasciati indietro per mancanza di tempo.

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