Professionisti italiani soddisfatti del proprio lavoro, ma per cosa lo cambierebbero?

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Una ricerca LinkedIn mostra la percezione dei lavoratori italiani rispetto all’ambiente di lavoro e individua le motivazioni che spingono a cambiarlo

LinkedIn rivela i dati di Jobstacles, la sua nuova ricerca che offre uno spaccato sulla percezione dei lavoratori italiani rispetto al proprio ambiente di lavoro e le motivazioni che spingono i professionisti del nostro paese ad intraprendere una nuova carriera.

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Tra i principali risultati del sondaggio, svolto dalla società Opinium Research su un campione di oltre 1.000 lavoratori in Italia, divisi per fasce d’età e sesso, emerge che gli italiani, in generale, sono tendenzialmente soddisfatti del proprio posto di lavoro attuale, con il 35% dei lavoratori che considera il proprio lavoro assolutamente interessante e stimolante, con i Millennial e gli esponenti della Generazione Z (18-34) ancora più ottimisti al 43%; sul totale, il 39% degli intervistati pensa che la propria posizione di lavoro sia soddisfacente, mentre il 27% delle persone pensano che potrebbero essere di sicuro più felici altrove; in questo ambito, la residuale percentuale di insoddisfatti si attesta al 27% in totale, con il 5% degli intervistati che identifica nel capo o nel team di lavoro la principale causa di insoddisfazione, e un 6% che ha gli incubi o si sente triste la domenica sera al solo pensiero di dover tornare al lavoro il giorno dopo.

Cambiare lavoro: per gli italiani è una scelta razionale, tra stipendio, prospettive di carriera e work/life balance

La motivazione che spinge maggiormente gli italiani a cerca un nuovo lavoro è il possibile aumento di stipendio, con il 45% delle preferenze; il 28% è invece alla ricerca di un migliore equilibrio tra vita lavorativa e personale (work/life balance); mentre il 23% degli italiani cambierebbe per andare in un’azienda in grado di garantire maggiori prospettive di crescita professionale (in questo ambito spicca il 29% dei Millennial che si mostrano più propensi ad una carriera in prospettiva); allo stesso tempo, il 20% degli intervistati è alla ricerca di maggiori benefit (come ad esempio condizioni di lavoro flessibile e la possibilità di accedere a polizze mediche con condizioni vantaggiose); mentre il 18% è genericamente alla ricerca di nuove sfide in ambito professionale.

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Aldilà dello stipendio e le prospettive di carriera, quali sono le motivazioni principali che spingono gli italiani alla ricerca di nuovo lavoro? Per il 39% degli intervistati, la principale motivazione è legata alla possibilità di passare più tempo con la propria famiglia e gli amici; il 36% cambierebbe per avere più tempo libero in generale a disposizione (percentuale che scende al 33% per i Millennial e la Gen Z, mentre sale al 39% per la fascia d’età 35-44); il 21% degli italiani nel cambiare lavoro aspira ad avere più tempo per fare sport o dedicarsi ad altri hobby, percentuale che sale al 28% per i più giovani, con i 35-44 anni più pigri al 18%; ma non solo famiglia e tempo libero, il 14% dei lavoratori nostrani cambierebbe lavoro per avere più tempo a disposizione per leggere libri e riviste (opzione valida per il 18% dei rappresentanti delle generazioni dei Millennial e Z); in maniera bizzarra, il 13% degli intervistati afferma di voler cambiare lavoro per avere più spazio l’online shopping, percentuale che si innalza al 18% per i Millennial.

Quali sono invece le motivazioni che frenano i professionisti italiani nella ricerca di un nuovo lavoro? Per il 26% degli intervistati sono legate soprattutto ai dubbi sulla possibilità di trovarsi peggio in un nuovo lavoro rispetto a quello precedente; similare il 14% che ha letteralmente paura dell’ignoto legato ad un nuovo posto di lavoro, mentre il 12% dei lavoratori della Penisola ha addirittura paura di fallire.

Nonostante ciò, il 53% dei lavoratori in Italia afferma di non aver mai rinunciato a candidarsi per una nuova posizione solo per il fatto di non sentirsi abbastanza preparati, con il 60% dei senior (45-54 anni) che mostrano ancora maggiore sicurezza rispetto alle altre fasce d’età; in questo ambito la situazione sembra del tutto invertita per i più giovani, che al contrario affermano che, nel 51% dei casi, la mancanza di una necessario senso di adeguatezza li ha spinti a non candidarsi per una nuova posizione lavorativa.

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Tra timori e role model, per gli italiani non sempre la scelta di un nuovo lavoro ripaga le aspettative

E quali sono per gli italiani le ragioni che portano a sentirsi più insicuri? Il 27% dei nostri lavoratori ha affermato di aver paura di uscire dalla cosiddetta comfort zone (ovvero quella situazione in cui ci si sente abbastanza sereni della qualità del proprio lavoro e del rapporto con superiori e colleghi); la stessa percentuale di persone (27%) pensa di non avere abbastanza esperienza; il 26% pensa che ci siano di sicuro candidati migliori; il 18% pensa di non essere un professionista abbastanza convincente; il 14% è addirittura sicuro che comunque non avrebbe superato neanche il processo di selezione.

Nello stesso contesto, nel momento in cui si decide di candidarsi per un nuovo lavoro, il 24% dei lavoratori italiani pensa che sia utile confrontarsi con qualcuno in un ruolo simile per avere maggiore chiarezza sulle aspettative; il 23% degli intervistati pensano di essere adatti ad un lavoro se già in passato sono stati contattati da un recruiter per un ruolo simile; il 22% è alla ricerca di una persona esperta per ricevere consigli; il 17% vorrebbe avere un mentor o role model per comprendere al meglio quali siano le proprie aspettative di carriera in un nuovo ambiente di lavoro.

Nonostante le incertezze legate ad un nuovo ambiente di lavoro, i professionisti italiani tendenzialmente non si scoraggiano al pensiero di trovarsi in una posizione lavorativa nella quale si sentono infelici o poco ispirati: in questo caso, il 34% degli intervistati afferma di non sentirsi in questa situazione, mentre il 29% pensa di esserlo stato nel lavoro precedente, confermando in sostanza di aver fatto bene a cambiare finalmente luogo di lavoro. Anche in questo ambito i senior (45-54) sono i più sicuri, con il 41% rispetto al 34% generale, che non si sono mai sentiti bloccati in un lavoro insoddisfacente.

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In maniera del tutto comprensibile, il 61% dei lavoratori italiani con un contratto a tempo indeterminato si sentono meno propensi a cambiare lavoro, e il 41% non cercano nuove opportunità anche nel caso hanno un ruolo insoddisfacente in azienda ma compensato da un buon ambiente di lavoro. Anche la stanchezza di una faticosa giornata di lavoro incide sulla ricerca di nuove opportunità: infatti, il 43% degli intervistati afferma di non spendere ulteriore tempo nella ricerca di nuove opportunità professionali dopo aver passato l’intero giorno sul posto di lavoro; mentre il 42% dei lavoratori italiani ammette di pensare spesso ad un nuovo lavoro ma non fa assolutamente nulla per cercare opportunità e annunci; per il 48% del totale degli intervistati, solo grandi cambiamenti in azienda, come l’arrivo di un nuovo capo o lo spostamento della sede lavorativa, rappresenterebbero una reale motivazione per cercare un nuovo posto di lavoro.

“A differenza di quanto si possa pensare, dalla nostra nuova ricerca emerge che gli italiani sono tendenzialmente soddisfatti della propria posizione lavorativa, un elemento incoraggiante che conferma i progressi fatti in Italia nell’ambito della cultura del lavoro e della qualità degli ambienti di lavoro presenti nel nostro paese. Nonostante ciò, ci mostriamo comunque abbastanza coraggiosi rispetto a nuove opportunità in ambito professionale, e risulta chiara la sempre maggiore necessità di stimolare le attività di networking, ovvero creare un confronto generazionale tra lavoratori sulle opportunità offerte dal sempre più fluido e dinamico mercato del lavoro. Solo una reale condivisione delle esperienze può aiutare oggi i professionisti italiani a formarsi reciprocamente, e creare ambienti e team di lavoro realmente coesi e vincenti” ha commentato Marcello Albergoni, Head of Italy di LinkedIn.