Custom si rinnova e sceglie Nutanix

Total sceglie Nutanix per accelerare la trasformazione digitale

L’infrastruttura iperconvergente del leader tecnologico ha permesso di ridurre i tempi di gestione dell’infrastruttura, migliorare le prestazioni e semplificare la governance

Nutanix annuncia che Custom, “hi-tech solution company” specializzata nei settori retail, enterprise e in diversi mercati verticali, ha scelto Nutanix per rinnovare il proprio data center e creare un sito di disaster recovery, il tutto con un unico pannello di controllo, elevate prestazioni e sicurezza completa.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Fondata a Parma nel 1992, Custom conta nove aziende e cinque marchi e offre oltre a una presenza in 76 paesi del mondo, 700 professionisti, sei laboratori software e cinque stabilimenti. Da sempre attenta all’innovazione a soluzioni in grado di anticipare le esigenze del mercato, Custom ha continuato nel tempo ad evolversi e crescere al punto che il data center esistente non era più in grado di garantire prestazioni adeguate e supportare le mutevoli esigenze, oltre al fatto che era necessario avere un sito di disaster recovery.

L’obiettivo del team IT era quello di avere un sistema scalabile che permettesse una riduzione significativa dei tempi di manutenzione, il miglioramento delle performance e una semplificazione della governance. Il punto di partenza era un sito on-premise strutturato in modo classico, con un centinaio di macchine virtuali, che comprendeva un armadio rack dedicato alla struttura SAP basata su macchine IBM con sistema operativo AIX.

Dopo un’attenta analisi delle possibili soluzioni, dal refresh del data center con tecnologie tradizionali basate sul classico modello 3-tier a quella di passare a un private cloud, Custom non ha avuto dubbi e ha scelto la soluzione Nutanix con licenza Ultimate. Dopo aver configurato il cluster di produzione basato su tre nodi Dell ed aver eseguito i test funzionali, si è proceduto con la migrazione delle macchine virtuali, il tutto senza che gli utenti si accorgessero del cambio dell’hardware, se non di un incremento delle prestazioni. Conclusa la migrazione su Nutanix si è passati alla configurazione dell’infrastruttura di disaster recovery, composta anch’essa da tre nodi. Il cluster è stato configurato in campus, on-premise, e successivamente portato fisicamente nel sito di co-location di Aruba per i test, il tutto in meno di una giornata.

Leggi anche:  Google, segnalati problemi con lo schermo del Fold

E i risultati si sono visti sin da subito con un immediato miglioramento delle prestazioni, ma il punto di svolta lo si ha avuto con SAP, un’applicazione particolarmente critica e che ha visto un cambio di piattaforma con il passaggio da AIX a SUSE. Elaborazioni che prima richiedevano cinque minuti si sono ridotte a una quarantina di secondi, con grande soddisfazione degli utenti. Oltre a ciò, sono diminuiti i tempi di gestione di tutta l’infrastruttura grazie a Nutanix Prism, che permette di gestire entrambi i data center con un’unica dashboard, senza alcun tipo di intervento manuale.

“Avere un unico interlocutore che ti aiuta a risolvere qualsiasi problema è importante”, ha commentato Luciano Borsato, IT Manager di Custom. “Nutanix è eccellente, sia per l’assistenza hardware sia per quella software. Se prima avevamo un problema bisognava chiamare tre o quattro vendor, mentre ora ne abbiamo solo uno e molto professionale, con tempi di risposta brevissimi. Nella governance globale questo per noi è fondamentale”.

E i progetti futuri non mancano. Custom ha infatti intenzione di migrare tutto sull’hypervisor Nutanix AHV oltre che la volontà di valutare attentamente, a breve termine, anche Xi Frame con un probabile ampliamento dell’infrastruttura con l’idea di spostare su VDI il reparto tecnico che impiega programmi di grafica come SolidWorks. Infine, il gruppo guarda con interesse alla possibilità di adottare una strategia ROBO (Remote Office/Branch Office) in alcune delle sedi estere, per renderle un po’ più autonome e non essere costretti a effettuare interventi di manutenzione da remoto, complicati dal differente fuso orario.