Apple: 2 mld di dollari da Samsung per i brevetti violati, Google testimonierà

Apple chiede 2 miliardi di dollari di risarcimento da Samsung per alcuni brevetti contestati. L’azienda coreana ha risposto che i patent erano stati ceduti in licenza da Google tramite Android

L’incontro fra Apple e Samsung per risolvere la disputa sui brevetti contestati sembra non aver portato ad un accordo. Oggi, presso la corte distrettuale di San Josè, la Mela sembra intenzionata a chiedere un risarcimento di 2 miliardi di dollari per la presunta violazione di alcuni brevetti utilizzati per la produzione di smartphone piuttosto recenti e che hanno avuto ampio successo come il Galaxy S III.

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In un processo precedente, riguardante altri patent contestati, il giudice Lucy Koh aveva respinto la richiesta di Apple di ritirare i prodotti Samsung dal mercato. Allo stesso tempo però la corte aveva imposto all’azienda coreana di risarcire Cupertino con 930 milioni di dollari.

Google al banco dei testimoni

In sua difesa Samsung ha affermato che 4 dei 5 brevetti incriminati appartengono in realtà a Google, che li ha ceduti all’azienda coreana tramite la licenza di Android. A conferma di ciò il maggiore protagonista nella diffusione globale del sistema operativo di Big G ha chiamato a testimoniare alcuni ingegneri di Mountain View. Tra questi comparirebbe anche Andy Rubin, ex numero uno di Android e ora a capo della divisione robotica. L’asse Google- Samsung era già nata qualche mese fa, quando le due aziende hanno stretto una partnership per lo sviluppo coordinato di nuove tecnologie.

Una sentenza epocale?

Nel caso in cui Apple vincesse la causa ci sarebbe una sostanziale rivoluzione nel settore. Samsung dovrebbe ritirare dal mercato numerosi dei suoi prodotti di punta e Google dovrebbe rivedere il proprio sistema operativo. Questa eventualità sembra comunque abbastanza remota. Nel primo processo, come ha sottolineato l’esperto di copyright Mark Lemley, “Apple aveva un prodotto da mostrare. Teneva in mano i due prodotti e diceva: guardate come sono ugali. In questo caso la questione è molto diversa”.

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