Hacker grazie a Facebook Graph Search

La ricerca semantica, attiva negli Stati Uniti, pone diversi dubbi sulla gestione della privacy con informazioni e dati sensibili sempre disponibili

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Un hacker ha sfruttato la ricerca di Facebook, quella nuova conosciuta come Graph Search, per raccogliere un intero database con migliaia di numeri di telefono di iscritti al social network. Si tratta di informazioni rese pubbliche dagli utenti, anche se spesso non se ne rendono conto, ma la possibilità di averne una grossa quantità con uno sforzo minimo è preoccupante.

Graph Search croce e delizia

Come ha scritto Techcrunch, Brandon Copley, uno sviluppatore per app che vive a Dallas in Texas, ha cercato e scaricato 2,5 milioni di numeri di telefono e nomi utente Facebook, anche se non sempre direttamente collegati. In realtà non si tratterebbe di un hacking vero e proprio, visto che la Graph Search di Facebook permette proprio questo: cercare numeri di telefono così come locali, ristoranti, passioni e hobby, se rese pubbliche dagli utenti. Lo stesso social network ha commentato, tramite un portavoce: “Questa è una caratteristica della Graph Search che permette di cercare qualuque cosa gli iscritti abbiano reso pubblica“. 

E la privacy?

Le tue impostazioni di privacy regolano chi può trovare le informazioni di contatto fornite, quali l’indirizzo email e il numero di telefono” – ha detto il rappresentante del social network. Nonostante sia possibile modificare queste impostazioni in qualsiasi momento, Copley afferma che dietro ci sia un vasto problema di sicurezza, non solo tecnico ma “informativo”. Lo sviluppatore spiega: “Facebook sta negando ai suoi utenti il diritto alla privacy, consentendo la resa pubblica di informazioni personali come il numero di telefono. Questo vuol dire che chiunque conosce il mio nome potrebbe ricavare anche il numero se lo cerca nella Graph Search”. Se a questo si unisce il recente bug, che ha permesso la fuoriuscita di almeno 6 milioni di numeri di telefono ed indirizzi email, si può dire che Facebook non attraversi un buon momento nella gestione della privacy. O forse non lo ha mai attraversato.

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