Internet inquina. Lo dice Greenpeace

Più la metà dei server di Facebook è alimentata a carbone e le email inquinano come l’automobile

L’allarme, lanciato qualche mese fa dal movimento ambientalista, ha fatto un buco nell’acqua, non smuovendo più di tanto le coscienze dell’internauta medio. I dati però parlano chiaro: nel 2020 Internet inquinerà più di Francia, Canada, Germania e Brasile messi assieme. Come? A causa del carbone. L’accusa degli attivisti verdi va all’apertura di due sedi del noto social network che utilizzerebbero il carbone come fonte principale di energia.

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In questo modo, tra poco più di 7 anni, le due centrali arriveranno a consumare quanto 40 mila abitazioni, contribuendo all’aumento mondiale di inquinamento. Yahoo! e Google consumano, rispettivamente, il 12,7% e il 34% di energia proveniente dal carbone, evidentemente più economica per le aziende ma più dannosa per l’uomo. Per la protesta Greenpeace ha portato nelle piazze di tutto il mondo (anche a Milano) la protesta ambientalista con striscioni e richieste di “rimuovere l’amicizia al carbone”, un chiaro riferimento ad uno degli strumenti di Facebook.

Nonostante siano passati 3 mesi dall’avvio delle proteste, il dubbio che Internet possa contribuire all’inquinamento della Terra, viene anche dall’Agenzia francese per l’ambiente e il controllo energetico.

Secondo i ricercatori dell’Ademe basta una mail da 1 megabyte per produrre 19 grammi di anidride carbonica. La situazione diventa allarmante se si considera che ogni giorno vengono inviate 25 miliardi di email. Sempre i ricercatori francesi, studiando i consumi di un’azienda con 100 impiegati e considerando una media di 58 email ricevute e 33 inviate per ogni persona, hanno calcolato un consumo di circa 13,6 tonnellate di anidride carbonica all’anno che equivale a 13 viaggi andata e ritorno tra Parigi e New York.

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Il problema è che l’80% della mola di posta elettronica inviata e ricevuta quotidianamente è rappresentato da spam, e quindi non basterebbe ridurre il numero di comunicazioni telematiche tra aziende, enti e cittadini privati. Una delle soluzioni possibili, per ridurre la produzione di anidride carbonica, sarebbe di alimentare i server e i data center con fonti rinnovabili, in grado di avere un impatto zero sull’ambiente. Chissà cosa ne pensa Zuckerberg.