Intervista ai Marlene Kuntz: il nuovo disco è primo su iTunes

Tocca ai Marlene Kuntz aprire le danze delle uscite discografiche autunnali. Lo fanno con “Nella tua luce”, nono album della loro ventennale carriera pubblicato qualche giorno fa. Un disco, dal sapore lirico e dalle sferzate rock, che sta ‘vivendo’ molto sul web. Come? Ce lo raccontano i Marlene Kuntz

«Se ci fosse un’alternativa al disco si farebbe, ma oggi non c’è»

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Neanche il tempo di uscire e “Nella tua luce”, il nuovo album dei Marlene Kuntz www.marlenekuntz.com, debutta al primo posto della classifica di iTunes. La band da tempo regala ai fan piccole chicche tramite i canali social, Facebook soprattutto (i Marlene si possono seguire anche su Twitter); proprio qui hanno scritto che tra anteprime e streaming ormai ci sono mille modi per capire se un disco piace, e se quindi interessa acquistarlo (che è poi il nocciolo di questa intervista). Un dialogo con i fan alimentato da tante iniziative, che pare diverta i Marlene Kuntz.

Data Manager: Sembra che con questo nuovo lavoro siate tornati al sound delle vostre origini, forse perché il cd è autoprodotto?

Marlene Kuntz: Probabilmente dipende dal fatto che lo abbiamo prodotto noi, ma questo ritorno non lo abbiamo cercato. Se qualcuno trova che sia così va bene, e va altrettanto bene se qualcuno non sente questi echi. E’ anche un disco molto più spirituale del precedente, in cui la realtà ha stimolato la fantasia a creare molte situazioni e personaggi. Come Adele, un nome fittizio per descrivere la vittima di uno stalker.

Cosa rappresenta questo disco per te, Cristiano (Godano, nda), che hai scritto i testi?

E’ una sorta ripartenza legata a un’energia rinnovata molto forte. Nel disco precedente, “Ricoveri virtuali e sexy solitudini”, ero al mio picco di disillusione nei riguardi del mondo della musica. Internet ha fatto male alle tasche di cantanti e musicisti, il pensiero corrente è ‘tanto si scarica’. Questo è un danno e non ho paura di dirlo.

A un giorno dall’uscita, il disco è primo su iTunes. A proposito di download…

Sì, ma comunque il download illegale c’è. Va bene, fate quello che volete ma rendetevi conto che così ci create un problema. Il punto è che questo sistema è morto: c’è una marea di musica, la mediocrità invade tutto perché c’è troppa offerta. C’è un impoverimento della professionalità: tolti i grandi nomi che resistono, ci sono i cantanti che arrivano dai talent – e quindi scelgono un’altra strada per emergere, oppure c’è un mare di hobbisti che poi magari dopo un po’ devono mollare e fare altro. E’ dura oggi pensare di scommettere una vita sulla propria musica.

 

Prospettive?

L’ubriacatura iniziale di internet, con cui si credeva che tutti potessero costruire una carriera mettendo online le proprie canzoni, è finita: siamo in una situazione di transizione, ma non sappiamo dove si andrà a parare.

Eppure voi su internet siete attivi, e sembra che vi divertiate molto a interagire con i fan.

Cristiano Godano: E’ così. Con “Ricoveri virtuali” si è chiusa una fase ostile, è stato un album catartico. Non ho mai sopportato l’ipocrisia e il politically correct per cui si dice che la colpa della crisi di questo mondo sia della discografia e non della musica, perché qualcuno bravo ci sarà sempre. Certo che ci sarà sempre, ma noi ci siamo appassionati alla musica perché la discografia ha acceso le nostre fascinazioni. Adesso molti colleghi si arrabbiano, noi siamo oltre questa fase. Visto che dobbiamo reinventarci (come molti, dato che la tecnologia ha cambiato la vita di tanti di noi), facciamolo divertendoci. Non si dice ‘una risata vi seppellirà’? Ridiamoci su, e chi ride è con noi.

In streaming su Deezer avete messo il commento track by track del nuovo album: come mai questa idea?

Cristiano Godano: Era nata come una serie di note che mi hanno chiesto di fare per Virgin Radio, e che io pensavo servissero ai dj radiofonici. Invece poi le ho viste sul loro sito. I commenti su Deezer sono gli stessi, letti da me. Ma in ogni caso quello che non voglio dire delle mie canzoni non lo dico nemmeno ai dj!

Siamo arrivati alla morte del concetto di album?

Non sappiamo se l’album morirà; sappiamo però che noi siamo nati in un periodo in cui un album era un mondo sonoro con un inizio e una fine, e per noi una nuova opera significa ancora questo. Eppure nella musica si è passati dai 45 giri ai 33, ai cd e così via: anche la fruizione attuale potrebbe essere una parentesi che si chiude. Se ci fosse un’alternativa al disco si farebbe, ma al momento non c’è.

Photo Credits: Simone Cargnoni

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