Intervista a Giuliano Palma: sbarca a Sanremo, e su Twitter?

Giuliano Palma musica e twiter

Giuliano Palma parteciperà al Festival di Sanremo con i brani “Così lontano” e “Un bacio crudele”. Sarà un momento di grande visibilità e promozione, come per ogni cantante: ed è in questa occasione che Giuliano Palma riflette sulla sua assenza da Twitter. Magari il Festival è il momento giusto per essere presente anche lì

«Incaricare altri di scrivere per me su Twitter lo trovo triste»

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“Old boy” è il nuovo album di Giuliano Palma, in uscita il 20 febbraio come la maggior parte dei dischi dei cantanti in gara la Festival di Sanremo. Palma ci arriva con i brani “Così lontano” e “Un bacio crudele”, per quella che lui definisce ‘una congiunzione astrale’.

Data Manager: Da quanto tempo stai lavorando su questo disco?

Giuliano Palma: Da due anni, non continuativamente ma fra un concerto e l’altro: io sono sempre in giro a suonare! Diciamo che ci ho lavorato su in maniera rilassata, quando ho capito che cominciava a diventare tedioso fare cover e proporre ska.

Hai accantonato l’esperienza con i Bluebeaters. Come mai questa voglia di cambiare?

Per anni lavori con colleghi e amici, e quando tu esprimi una tua esigenza di cambiamento capita che ti chiedano ‘perché, non ti piace più?’. No, non è quello, è che mi seccava essere identificato solo come quello che fa le cover. Anche gli inediti passavano per essere cover! Ho vissuto un ribaltone dopo i Casino Royale (gruppo che Giuliano ha lasciato nel 1999 per lavorare con i Bluebeaters, nda) e oggi è di nuovo così. Non mi sono mai sentito parte di una band piuttosto uno che collabora con tante persone, come Club Dogo, Melanie Fiona, Nina Zilli. Ho sempre navigato in altre acque solitarie, per questo non mi sono annoiato.

“Old boy”, titolo che si ispira alla trilogia di film di Park Chan-wook…

E la domanda è: chi è, gioca nel Manchester United? (risata, nda). Sono un appassionato di cinema, specie di quello orientale. Vi consiglio di vedere “Ferro 3” di Kim Ki-Duk. Per tornare a Park Chan-wook, lui racconta di questa persona imprigionata per 20 anni senza saperne il motivo. Quando viene liberata non solo vuole capire, ma anche vendicarsi. Per me la vendetta c’entra ben poco, piuttosto mi piaceva riprenderne la voglia di cambiare. E poi, io mi sento un old boy. Sono grandicello, ho compiuto 48 anni a dicembre ma mantengo un approccio alla vita abbastanza da scavezzacollo. Con tutto questo, per una congiunzione astrale, uno approda anche a Sanremo.

 

Per una congiunzione astrale?

Sì, voglia di cambiamento e catarsi… arrivo al Festival sereno e contento. Avevo già provato ad andarci, con “Se ne dicon di parole”: è andata bene in radio, ma a Sanremo non era stata considerata. Sono contento di cantare con l’orchestra, vado a sfogarmi, a cantare e ballare. Porto due canzoni che hanno ritmo; “Così lontano”, scritta da Nina Zilli, è più struggente e forse più adatta alla situazione, l’altra è in stile motown.

Spirito con cui affronti il Festival?

Podio… mah, terzo o quarto è uguale. Certo se vinco sono contento. Però mi interessa di più parlare di questo disco, composto tutto di inediti a parte la cover di “Always something there to remind me”, tributo a Burt Bacharach.

Sei presente su Facebook ma non su Twitter: come mai?

Sanremo potrebbe essere un buon motivo per arrivare anche lì. Sono conscio che la comunicazione oggi passa anche dai social network, che sono un veicolo pazzesco… ma io sono pigro e non ho quel tipo di trasporto. Facebook, per esempio, non lo guardo spesso. Il pubblico lo ringrazio finito il concerto, devo farlo anche dai social? Mi rendo conto, sono naif, ma al tempo stesso anche fanatico della tecnologia.

In che senso?

Ho tre Playstation una accanto all’altra, mi piace giocare online. Non sono retrogrado, internet è importante. Cerchi un testo giamaicano del ’65 e con un click lo trovi, cerchi musica e la trovi subito. Però i social sono diversi, devi esserci con uno scopo. Twitter è un lavoro. Incaricare altri di scrivere per me lo trovo triste. E poi, devo esserci per sparare qualunque cosa? No, allora meglio lasciar perdere. Qualcuno però mi ha detto di aprire un blog di cinema.

Perché non lo fai?

Perché sono un appassionato, non un esperto.

 

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