Microsoft “scroogled” tocca a Google Play

Puntuale come un pendolino svizzero, ecco la terza parte delle accuse di Redmond a Mountain View mentre si attende il giudizio dell’Unione Europea sulle politiche di privacy del gigante del web

Microsoft ha aumentato le sue accuse contro le pratiche di privacy di Google all’interno della campagna chiamata “scroogled”. Questa volta le lamentele riguarderebbero il modo in cui Big G gestisce i dati degli utenti quando acquistano un’applicazione su Google Play. Le precedenti campagne della serie “scroogled” hanno preso di mira Gmail, Wallet e la ricerca web, entrambi mezzo per arrivare a destinare specifici annunci pubblicitari agli utenti. Microsoft ha realizzato nuovi video nei quali spiega cosa potrebbe accadere se i dati personali di chi utilizza Android finissero nelle mani sbagliate. Si tratta di un’eccessiva presa di posizione che non si fonda su nulla, ma pur sempre un motivo di riflessione nel contesto mobile.

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Occhio alla privacy

Microsoft nei video spiega come, quando si acquista un’app dal Google Play Store, si consegni all’azienda di Mountain View un biglietto da visita personale che comprende i propri dati sensibili con l’indicazione del luogo in cui ci si trova. Secondo Microsoft, questi dati vengono inviati da Google a terze aziende partner che possono utilizzarli come meglio credono. Google, concentrando le informazioni personali raccolte dalle sue varie piattaforme in un solo pentolone, potrebbe permettere a chiunque di scoprire sulle persone più di quanto loro hanno condiviso, o credevano di non aver condiviso, almeno secondo Microsoft.

 

Microsoft vs Google

La questione è certamente più annosa di quanto si vede nei video promossi da Microsoft. Ovviamente si tratta di una precisa azione di marketing volta a pubblicizzare i servizi di Redmond, non per altro alla fine di ogni video viene promosso Bing, oppure Windows Phone o il Marketplace. Il fatto che i legislatori europei stiano indagando da mesi sulle pratiche messe in campo da Google per gestire la privacy dei propri utenti è un bene e chissà quando il Garante per la privacy concluderà la sua analisi cosa dovrà inventarsi Microsoft per portare avanti la campagna “scroogled”.

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