Email per errore

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Errare è umano. Perseverare nell’invio di email a destinatari sbagliati è una colpa di cui tutti i manager si sono macchiati, almeno una volta, nel corso della carriera. Velocità e competizione crescente sono tra le cause principali alla base del fenomeno. Su e giù da un taxi, correndo da un meeting all’aeroporto, con l’inseparabile device di ultima generazione nella borsa per essere always on, può capitare di “inciampare” nel tasto sbagliato. Imparare dai propri errori può essere un ottimo metodo di apprendimento, ma la lezione può avere un costo altissimo. La figuraccia è solo una parte delle conseguenze di un invio sbagliato. Ho visto con i miei occhi dirigenti dell’area marketing e pubblicità farsi prendere da crisi isteriche post-invio. In alcuni casi, si tratta di errori ridicoli che svelano tutta l’umanità anche di manager “tutti d’un pezzo”, in altri casi si tratta di errori che possono compromettere la carriera o dare una direzione inaspettata all’esistenza. C’è chi, per errore, ha girato a tutta la società i dettagli dello stipendio di un collega e chi ha inviato alla segretaria, appena assunta, un memo sulle “regole” da tenere con il capo per avere una promozione, mettendo – però – in copia il capo stesso. La fortuna premia gli audaci e qualche volta li punisce. Meglio non vantarsi delle conquiste al ritorno delle vacanze: tra le foto fatte circolare sulla intranet aziendale potrebbe nascondersi anche quella della moglie del collega d’ufficio. Al mio caro e vecchio amico che lavora a New York nel quantitative strategy per i mercati emergenti di Barclays Capital, invece è andata meglio: dopo aver inviato al proprio capo il curriculum vitae destinato a un’altra compagnia, invece di una ramanzina si è visto raddoppiare lo stipendio.

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