Metooo: la startup che vuole conquistare l’Europa

Metooo è il servizio digitale per lo storytelling degli eventi. Qualsiasi evento, personale o business, può essere gestito, venduto e promosso attraverso Metooo

E’ possibile creare una pagina web per la comunicazione dell’evento, invitare la propria lista di contatti, integrarsi con i social, registrare i partecipanti e vendere i ticket di ingresso. Si possono esprimere valutazioni sull’evento, ricevere promozioni geolocalizzate e interagire – conoscendosi – con i partecipanti all’evento.

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Dopo il primo aumento di capitale di 60mila euro, concluso lo scorso novembre, dedicato alla fase Seed del servizio, che oggi conta 5000 utenti attivi e centinaia di eventi realizzati in tutti Italia, con migliaia di ticket venduti ed un bilancio 2013 chiuso con ricavi, in data odierna è stato sottoscritto il secondo aumento di capitale, per un importo di 450mila euro. Ciò permetterà di proseguire nello sviluppo del servizio digitale, il cui completamento è previsto per la primavera del 2015, data che segnerà l’inizio dell’internazionalizzazione spinta, dopo un primo periodo di accelerazione che inizierà il prossimo settembre, con l’apertura della sede londinese di Metooo quale trampolino per i mercati UK e USA/CANADA.

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Ne abbiamo parlato con Ferdinando Caruso, CEO di Metoo.

Quando e come è nata l’idea di Metooo?

L’idea di Metooo è nata come riflessione su diversi fattori.

Io vengo dal mondo degli eventi (privati e pubblici), e mi sono trovato sempre con l’esigenza di velocizzare, rendere efficace e poco dispendiosa l’attività di promozione, di un piccolo party così come di uno dei Grandi Eventi della Regione Campania.

L’esperienza fatta nell’agenzia digitale Konomedia, di cui sono stato il founder, mi ha spinto ad intercettare un bisogno risolvibile con un servizio digitale. Prima il test con le gallerie d’arte italiane e londinesi, poi con una grande struttura che organizza congressi medici ed incentive in tutta Italia. Infine il tour promozionale di una delle più importanti discoteche delle Baleari. Tutto convergeva verso la ricerca di pochi strumenti per la creazione, promozione e gestione dell’evento, oltre Facebook, che intanto diventava, suo malgrado, la nuova frontiera dello spam.

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In più, personalmente, già dal 2010 ritenevo che il futuro delle webagency e delle agenzie di promozione digitale sarebbe stato minato dalla nascita di strumenti dedicati, utilizzabili direttamente dai clienti finali.

Il passo verso la decisione di chiudere l’agenzia Konomedia, e investire tutto, tempo e soldi, nella ricerca e sviluppo, è stato breve.

Siamo a metà 2011 quando inizio a lavorare all’idea di quello che poi sarebbe diventato Metooo.

Chi sono i finanziatori?

In primis, io.  Ci ho investito tutti i capitali aziendali, e finiti quelli, tutti i personali.

Tutti, e se pur non erano tanti, è stato un sacrificio, considerando che non sono un ragazzino che vive con i suoi, ho 39 anni, sono sposato ed ho un bimbo di 3 anni. Decidere di rischiare i propri capitali senza risparmiarsi non è stata una scelta facile, lo ammetto.

Però ha funzionato: se dimostri di credere in quello che fai, mettendo in ballo tutto quello che hai, è più facile risultare credibile quando vai a chiedere altro supporto.

E così è stato.

Ho incontrato lo Studio Bambino & Partners a inizio 2012, ed è iniziato l’advisoring, prima finanziario, poi strategico, infine globale. Abbiamo incontrato diversi Angels Investor, fino a individuare quelli che, per knowhow, network e visione, sposavano il progetto perfettamente.

A novembre 2013 abbiamo chiuso il primo AuCap di SeedStage, 60k, con due Angels (uno italiano, l’altro londinese). Lo stesso Studio Bambino & Partners ha deciso di entrare nel capitale.

A maggio 2014, dopo aver presentato Metooo ufficialmente ad un panel di Angels Investor, durante un happening targato Metooo, sono iniziati i colloqui one-to-one, che ci hanno portate ad individuare i tre nuovi imprenditori che sono entrati nel capitale, oltre ad una riconferma degli investitori iniziali.

Imprenditori il cui apporto non si ferma solo ai capitali, ma all’esperienza nell’accelerazione ed internazionalizzazione di progetti complessi.

In questa fase sono tutti investitori non istituzionali, ma siamo già in dialogo avanzato con Fondi di Venture nazionale e londinesi, per il supporto alla terza fase, che inizierà con l’apertura della sede londinese di Metooo, a settembre.

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Quali sono i prossimi passi?

Non c’è soluzione di continuità in una startup, la metodologia è ininfluente dai fondi a disposizione, si basa sempre sul try-fix-learn-try. Quello che puoi fare, quando hai capitali che supportano la crescita, è scegliere se investirli nella produzione o nel marketing. Noi abbiamo scelto di investirli esclusivamente nella produzione. Ritengo che il marketing, per una startup, sia una droga pericolosa, ti porta ad entrare nel vortice delle vanity metrics senza preoccuparti della vera creazione di valore.

Questi capitali saranno impiegati per sviluppare il team di Metooo, sia quello nazionale che quello londinese, per le spese di funzionamento e per quelli di test. I nostri stipendi rimarranno quello soliti, bassi, perché ogni euro a disposizione deve creare valore prima per il progetto e poi per i founder.

Perchè il settore degli eventi può essere fonte di guadagno? Qual è il business model?

C’è una tendenzaa fortissima in atto, che è sicuramente nota agli addetti ai lavori, ma che non sfugge anche agli utilizzatori finali del prodotto “evento”. Si riduce sempre più il tempo a disposizione per l’organizzazione di un evento, il che rende difficile individuare una agenzia capace di supportarne la promozione. Contemporaneamente si riducono i budget a disposizione. Inoltre, si riduce il tempo medio di durata, che persino per i grandi eventi oggi è di 1,5 giorni in media. Infine, tutte le attività di promozione, gestione, vendita, dialogo, mobile marketing di un evento oggi richiedono l’utilizzo di 6-7 piattaforme diverse, con costi in termini di tempo, acquisto del servizio, gestione di tutto.

Metooo è un servizio digitale all-in-one per lo storytelling degli eventi.

Non ti serve nient’altro, le nostre API si integrano con qualsiasi servizio utilizzato dall’event planner, puoi gestire il live dell’evento, ed è gratis.

Si, gratis.

Se vuoi personalizzare fortemente il look&feel dell’evento, o sei un professionista a cui servono le letture delle metriche, o ti servono delle attività promozionali particolari, c’ una versione PRO.

Il nostro business model è quindi equiparabile a quello di Evernote.

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In più abbiamo altre linee di ricavo: il ticketing (con i costi più bassi e trasparenti del mercato), le whitelabel (già vendute ed altre in corso di sviluppo) e il mobile adv, che stiamo sviluppando sul modello pay-per-call.

Tutto ciò ci ha permesso di chiudere il primo bilancio con dei ricavi, sfatando il “mito” che una startup non si deve preoccupare di creare reddito.

Cosa vuol dire fare una startup a Napoli, che difficoltà o opportunità ci sono?

Le difficoltà che incontra uno startupper sono le stesse in ogni parte del mondo, perché sono dentro di lui. Essere startupper è un modo di vivere, e non puoi dare la colpa agli altri se non ce la fai.

Io sono alla mia quinta startup, e chissà…:-)

Detto ciò, Napoli è un mondo particolare.

Trovo che manchi un po’ di concretezza negli addetti ai lavori, e non parlo solo dei tanti pseudo-hub che nascono senza avere degli obiettivi ben definiti, ma soprattutto degli operatori, che a mio avviso cavalcano l’onda emotiva del fenomeno senza avere un progetto ben definito.

Sai che noi abbiamo enormi difficoltà a trovare persone da assumere?

E sai che la precedente versione di Metooo è stata usata in tutta Italia (oltre 5000 utenti attivi, con una media di 4 eventi per utente) e molto poco qua a Napoli?

Questa è la vera difficoltà: manca un ecosistema cooperativo basato sulle skills, e non solo sulle buone intenzioni. Fortunatamente però non mancano iniziative che fanno della concretezza e della qualità degli incontri il proprio perno.

Un’altra difficoltà è che le persone si incontrano troppo poco. Si, manca uno spazio, anzi più spazi, di coworking, che ad esempio a Londra sono il luogo in cui al 75% nascono le startup, e sono anche il luogo in cui è facile trovare un Angel Investor che ti avvicina e ti chiede a cosa stai lavorando!

L’opportunità riflette tutte queste difficoltà: c’è tanto da fare, e quindi c’è spazio per chi vuole farlo davvero, sa farlo, e sa condividere idee, capitali, risorse.