Una pirata tedesca sfida le leggi sul copyright

Una giovane parlamentare disegna un quadro dell’attuale situazione europea: nel mirino ci sono tutte le 28 normative sul copyright, alcune risalenti al 2001

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Julia Reda è una giovane politica tedesca, rappresentante all’UE del partito dei Piratenpartei tedesco. Siede da qualche mese al Parlamento Europeo ed è da li che vuole riformare le leggi sul copyright. Per una volta non si tratta dell’ennesimo guanto di sfida a chi scarica materiale illegale ma a tutte quelle norme che vengono oramai considerate obsolete a causa delle innovazioni tecnologiche. Un esempio? Esistono direttive, alcune risalenti al 2001, in cui si vieta di pubblicare sul web f3oto di edifici pubblici. Sarebbe quindi vietato postare su Facebook le foto scattate dal cellulare quando si  in vacanza e si catturano anche monumenti e statue, oppure se per casualità nel paesaggio rientra anche una struttura pubblica. Pretese che da qualche anno non possono certo essere soddisfatte. Per questo Reda ha consegnato al Parlamento Europeo la sua relazione sulla cosiddetta Infosoc Directive.

Cambio di marcia

Sono tante le norme in vigore nei paesi dell’UE che necessitano di una evoluzione, soprattutto dal punto di vista tecnico. Secondo Reda c’è fin troppa segmentazione all’interno dell’Unione Europea, si sente la mancanza di un filo comune che guidi sia la lotta alla diffusione illegale di materiale protetto sia la protezione dell’accesso libero alla rete, come fonte di educazione ed ispirazione. “Chiunque di noi abbia navigato in internet si è imbattuto nella scritta ‘questo contenuto non è disponibile nel tuo Paese‘, ecco una cosa simile, in un mercato comune come il nostro, non dovrebbe accadere”. Nonostante faccia parte del Partito Pirata tedesco, la parlamentare mostra un buon senso d’altri tempi, capace di mettere daccordo tutti ed è lei stessa a spiegarlo: “Molti sono convinti che i pirati vogliano abolire il copyright tout court. Si sbagliano: non è così – ha detto – nel mio rapporto non trovate idee radicali ma aggiornamenti di buon senso. Servono a garantire che il copyright incoraggi la creatività e che consenta un ampio accesso alla cultura e all’informazione nell’ecosistema digitale”.

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