Robot in corsia a Milano, quando il medico diventa un avatar

Robot in corsia a Milano, quando il medico diventa un avatar

Ha debuttato ieri al Policlinico San Donato l’alter ego robotico del medico, chiamato Rp-Vita

Arrivato per la prima volta in Italia da Santa Barbara, in California, il medico virtuale (Rp-Vita sta per “Remote Presence Virtual”), fa il suo ingresso in corsia di un istituto di ricovero e cura a carattere scientifico alle porte di Milano specializzato in malattie cardiovascolari. Quella del medico avatar è una soluzione dal sapore fantascientifico, che però negli Stati Uniti è già da tempo divenuta realtà, tanto che i robot medici al lavoro sono già 1200.

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Come una visita normale

Le indicazioni su cosa fare e dove andare arrivano al medico tramite la tastiera dell’iPad e una volta raggiunta la stanza giusta dove è ricoverato il paziente, l’interazione si svolge come se fosse una visita normale, con le consuete domande di rito sulla salute e la prescrizione di eventuali esami , che saranno tutti eseguiti con l’aiuto del robot.
Se c’è necessità di controllare la dilatazione delle pupille, che è un parametro importante nei postumi di ictus, il robot attiva la telecamera dotata di zoom ottico che permette un’analisi anche a chilometri di distanza.
L’elettrocardiogramma viene inquadrato e ingrandito per essere commentato in diretta. Naturalmente non può mancare l’uscita video di un ecografo e di una sonda per l’endoscopia, esami teleguidati dal medico. Rp-Vita è anche dotato di uno stetoscopio, come una sorta di braccio, che consente di auscultare il cuore e i polmoni. In Italia un precedente è BrainHuRo, un avatar robotico al servizio di pazienti tetraplegici, mentre a Londra sono stati sperimentati degli avatar sia per curare pazienti schizofrenici che per aiutare le persone depresse.

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Un’estensione delle capacità umane

Alto un metro e 70 e con un costo che oscilla tra i 100 e i 180 mila euro l’anno (a noleggio), l’avatar del medico è stato introdotto al Policlinico San Donato che ne ha voluti due. Il dottor Carlo Pappone, conosciuto anche come l’elettricista del cuore, ha presentato la novità in occasione dell’inaugurazione del suo nuovo reparto di Elettrofisiologia.

«Il robot non sostituisce il dottore, ma rappresenta un’estensione delle capacità umane che hanno un limite oggettivo: non si può essere in due posti diversi nello stesso momento — spiega Pappone, autore di una recentissima scoperta sulla cura per la sindrome di Brugada, causa di morte improvvisa anche tra i giovani, spesso sportivi —. Il mio avatar mi consente di mantenere i rapporti con i pazienti e collaboratori anche da lontano oppure mi permette di entrare nella stanza di un paziente di notte con il medico di guardia».

Gabriella Pravettoni, docente della Statale e promotrice del primo patto tra medico e paziente sull’umanizzazione delle cure allo Ieo, fa una riflessione proprio riguardo al rischio che la medicina perda di umanità con l’introduzione dei medici robot:

«Non bisogna pensare che l’innovazione tecnologica tolga sostanza al rapporto tra medico e paziente. La tecnologia dev’essere un aiuto per dare una risposta ancora più personalizzata ai bisogni di ciascuno».