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Un gruppo di ricercatori cinesi ha scoperto come inviare comandi agli smartphone senza parlare. Lo hanno definito “attacco silente”

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Solo a sentir parlare di cose del genere Elon Musk avrebbe i brividi. Sappiamo quanto il lungimirante imprenditore tema la supremazia delle macchine e in generale di sistemi in grado di agire in modalità autonoma. Qui non siamo in una situazione così estrema ma sapere che gli assistenti vocali sul cellulare possono fare qualcosa anche senza un nostro comando non è comunque gradevole.

La scoperta si deve ai ricercatori cinesi della Zhejiang University, che hanno lavorato a un metodo per inviare messaggi ai vari Siri, Google Now, Bixby, S Voice, HiVoice, Cortana e Alexa, senza proferire alcun suono. Il punto di partenza è questo: possiamo sfruttare frequenze non udibili dall’uomo per comunicare con tali software? La base è il linguaggio dei delfini, che lavora su canali difficilmente comprensibili all’orecchio umano ma reali e concreti, tali da consentire ai mammiferi marini di parlare senza che nessuno se ne accorga, se non con strumenti ad-hoc.

Come funziona

Per i ricercatori non è stato difficile creare riproduzioni di comandi diffuse a frequenze inferiori ai 20.000Hz, appunto non riscontrabili dall’uomo. Gli assistenti vocali però sono in grado di catturare ciò che passa a tale livello, ascoltando e agendo di conseguenza. Per convertire il parlato in frequenze ultrasuono, i cinesi hanno costruito un dispositivo rudimentale composto da uno smartphone, un amplificatore, un trasduttore e una batteria.

In questo modo qualunque cosa si dica alle famose AI viene compreso e messo in pratica, per scopi non così catastrofici ma comunque intrusivi. Un esempio? Si potrebbe dire a Bixby di postare un’immagine su Facebook oppure di leggere ad alta voce i messaggi di testo appena arrivati e non solo: con la sola voce è plausibile anche avviare uno scambio di file via Bluetooth, connettersi a una rete wireless e cambiare destinazione sul navigatore. Povero Musk.

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