Al paradiso (web) delle signore, l’e-commerce strategico per il fashion

Le idee di una giovane imprenditrice della moda, formatasi con i corsi di economia aziendale della Bocconi, incontrano la volontà di trasformazione digitale del brand Miroglio. Nasce così Tailoritaly, una sartoria virtuale che sforna abiti personalizzabili. Nell’alveo della tradizione

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Sovente, l’effetto trasformatore del digitale non nasce dall’uso di tecnologie avanzatissime o, come si dice, “cutting edge”. L’innovazione vera è anzi quella che alimenta il cambiamento all’interno di realtà consolidate, addirittura tradizionaliste. E il paradosso è che proprio dal connubio tra innovazione tecnologica e tradizione, quest’ultima ne esce ancor più valorizzata. È il caso dell’effetto che il team di innovatori guidato da Monica Calicchio ha avuto sul Gruppo tessile Miroglio, un’azienda che certo non ha mai smesso di coniugare eccellenza e innovazione – dopotutto è uno dei leader dell’abbigliamento made in Italy – ma che era finora rimasta fedele a modelli commerciali più sperimentati, costruendo un network che oggi vanta oltre 1.200 negozi di proprietà (suo per esempio il brand Elena Mirò). È qui che i destini del gruppo si intrecciano con quelli di Monica Calicchio, founder e CEO di ‎Tailoritaly. La giovane imprenditrice ha iniziato a fare business a meno di trent’anni, spesso trovandosi ad affrontare lo scetticismo di una classe imprenditoriale poco incline a dare il giusto credito alle business women. Grazie soprattutto a una notevole esperienza internazionale, maturata su mercati per niente banali come l’Australia e la Germania (dove si è fatta le ossa con la dura scuola rappresentata da Rocket Internet, la dotcom creata dai mitici fratelli Samwer, Marc, Oliver e Alexander), al suo ritorno in Italia, Monica Calicchio è riuscita a lanciare la startup che oggi si chiama Tailoritaly. Il cammino, iniziato nell’incubatore di TIM Telecom Italia, ha visto la formazione di una squadra di lavoro insieme a Giuseppe Giammetta, Francesco Leone e Marco Minutoli. In seguito, l’arrivo dei primi business angels; la selezione – nel 2015, insieme ad altre startup di tutto il mondo – nel contest internazionale “The Fashion Pitch” promosso da Decoded Fashion; e infine la decisione di Miroglio di investire in maniera importante in una piattaforma Web che consente alle acquirenti dei capi di personalizzare il proprio look, intervenendo su stoffe, colori, decorazioni, i bottoni, l’accessoristica, in qualche caso, il taglio del loro abito “autofirmato”.

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L’IDEA DI TAILORITALY

Fedele alla classicità che distingue il brand Miroglio, la galleria di Tailoritaly è quanto mai sobria dal punto di vista della grafica Web. Il motore di personalizzazione è fluido e intuitivo, progettato per venire incontro ad acquirenti che non devono per forza avere familiarità con le interfacce ricche di effetti speciali. Vengono privilegiate invece la semplicità e la velocità dell’esperienza visiva dell’utente, in cui si traduce la scelta delle varie opzioni: taglia, colore, maniche, lunghezza, collo, bottoni, ricami. A dimostrazione di un ruolo quasi secondario, o almeno “accessorio” della tecnologia, c’è il curriculum di studi dell’ideatrice di Tailoritaly. «La mia è una classica formazione business. Da Matera, mi sono trasferita a Milano per frequentare la Bocconi. Ho studiato un anno in America, perché volevo un bagaglio di competenze ed esperienze realmente globale». Dopo la laurea, Monica Calicchio parte per Sydney, ma torna in Europa per lavorare in Rocket Internet. «Sono rientrata in Italia perché nessun altro luogo può superare Milano nel valorizzare la manualità del saper fare italiano. E perché questa città può davvero diventare la capitale mondiale della moda e dell’innovazione». L’idea di Tailoritaly nasce proprio da questa convinzione. E così, Monica Calicchio intuisce presto che nel mondo del fashion il suo modello di personalizzazione via Web dell’abbigliamento femminile ancora non esisteva. Da questa constatazione deriverà – alma mater Bocconi docet – un’accurata analisi. «Da un lato le mie ricerche mi avevano portato ad anticipare il trend della personalizzazione, dall’altro era evidente che la supply chain in Italia ha tanta store capacity». Unendo le ultime tendenze tecnologiche e digitali alla capacità manifatturiera dell’industria italiana, la formula di Tailoritaly era quasi pronta. Uno dei fattori premianti risiede – infatti – nell’esplicito riferimento al Made in Italy. «La sartoria vera e propria – racconta Monica Calicchio – si trova in Lazio. La maggior parte dei tessuti sono italiani. Ci sono eccezioni come il denim, importato dal Portogallo perché la qualità è superiore». Ma a fare la differenza è soprattutto l’innesto di modalità di e-commerce in un contesto manifatturiero. Pensiamo solo all’impatto sui costi e le marginalità. «I prezzi finali – osserva Monica Calicchio – sono abbastanza accessibili. Un cappotto per esempio costa circa 150 euro e considerando che il cliente ha la possibilità di personalizzarlo come desidera, è davvero una cifra ragionevole. Tutto questo è possibile perché oltre alla stoffa tagliamo la catena del valore, passando dal produttore al cliente finale».

UN MARCHIO SEMPRE PIÙ INTERNAZIONALE

Ovviamente, non è tutto rosa, fiori e falpalà. Tra i tanti vantaggi dovuti alla creatività, il mercato italiano deve scontare un modo di fare business e una struttura demografica tutti suoi. «All’estero, due terzi del patrimonio mondiale è detenuto dai Millennials. In Italia questo rapporto è impensabile ed è questo l’aspetto difficile da sopportare» – avverte Monica Calicchio – riconoscendo di aver avuto fortuna nel trovare finanziatori culturalmente molto aperti. Il successo di Tailoritaly, il cui debutto ufficiale risale al 2016, nel negozio Miroglio adiacente a Piazza della Scala, è però intimamente legato a un motore informatico di tutto rispetto. «Nel progetto del nostro portale, l’IT rappresenta un elemento “core”, fondamentale per il buon funzionamento del configuratore con i suoi menu di personalizzazione e anche per l’importanza della rete, dell’online come canale di vendita nativo». Alla fine, il merito principale degli inventori di Tailoritaly sta tutto nella capacità di dosare l’ingrediente informatico di una tecnologia altamente performante, che aiuta a posizionare il cliente al centro del processo di acquisto, senza prevaricare l’elemento analogico dello stile, della qualità dei tessuti e della confezione dei capi. E adesso? Tailoritaly vuole continuare a crescere sia sul piano delle caratteristiche prettamente tecniche, adottando – per esempio – un motore di configurazione potenziato con nuove possibilità di virtualizzazione tridimensionale, sia su quello dello sviluppo internazionale. «Attualmente – conclude Monica Calicchio – la clientela del sito si trova in Italia, Francia e Germania. L’obiettivo è rendere Tailoritaly un marchio sempre più internazionale». Lo stesso traguardo di quella ragazza partita qualche anno prima da Matera e che voleva conquistare il mondo.

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