Il farmaco al posto giusto. Nabba, la nanocapsula intelligente

Fra i trecento progetti promossi sul canale YouTube dedicato alla scienza supportata dall’UE c’è Nabba, l’idea di una “nanocapsula” capace di somministrare una medicina solo là dove serve. Università Bicocca ha coordinato gli sforzi di tredici neo-dottori di ricerca di sei diversi atenei

Una bella storia di ricerca fondamentale e di racconto dell’importanza della ricerca scaturisce da un progetto quadriennale europeo di cui l’Università Bicocca di Milano è stata capofila. Avviato nel 2015 e finanziato con tre milioni di euro dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Marie Sklodowska-Curie, spiega il coordinatore Francesco Nicotra, ordinario di Chimica Organica nel dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze dell’ateneo milanese, il progetto Nabba (Design and development of advanced NAnomedicines to overcome Biological BArriers and to treat severe diseases) ha come obiettivo lo sviluppo di nanoparticelle che, opportunamente ingegnerizzate, «siano in grado di veicolare selettivamente i farmaci verso gli organi, i tessuti o le cellule malate, superando gli ostacoli posti dall’organismo».

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

COME UNA NAVICELLA DI TRASPORTO

Le nanoparticelle, spiega Nicotra, «devono quindi agire come una navicella di trasporto, che conduce il farmaco e lo rilascia selettivamente dove occorre». In particolare, i nanoshuttle di Nabba potranno essere impiegati nel contrasto di malattie per le quali le terapie tradizionali sono poco efficaci, come i tumori, la malattia di Alzheimer, la fibrosi cistica, le infezioni polmonari, la malattia di Parkinson. La microscopica navicella di trasporto dovrà quindi proteggere il farmaco nel suo “viaggio” nel sistema linfatico, “extravasando” (cioè diffondendosi dai capillari verso il tessuto circostante) selettivamente, solo dove c’è la patologia, e quindi rilasciare la sostanza. «Per farlo – spiega Nicotra, il nanoshuttle dovrà superare la barriera costituita dalle cellule che compongono i capillari e sarà importante che ciò avvenga solo dove c’è la patologia. Ci sono per esempio dei sistemi di trasporto dei nutrienti: questi si agganciano a un recettore che “apre la porta” per farli passare. Immaginate che lo shuttle sfrutti questo meccanismo, una strategia che viene definita targeting». In questo modo la nanoparticella si diffonderà nel tessuto circostante e lì dovrà disgregarsi per rilasciare il farmaco. L’importante è che questo avvenga solo dove occorre, quindi si studiano recettori presenti in maggiore quantità lì dove ci sono tumori o infiammazioni, o in specifici organi. Si stanno studiando anche strategie che indirizzino in uno specifico punto dell’organismo dei segnali, per esempio degli ultrasuoni, che provocano il collasso delle nanoparticelle e quindi il rilascio del farmaco.

Leggi anche:  Sostenibilità: Indra ottiene il miglior punteggio del settore tecnologico nello S&P Yearbook

UN PROGETTO INTERNAZIONALE

Uno degli aspetti più interessanti di progetti come questo, è il carattere multiculturale delle squadre responsabili delle ricerche. Nel caso di Nabba, a cui ha collaborato anche Massimo Masserini, ordinario di Biochimica nel dipartimento di Scienze della Salute della stessa Bicocca, le ricerche sono state condotte anche nei campus di cinque partner istituzionali: Universitè Paris Sud, Utrecht University, Universidade de Santiago de Compostela, Politecnico ETH di Zurigo e Helmholtz Centre for Infection Research di Saarland. Per ciascun componente del team erano previsti dei periodi da trascorrere lavorando in sedi e nazioni diverse dalle proprie. Pur non trattandosi di una attività direttamente finalizzata alla commercializzazione di specifici prodotti, al progetto hanno inoltre contribuito diversi partner industriali. In questo caso la farmaceutica Novartis; Nerviano Medical Sciences, società di NMS Group impegnata nella ricerca e sviluppo di nuovi farmaci oncologici; Enviroinvest, un gruppo ungherese di consulenze e ricerche in ambito biotecnologico e ambientale; la spagnola Sylentis, anch’essa specializzata in biotecnologie farmaceutiche; e Biotalentum, altra società ungherese attiva nella ricerca in biotecnologie e cellule staminali. Mediante bandi internazionali sono stati reclutati tredici giovani ricercatori, di nazionalità diverse da quella della istituzione che li ha ingaggiati, per svolgere tre anni di dottorato di ricerca (PhD). Ciascun dottorando ha dovuto effettuare una parte considerevole delle proprie ricerche (fino a dieci mesi), presso altri partner del progetto, e comunque presso i partner industriali, seguendo un percorso formativo il più possibile interdisciplinare.

«L’obiettivo dei progetti Marie Sklodowska-Curie – osserva Francesco Nicotra – consiste proprio nel formare giovani ricercatori con competenze in settori strategici per lo sviluppo socioeconomico in Europa. Nabba raccoglie le migliori competenze europee nella ricerca di nanomedicina. Ci sono forti aspettative che queste ricerche possano finalmente generare terapie più efficaci per patologie, come i tumori e le malattie neurodegenerative, per le quali le cure tradizionali sono poco efficaci». La ricerca richiede tempi lunghi prima di trasformarsi in prodotto commerciale, specifica Nicotra, ma mattone dopo mattone bisogna procedere nella costruzione del sapere, che poi maturerà generando una innovazione che si trasformerà in prodotto. Ed è importante che il cittadino comprenda quanto sia importante questo sforzo.

Leggi anche:  La guida definitiva per liberare spazio su iPhone

SHOWCASE YOUR PROJECT

Da qui, la Commissione Europea nell’ottobre scorso ha fatto partire “Showcase your project”, una iniziativa di comunicazione rivolta a tutti i team di ricerca finanziata con i fondi europei. Facendo leva sui canali social e le community aggregate intorno ai loro influencer, l’iniziativa ha coinvolto quasi trecento progetti. Tutti sono stati invitati a produrre un video o una animazione di tre minuti che spiegasse in modo rigoroso ma accessibile le ricadute pratiche e l’impatto sociale che la ricerca potrà avere o ha già avuto sulla vita dei cittadini europei. L’obbiettivo è quello di attrarre l’interesse generale nei confronti della ricerca scientifica, rendendola più comprensibile e vicina alla nostra quotidianità. Il cittadino potrà così comprendere meglio che le risorse per la ricerca avranno una ricaduta nel benessere sociale ed economico. Un canale Twitter, una pagina Facebook e soprattutto la playlist su YouTube, “EU-funded R&I projects”, sono serviti da contenitore per le diverse comunicazioni. Su YouTube in particolare, sono state pubblicate fino ad aprile, data del termine dell’iniziativa, le storie di 291 progetti che insieme hanno superato la soglia delle 50mila visualizzazioni. L’animazione realizzata per Nabba si è classificata nella Top five per visualizzazioni e al secondo posto per numero di like. Cifre ancora lontane dalle soglie stellari raggiunte dai divi della musica e dello sport, ma più che confortanti per una scienza di frontiera che un giorno potrebbe fare la differenza, questo sì, nella vita di milioni di persone.